Troppo spesso si legge di violenze contro la parte più bella e preziosa del nostro mondo: la Donna. Una storia secolare di ignoranza maschile, che deve finire perché non è civile, giusta e umana.
Il 25 novembre è assurto a data per ricordare questa piaga che affligge, da sempre, l’Umanità.
Fu l’assemblea dell’Onu, nel 1999 a scegliela in ricordo del sacrificio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo in Repubblica Dominicana.
Il 25 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, una ricorrenza che dal 1999 ci ricorda che i generi sono uguali. Fu l’assemblea delle Nazioni Unite a volerla rendere un monito annuale. Il fatto cui ci si riferisce accadde nel 1960, il 25 novembre, nella repubblica dominicana del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, la cui polizia uccise le tre sorelle Mirabal, Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa, tre oppositrici del regime che durò 30 anni, mentre si recavano a far visita ai mariti in carcere.
Dopo essere state fermate per strada, furono pestate e gettate in un burrone dai loro carnefici i quali asserirono si fosse trattato di un incidente. Le coraggiose sorelle erano attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, strenuo oppositore del governo e passarono anche tempo in carcere prima dell’orribile fine. Ma fu uno degli ultimi atti infami del regime dittatoriale che si concluse con l’assassinio di Trujillo. Le tre sorelle sono ricordate con l’appellativo di Las Mariposas (le farfalle), per il loro coraggio.
Così, a memoria di quel fatto inqualificabile l’assemblea delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata in loro memoria: il 25 novembre del 1981, infatti, si tenne il primo «Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche» e da quel giorno, il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolica, poi istituzionalizzata con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre.
Le scarpe rosse sono il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne e, soprattutto in Italia,proprio le scarpe rosse, vengono “abbandonate” per sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato, attuale e doloroso tema.
Il simbolo fu ideato nel 2012 dall’artista messicana Elina Chauvet, autrice dell’opera Zapatos Rojas, divenendo un metodo popolare per denunciare il fenomeno del femminicidio.
L’installazione apparse per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne uccise a Ciudad Juarez in Messico.
L’eliminazione della violenza contro le donne, una violazione dei diritti umani, conseguenza della discriminazione di genere, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna, è una realtà che influisce negativamente e rappresenta un grave ostacolo nell’ottenimento di obiettivi cruciali quali l’eliminazione della povertà, la lotta all’HIV/AIDS e il rafforzamento della pace e della sicurezza.
L’ostacolo maggiore è la sostanziale carenza di risorse da destinarsi ad iniziative dedicate in tutto il mondo e contribuisce a far sì che questo fenomeno persista, anche nel nostro paese, acuito, negli ultimi tempi, dalla situazione pandemica e di lockdown.
Solo due cose ci possono salvare da questa piaga: la cultura e l’educazione, sia civica che scolare…