Alaska

Alaska, ultima frontiera: viaggio ai confini del mondo

L’Alaska è, indiscutibilmente, un luogo “epico” che evoca scenari legati alla corsa all’oro, alle distese innevate percorse da slitte trainate da cani ululanti e alle avventure del grande nord.
Complessivamente il territorio che passò agli Stati Uniti nel 1867, grazie all’illuminata idea di William Sward, segretario di Stato del Presidente Andrew Johnson, acquistato per un cent all’acro, un totale di oltre sette milioni di dollari, dalla Russia, aveva un’estensione di circa 1.600.000km², un quinto circa degli Stati Uniti continentali.

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È lo stato più ampio (il Texas, secondo, è grande la metà dell’Alaska) annesso all’Unione il 3 gennaio 1959, quale 49° stato, dopo essere stato per quasi un secolo “Territorio” rappresenta non solo “terra sconfinata e ricchissima”, ma anche molto di più. 
È un luogo in cui dominano la natura, la vastità dei boschi e delle montagne, la neve perenne a fare da sfondo spalmata sulle montagne, sempre lontane, il mare freddo e i ghiacciai che vi si tuffano e si sfaldano con fragorosi schiocchi lasciando cadere scaglie di ghiaccio. 

Qui si vive come nelle città americane continentali, con le dovute proporzioni, ma anche come All’epoca della corsa all’oro, quel 1849 immortalato da Jack London nei suoi sempiterni romanzi. La fantasia si mescola alla realtà e un viaggio in Alaska non è solo nello spazio ma, concedetecelo, anche nel tempo.


Anchorage
La vivace e colorata Anchorage

Anchorage è, solitamente, il punto partenza di ogni viaggio; facile da raggiungere, con la rotta Polare (poco più di 10 ore da Francoforte, con la compagnia tedesca Condor).
È una delle due maggiori città dello stato; si trova nella parte meridionale circondata dal Cook Inlet, Turnagain Arm e Knik Arm e, ad est, dalle Chugach mountains.

Se la giornata è limpida, e questa condizione è frequente in Alaska, si può vedere l’ “ex McKinley”, perché dal 31 agosto 2015 è tornato al suo nome originale, Mount Denali, come lo hanno sempre chiamato i nativi, il cui nome significa “quello alto”, la  montagna più alta, e sempre innevata, di tutto il Continente Americano [20mila320 piedi pari a 6,684 metri] situato a circa 135 miglia dalla città, al centro del parco omonimo.

Circa la metà della popolazione dell’intero stato vive nell’area di Anchorage, città di contrasti dove si possono osservare, uno accanto all’altro, grattacieli di cristallo e costruzioni in legno, un’infinità di piccoli idrovolanti , parcheggiati nei piccoli laghi, gente abbigliata in stile ‘business’ e altra in pelliccia di “mukluks”.

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Socializzare nei brevi spazi estivi

A metà fra passato e modernità, circondata da una natura selvaggia, non difettano le attrazioni quali, “The Anchorage Museum of History and Art” che offre oltre a reperti che identificano le varie etnie autoctone, il planetario e tante opportunità di conoscere la storia del paese, o “The Alaska Center for the Performing Arts” ed altro ancora.
Come sempre, camminare nel reticolo di strade è la cosa migliore, incontrare le persone e fermarsi a guardare qualche interessante vetrina, tanto di certo non vi perderete, potrà darvi anche la dimensione umana di questo luogo dove, vista la corta estate la socializzazione è imperante.

Solo percorrendo la città in lungo e in largo si può respirare l’atmosfera un po’ particolare del luogo. La cucina è eccellete, curata, capace di soddisfare su vari livelli ogni palato e ci sono diversi ristoranti che vale la pena di visitare: uno dei più raccomandati ed affollati non solo da turisti, il che è un ottimo indice, è la Glacier Brewhouse, al 737 W della 5th Ave @ 110 si arriva e se non c’è coda ci si siede per una ricca cena: dall’hamburger al filetto, dal salmone fino ai king crabs.

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Flattop, l’interno dello sports bar

Per uno spuntino con pizza, assolutamente gradevole, o insalata, circondati da biliardi e da schermi tv con sport 24/24 il Flattop al 600 della 6th. Ave è la scelta ideale.
Se fosse pieno, di fianco a pochi passi, va bene anche l’ Humpy’s Alehouse si ritrovano i “locals” per una pinta delle mille birre in mescita.

Per gli amanti della pizza all’estero, un locale sempre pieno, ma dalla pizza superlativa: al 3300 della Seward Highway, il  Moose’s tooth, pizzeria molto frequentata, da moltissimi “personaggi” con le loro auto variopinte è un luogo dove solo fermarsi e osservare appaga e dà un perfetto spaccato della vita della città.
Per lo shopping un po’ inusuale, un giro che lascerà senza fiato, se siete patiti dell’outdoor è Bass pro shop, presente in tutta l’America, certo, ma qui davvero sterminato. Caccia, pesca, camping, archi, frecce, fionde, fucili, pistole, balestre, canne da pesca, esche mulinelli…c’è molto più che di tutto, al 3046 Mountain View Dr.

Anchorage è la base ideale per visitare alcuni interessanti luoghi che non distano molto dal centro città. Il traffico solitamente non è sostenuto, tranne in qualche strettoia causata dai lavori per rifare il manto stradale che si devono, giocoforza, concentrare nei mesi estivi.

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Si procede a sud e la prima meta è Portage, dove poco prima della piccola città si incontra il Portage Glacier. È interessante una visita del Begich Bogs Visitors Center, dove i naturalisti del Forest Service Center forniscono informazioni sulla vicina Chugach National Forest.
È possibileassistere a proiezioni d’interessanti immagini e del film Voices from the Ice (Voci dal ghiaccio) e, se si ha tempo a disposizione, aggregarsi a passeggiate guidate.

Un hotel di grande lignaggio, ai piedi del ghiacciaio, è l’Alyeska Sky Resort, a Girdwood, base per interessanti sciate sul ghiaccio. Da non perdere una cena al “Seven Glacier Restaurant”, panoramico, posto in cima al ghiacciaio, si raggiunge con una funivia che parte appena fuori dal mezzanino dell’hotel, o con due ore di camminata.
I suoi “plus” sono, oltre a una raffinata cucina,  la vista sul fiordo e una cantina fornitissima e spettacolare nel suo arredamento.

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Il porto di Sward

Un’altra meta interessante è Seward, cittadina dedicata all’esplorazione dei ghiacciai dal mare. Si percorre la Seward Highway, strada lunga solo 204 chilometri, una “dead end” che congiunge Anchorage con la città sulla costa orientale della penisola di Kenai, attraverso la Chugach State Forest, infilandosi poi nella penisola di Seward, dove termina la sua corsa.
E’ una strada molto panoramica tanto da essere designata come National Forest  Scenic Byway. Un hotel degno di essere “esplorato” nei suoi blocchi abitativi e nella reception in legno e caldamente ospitale è il Windsong Lodge la cui Resurrection roadhouse steak house serve bistecche di prima qualità, anche di bisonte.

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Il ghiacciaio Holgate

Proseguendo per circa 15 chilometri verso l’interno, si arriva all’Exit Glacier, una lingua di ghiaccio che dà una triste misura del surriscaldamento globale. Mentre ci si avvicina, su un percorso di una mezz’oretta, si vedono progressivamente i segnali di dove arrivava a partire da metà XIX secolo, fino alla situazione odierna: meno della metà di quello che fu.

Alla fine della main street di Seward, nel parco, campeggia il miglio “zero” della Iditarod Trail Blazer, che ricorda il centenario dello storico “sentiero” per slitte aperto nel 1908.

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Iditarod “mile 0” , la placca commemorativa e Balto

Più tardi, nel 1925 vi fu un episodio chiave: un’epidemia di difterite colpì la città di Nome e, viste le pessime condizioni meteorologiche, era impossibile far arrivare rapidamente l’antitossina tramite aereo o nave; così si risolse la cosa all’antica, con la tradizionale slitta.

Nel 1973, rifacendosi a questo evento, fu istituita la Itidarod, “la” corsa per slitte trainate da cani, su un percorso che unisce Anchorage  a Nome, per circa 1,868 km. L’episodio fu ispiratore del film d’animazione (1995) Balto: questo era infatti il nome del cane da slitta che guidava l’ultimo dei 20 team che raggiunse Nome a soli 5 giorni dalla partenza (127 ore).

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Kenai fjord: vita marina

Ma la cosa più esaltante di una permanenza a Seward è la crociera sulle navi della Kenai Fjords Tours che si avventurano nel Kenai Fjords National Park, toccando Chiswell Island Wildlife Refuge e Holgate Glacier, oltre ad una piccola isola dove decine di migliaia di buffi “puffin”, volatili marini dal curioso becco che conferisce loro una curiosa espressione, ritornano a nidificare ogni estate.
Dalla nave si vedrà un habitat come non avrete mai visto!
Uccelli marini, leoni marini, otarie, balene, orche e aquile dalla testa bianca saranno sotto gli occhi di tutti oltre a enormi iceberg staccatisi dai ghiacciai.

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Killer whale: l’Orca

Rientrati, una sosta nel piazzale dell’imbarcadero vi metterà di fronte ad uno dei luoghi più incredibili, per pescatori e amanti del fai da te, che possiate immaginare: il “Bay traders true value hardware”. Merita la visita; anche se non siete pescatori o bricoleur non potrete fare a meno di passarci almeno mezz’ora tanta è la vastità di oggetti di ogni risma che ci potrete trovarvi.

Non vi dovesse interessare la fattispecie, negozietti, bar, boutique, cafè librari sono lì in attesa di clienti che, comunque, non ne escono mai delusi.
Tornati ad Anchorage la si lascia diretti a nord: appena fuori verso Denali, sulla “AK3“ si trova l’Alaska Heritage Center, che riunisce i rappresentanti di ben 11 culture autoctone per preservare e narrarne le tradizioni.

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La pittoresca Talkeetna

Una sosta a Talkeetna, sul Susitna river vi mostrerà un villaggio dove il tempo pare si sia fermato. Un’unica strada piena di localini e negozietti, dietro la immancabile stazione ferroviaria, sbocca sull’impetuoso fiume dove si pesca ad ogni ora del giorno.

La strada prosegue per Denali, piccola città nata come gateway del parco all’interno del quale c’è il monte più alto del nord America. Un’incantevole sistemazione è al Tonglen Lake Lodge, (mile post 230) che si raggiunge con circa un miglio di sterrato su una laterale prima di entrare in Denali, che altro non è se non un agglomerato urbano che si sviluppa sui due lati della strada, con qualche bel resort e tanti negozi di souvenir. Una cena interessante per location e servizio la si potrebbe fare al King Salmon restaurant, all’interno del Princess Lodge, un vero resort, della catena, Princess, che possiede navi da crociera, hotel e bus.

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In Schoolbus dentro il parco Denali

La visita al parco inizia la mattina prestissimo, alle 5.45, si resta 12 ore circa nel comodo scuolabus, e si viaggia verso sud ovest all’interno dello sterminato Denali national park, istituito nel 1917, sovrastato dall’omonima montagna.

Il suo candore  si staglia nel cielo blu e, il parco che lo circonda, è habitat di una grande quantità di specie animali. Si potranno individuare facilmente orsi ‘grizzly’, capre di montagna, caribù, moose (alci) o animali più piccoli, marmotte, volpi, castori, porcospini, e tante specie di uccelli, dalle aquile reali alla grande civetta cornuta.

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Sorvolando il Mount Denali

Un classico è il pranzo alla Kantishna Roadhouse, vicino al lago Wonder, un tempo luogo di scambio merci e cavalli, oggi lodge turistico dove si potrà familiarizzare con le tecniche di “panning” ossia la tecnica manuale usata per setacciare l’oro dall’acqua dei fiumi,  come ai tempi della “gold rush”, con i cani da slitta o altre attività tipicamente da “pioniere”.

Un’interessante, ma costosa (da 370 usd pp), alternativa per ammirare il Denali è il volo Denali Air che in un’ora su apparecchi panoramici da 8 posti dà una iconica idea del parco e della montagna. Meglio verificare le previsioni del tempo e volare attorno alle 11/12 am, quando di solito le nubi si aprono.

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Nenana

Lasciata Denali alle spalle si procede in un ipotetico circuito verso nord, sulla George Park Highway e la prima sosta si potrà effettuare a Nenana. Vale la pena un giro fra le poche case per arrivare in fondo al villaggio sul fiume. Nenana, che in lingua autoctona significa: “un bel posto per accamparsi tra i fiumi” è posta alla confluenza fra l’omonimo fiume e il Tanana.

Va vista la stazione ferroviaria in disuso, oggi sede di un piccolo museo e la struttura della “lotteria”, il Nenana Ice Classic. Qui, infatti si scommette sull’ora e il giorno in cui il ghiaccio che si forma in inverno sul fiume si scioglierà, facendo immergere una struttura di legno nelle acque, attorno a metà aprile. Questa, tendendo un cavo con il proprio peso, ferma l’orologio, sorvegliato giorno e notte per evitare brogli.

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Roughwods Cafè & Inn.

La lotteria, famosa in tutto l’Alaska e non solo offre un premio da 350mila usd a chi indovinerà!
Vale la pena di giocare un paio di schede a 2.50 usd l’una, davanti a un buon caffè nel Roughwods Cafè & Inn.

Si prosegue verso Fairbanks, dove una bella sistemazione può essere il Pike’s Waterfront Lodge, 1850 Hoselton Rd, di fronte al quale c’è il Pike’s Landing, che serve crabs (granchi), lobsters (aragoste) e burgers. Per i più sofisticati, con menù pressoché equivalente, ma con aggiunta di vino e “ambience” sofisticato ecco la Pump House affacciata su un’ansa del fiume. Fairbanks è la seconda città dell’Alaska per grandezza, adagiata sul piatto territorio nella valle del fiume Tanana lambito anche dal fiume Chena.

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Fairbanks: il monumento alla famiglia dei pionieri

La città è protetta da basse colline ricoperte di betulle e abeti.
Fairbanks è oggi una moderna città, che ha iniziato la sua esistenza quale centro minerario, non di prim’ordine, all’inizio del secolo. Pochi sanno che chi diede vita alla città fu Felix Pedro, l’americanizzazione di Felice Pedroni nativo di Fanano (Modena) dallo spirito indomito e avventuroso.
Lo spirito dei pionieri è ancora vivo e sentito nel centro storico di Alaskaland, qui nel cuore della regione chiamata Grand Interior Country. In giugno e luglio la luce del sole dura fino a 21 ore e la notte si riduce in realtà ad un paio d’ore di buio.

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La targa commemorativa di Felix Pedro, alisa Felice Pedroni da Fananao

Il Visitor Information Center è il luogo migliore per iniziare la visita della città, accanto ad esso si trova il Golden Heart Park che accoglie un monumento di bronzo alto 5 metri che raffigura la prima famiglia, sconosciuta, della città. Poco distante troviamo (550 mt) il Morris Thompson Cultural & Visitors Center, dedicato al leader politico e sociale “Morrie” Thompson, che grande impegno dedicò allo sviluppo dell’Alaska e alla salvaguardia, nel contempo, delle tradizioni native.

Nel Thompson center (entrata gratuita) non potete assolutamente perdere il filmato dedicato a Richard Proenneke, un naturalista che visse da solo in una “log” (capanna di legno) sui Twin Lakes nel sud del paese, per oltre trent’anni, in maniera assolutamente autonoma, vivendo di caccia e pesca e procurandosi tutto in maniera naturale, o un filmato davvero interessante, o la storia dell’oleodotto, il Trans Alaska Pipeline System.

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Il Magic Bus, ultima dimora di McCandless all’Università dell’Alaska, in rimessaggio @ credit Roger Topp

Conservate tempo ed energie per l’Università dell’Alaska, situata su una collina sovrastante la città ed il Tanana river, in pratica una piccola città dove si trova il Museo dell’Alaska e del Nord.
È qui che si trova, in fase di restauro dal 2023, il “magic bus” quello dove fu trovato morto 28 anni fa Chris McCandless, il Supertramp, protagonista, postumo della sua breve e avventurosa vita nel libro di John Krakauer e nel film  “Into the wild”.  

Chi è restato colpito dalla storia di un ragazzo che è morto a 30 kg di peso, dopo 112 giorni in Alaska, dentro la carcassa di un autobus dismesso, linea 142 di Fairbanks, che trasformò in casa, non lo troverà più nel luogo quasi inaccessibile del parco di Denali.
Si accontenti di recarsi a Cantwell, a circa 40 miglia dal punto esatto, dove la troupe di Sean Penn ne ha ricostruito un’esatta replica per le riprese, nel paese di Healy, all’esterno del 49th State Brewing, o attenda il restauro finale.

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Fountainhead antique cars museum

A Fairbanks vi sono altre cose da vedere: il Fountainhead Antique Auto Museum; un incredibile variet di auto da tutto il mondo abbinate ai vestiti dell’anno di costruzione.
Vale la pena visitare anche il Pioneer park (2300 Airport Way) parco tematico con molte memorabilia e una sezione dedicata alla vita in Alaska da fine ‘800 ad oggi, molto interessante, esaustivo e dettagliato con esempi che vi faranno meravigliare.

Si lascia Fairbanks con Valdez quale meta, 580km lungo la Old Richardson Trail South, originariamente un sentiero per i cani da slitta, verso Delta Junction, da dove si piega verso Sud per raggiungere Valdez. Obbligatoria una sosta a North Pole, dove si trova una delle “case” di Babbo Natale sparse per il mondo, un negozio di addobbi e cianfrusaglie natalizie da far invidia a Rovaniemi.
Si attraverserà il Thompson Pass, immersi in un paesaggio di verdi foreste e maestose e candide cascate.

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Il Trans Alaska Pipeline System…oltre 800 miglia di oleodotto

Tutta la strada è costeggiata dalla leggendaria Trans Alaska Pipeline System, un’opera immensa, costruita fra inenarrabili difficoltà naturali, dai dislivelli da superare al permafrost, base d’appoggio estrema mente “viscida” e instabile, che porta dall’estremo nord di Purdoe bay a Valdez il petrolio per oltre 800 miglia, un esempio di ingegneria che va assolutamente valutato per eccezionale. Al Morris Thompson Visitors Center viene proiettato un interessante documentario che ne spiega i segreti e le difficoltà superate nei 3 anni della costruzione dei 1.287 km di oleodotto, terminata nel 1977.

Prima di raggiungere la città di Valdez, si può effettuare una sosta per la visita della Salomon Gulch Hatchery nella speranza di poter vedere qualche orso in cerca di cibo, appostato sulle sponde del fiume che pullula di salmoni. Questo perché i salmoni sono chiamati a deporre le uova dove nacquero e moltissimi cercano di risalire il fiume dalla prima cascatella in su, proprio dove è stato posto il blocco con le reti per la raccolta.

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Wildilfe: orso

State dietro le transenne perché l’orso, se c’è, …sarà a pochi metri da voi: infatti ci sono dei cartelli che a chiare lettere recitano: “state dietro le barriere nel caso che l’orso si presenti”.
E vista la quantità di salmoni che saltano per risalire la corrente, c’è da scommetterci che a una certa ora, l’orso farà capolino per la gioia, e un po’ di timore dei presenti.

Valdez nacque negli anni della “gold rush”. I cercatori d’oro vi arrivavano per mare e arrancavano a piedi lungo il Valdez Trail, un sentiero molto faticoso e pericoloso; superato il Valdez Glacier quelli che non erano morti per il freddo o caduti nei crepacci arrivavano ad Eagle. Da qui seguivano lo Yukon River fino a Dawson City e alle miniere del Klondike, ma questa è un’altra storia. Intorno al 1.900 furono scoperte miniere di rame nelle Wrangell Mountains a nord della città.

Tra Valdez e il vicino centro di Cordova nacque un conflitto per la costruzione di una linea ferroviaria che doveva condurre a quei nuovi giacimenti: Cordova ottenne l’appalto e ai cittadini di Valdez non restò di meglio che rendere più sicuro il vecchio sentiero fino a trasformarlo nella Richardson Hwy. Il terremoto Good Friday del 1964, il più violento che abbia mai colpito la zona, ebbe il suo epicentro nel Prince William Sound e i movimenti del fondo del mareValdez-gf causarono una serie di onde gigantesche che distrussero la città, ricostruita completamente in una posizione più sicura, sei chilometri più a ovest.

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Oggi Valdez con il suo porto sempre libero dai ghiacci è un importante punto di collegamento tra il mare e l’interno dell’Alaska . La fama della città è dovuta alla splendida posizione geografica tra le Chugach Mountains e il mare. Strade larghe, spazi aperti, un bel quartiere residenziale costruito intorno ad un parco che si estende fino alle pendici dei monti, alberghi, ristoranti, caffè e negozi accolgono i numerosi visitatori che arrivano nel periodo estivo.

Per finire una considerazione: l’Alaska, lo abbiamo provato, è una “terra selvaggia”.

Dai libri di Jack London all’avventura di Chris McCandless, lo Stato più grande degli Usa, cinque volte l’Italia, è molto di più che il proprio motto riportato, come ogni stato americano che si rispetti, sulle targhe delle auto: “L’ultima frontiera”.

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Alaska: l’ultima frontiera…anche sulle targhe

Il viaggio volge al termine, dodici giorni intensi di natura, spazi immensi, lunghe galoppate in suv (il modo migliore di viaggiare).
Si chiude con un piccolo trasbordo in traghetto, un’intera mattina, da Valdez a Portage, fra fiordi, pescherecci e montagne, per tornare ad Anchorage via terra.

Si potrebbe andare oltre, c’è ancora da vedere Juneau, la capitale che si raggiunge in tre modi: nave, aereo, o per nascita, e i territori canadesi che dividono l’Alaska dell’ovest dalla stessa…

Ma, questo, sarà un altro viaggio…

massimo terracina

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