Quando il passato ritorna attraverso l’amore e lo sguardo di un giovane è un regalo per tutti noi che lo riceviamo. E’ questo ciò che è successo a Carlotta, giovane nipote di Alberto di Lenardo, quando appena sedicenne ascoltava il nonno parlare di fotografia e soprattutto del suo grande amore per quest’arte che aveva esercitato per tutta la vita raccogliendo un archivio e un patrimonio culturale ed artistico di oltre 10mila scatti, la cui peculiarità è che non sono mai stati pubblicati.

E parlando con Carlotta, il nonno si emozionava, sia per il ricordo personale che le immagini suscitavano, sia per la memoria che le fotografie gli riportavano come piacere di uno scatto o di una inquadratura ben riusciti, mai banali, ma spontanei.
In questo spaccato di vita assai personale del nonno, Carlotta ha potuto conoscerlo meglio, comprendere la sua lettura della realtà e la sua cifra stilistica e ha potuto scoprire questo tesoro di immagini carico di poesia e sentimenti che non avrebbero potuto essere meglio espressi.
Ultimo, ma non ultimo, Carlotta ha scoperto lei stessa la fotografia e il dono di sapere comunicare attraverso le immagini, proprio come ha saputo fare suo nonno

Da questa condivisione di una passione comune è nato il progetto di Carlotta di Lenardo che, dopo la scomparsa del nonno avvenuta nel 2018, ha dato vita al volume “An attic full of trains” (casa editrice londinese Mack) che raccoglie una vasta selezione di immagini e, quindi, organizzato una mostra a Roma aperta fino al prossimo 8 maggio “Alberto Di Lenardo. Lo sguardo inedito di un grande fotografo” esposta al WeGil in collaborazione con l’agenzia Creation e promossa dalla Regione Lazio.
In questa retrospettiva che espone 154 immagini, scattate in oltre cinquanta anni di attività, si percepisce l’animo sereno di Alberto Di Lenardo, sereno e consapevole, curioso e rispettoso, amante della famiglia, della gente, del mondo che lo circondava e con il quale intratteneva una costante comunicazione anche venata da una piacevole ironia che traspariva dalle fotografie. Aveva un suo modo di fotografare e preferiva che i soggetti fossero ignari della macchina e mai preparati, così da essere “veri” e fermati da uno scatto nella loro espressione più autentica.

La mostra si divide in tre sezioni.
La prima offre una galleria di immagini di viaggio e di situazioni familiari che ci parlano dell’universo personale dell’artista e del suo amore per i viaggi e ci raccontano anche della sua “tecnica” fotografica, scatti e inquadrature. Un’annotazione interessante, quasi una cifra stilistica, riguarda le molte foto scattate dall’auto, attraverso il parabrezza, quasi che il fotografo voglia separare nettamente se stesso dal mondo esterno.
Nella seconda sezione sono raccolti scatti più autobiografici, alcune immagini in bianco e nero che ripercorrono la storia personale dell’autore.
La terza sezione è composta da nove pareti tematiche che ripropongono situazioni ricorrenti che si incontrano nel suo archivio: ritratti di persone, strade, vedute da auto e da aerei che terminano con alcune diapositive su cui Di Lenardo era solito scrivere la parola “FINE” per indicare la fine di un viaggio.

Nonno Alberto cominciò a fotografare a 18 anni e spesso accompagna le foto con commenti riportati in un diario. Non abbandonerà mai più la fedele Pentax, usandola in ogni momento libero, senza cavalletto o preparazione, alla costante ricerca dello scatto perfetto, dell’attimo irripetibile e fuggente.
Infine, l’agenzia Creation ha promosso un concorso gratuito “Alberto Di Lenardo – Memoria di Viaggio“ dedicato a tutti gli amanti della fotografia, professionisti e appassionati, che potranno partecipare al fotocontest fino al 4 aprile.