Ligabue
TIgre, 1955

ANTONIO LIGABUE: I MISTERI DI UNA MENTE

La mostra di Ligabue “Esiliato in mezzo agli uomini” resterà aperta, a Bologna, presso Palazzo Pallavicini fino al 28 febbraio 2025.
L’organizzazione e realizzazione è di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci della Pallavicini srl e patrocinata da Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue.

Ligabue: 120 opere in mostra a Palazzo Pallavicini, Bologna

Ligabue
Autoritratto, collezione privata, 1961 cm50x40 olio su tela

Si tratta di una mostra di circa 120 opere tra dipinti, disegni e incisioni, ed è suddivisa in 7 sale dove è possibile ammirare autentici capolavori, ben 12 autoritratti e leoni e tigri che appaiono interlocutori attivi dell’artista e dell’uomo.

L’esigenza innata di dipingere è strumento terapeutico, anche a detta dei medici che lo avranno in cura più volte per i suoi disturbi mentali presso ospedali psichiatrici e ricoveri; è quasi un veicolo attraverso il quale Ligabue osserva e studia se stesso.
Al contempo, il quadro o il disegno sono spesso strumento di scambio per un pasto caldo o un rifugio per la notte.
Nelle società conformiste essere fuori da schemi stabiliti porta all’emarginazione sociale e Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualtieri, 1965) apparteneva a questa categoria di persone.

Patisce sofferenze indescrivibili, fisiche e mentali, privato della famiglia, viene espulso dalla Svizzera per condotta cattiva e inappropriata, arriva in Italia nel 1919 a Reggio Emilia, non conosce nessuno e non parla italiano. Quanto basta perché viva da vagabondo, triste e spesso in stato depressivo, deriso e umiliato dalla gente che non lo capisce.

Ligabue
Testa di tigre, 1955

Lavora come ‘giornaliero’ e riceve un po’ di aiuto del Comune di Gualtieri e da qualche amico che gli offre ricovero per la notte e abiti usati sempre troppo grandi.
Possiede una non comune sensibilità che lo spinge a trovare rifugio nella natura e nella osservazione degli animali e, attraverso questi “contatti attivi”, Ligabue crea un universo artistico.

Ha un talento straordinario per il disegno, con una immediatezza creativa che rende ogni disegno un’opera d’arte autonoma. Diretto e mai indeciso, Ligabue non crea bozzetti così come ha un approccio immediato alla tela sulla quale lavora con rapidità dando vita a immagini intense, assai curate nei dettagli, dai colori accesi e le pennellate vigorose.

Attraverso la pittura esprime il proprio malessere, il suo rapporto complesso con il modo circostante, l’angoscia e la paura che si leggono negli stessi occhi degli animali, in una continua lotta per la sopravvivenza.
Le sue opere offrono una esperienza estetica diretta e viscerale.

Ligabue
Lotta di Galli, 1954

Come artista è difficilmente collocabile perchè non si allinea con le correnti dominanti del suo tempo, ma ha anticipato tendenze successive che valorizzano l’autenticità della espressione al di là delle convenzioni accademiche.

Con questo suo stile unico che fonde realismo e fantasia, Ligabue tratteggia il suo universo creativo.
Sarà l’incontro con Marino Renato Mazzacurati, nel 1929, a incoraggiare Ligabue sotto il profilo artistico, mentre apprende l’uso del colore, instaurando con lui un rapporto alla pari.

Ligabue
Ritorno dai campi, 1953

La famiglia Gnutti gli commissiona molti ritratti e gli regala la prima moto Guzzi Falcone 250 mostra. Grazie a questo prezioso dono Ligabue girerà nella bassa reggiana con i quadri forati lateralmente e legati alla schiena, da mostrare e vendere. Arriverà, in seguito, addirittura a comprarsi un totale di nove moto, tutte uguali, di colore rosso.

Ligabue non ha mai conosciuta le fiere o la giungla, eppure ne offre una vivida rappresentazione, vera e dettagliata. Ha una memoria notevole e tra i ricordi conservati di zoo, circhi e musei di Storia Naturale, libri con immagini di natura e animali feroci che legge avidamente, la raccolta delle figurine Liebig – cataloghi illustrati sulla fauna mondiale – ecco che le sue tele si animano di un bestiario esotico, dominato da possenti felini che si muovono feroci ed eleganti tra giungle e savane immaginarie.

Ligabue
Lo scalone di Palazzo Pallavicini

Nell’ultimo periodo della sua carriera artistica, i quadri di Ligabue si fanno più ricchi per varietà compositiva, scene di caccia e confronti tra i predatori, denotando una importante evoluzione artistica. Le scene più domestiche che raffigurano la vita nei campi, i contadini, lavoro e animali da cortile, così come paesaggi, carrozze e case sparse nelle campagne, nascono da memorie della sua giovinezza o da stampe popolari.

Ligabue rievoca i suoi ricordi e le sue esperienze e crea un linguaggio visivo unico che trascende i confini tra realtà e immaginazione. La savana e il cortile di una fattoria coesistono in una geografia emotiva unica.

I temi della corrida e del circo – le tele sono autentici capolavori – rappresentano un punto di svolta nella carriera dell’artista, sia per la maestria nella costruzione pittorica e nell’uso del colore sia per il sentimento di empatia che Ligabue esprime verso il toro sofferente, identificandosi con lui e riflettendo la propria vulnerabilità e alienazione.

Gli animali vittime dell’uomo sono un riflesso della sua condizione esistenziale.
Questi temi diventano metafora della condizione umana e animale.

Ligabue
Autoritratto, 1941

I suoi autoritratti, ne dipinge 123 in quarant’anni, sono preziose testimonianze di una continua ricerca di identità e del bisogno di affermare la propria esistenza, stabilire un dialogo con il mondo esterno e rendersi “visibile” nel senso più vero del termine. Infatti, il suo volto domina la composizione occupando una posizione centrale. Gli autoritratti sono differenti gli uni dagli altri: i capelli spettinati o composti, l’uso del copricapo o del berretto da motociclista, elementi non solamente decorativi ma che indicano una sua dignità personale, la raggiunta integrazione sociale, e il suo valore come uomo e come artista.

Anche la moto ha un valore simbolico, è l’affermazione di sé e il suo rombo rappresenta la libertà. Ligabue ha collezionate undici Moto Guzzi e una BMW, molte barattate in cambio di quadri. I testimoni raccontano che la sera si fermava all’osteria, portava dentro la moto, la puliva tutta e la copriva con un plaid di lana.
Sfrecciava per le vie della bassa, orgoglioso e libero, si portava dietro i quadri da mostrare e vendere, con un foro laterale per poterli legare sulla schiena……

Ligabue
gufo che dilania una colomba collezione privata 1951 cm 82×70 olio su faesite

La notorietà arriva tardi e, comunque troppo tardi. Nel 1961 viene organizzata una mostra delle sue opere a Roma. Nel 1962 gli viene dedicata una ampia mostra antologica a Guastalla (RE) e pochi giorni dopo viene colpito da paresi e ricoverato. Muore a Gualtieri nel 1965.

Concludiamo dicendo che conoscere le vicende personali di Antonio Ligabue è cruciale e di fondamentale importanza per poter comprendere il profondo collegamento esistente tra la vita vissuta e la sua produzione artistica.

In occasione della mostra il regista Ezio Aldoni, che nel 2015 ha realizzato il docufilm “Antonio Ligabue. L’uomo”, nel quale ha raccontato la vita drammatica e affascinante dell’artista, ne ha preparato una edizione ridotta ed aggiornata trasmessa nella mostra stessa

daniela di monaco

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