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AUTENTICA FELSINA: BOLOGNA RITROVA IL SUO PROFUMO

E’ una storia antica quella dell’Acqua di Felsina, rinata grazie ad un … caso.
Ma andiamo per ordine.
C’era una volta, come iniziano le belle storie, un imprenditore. Correva l’anno 1827 e Pietro Bortolotti nella sua “drogheria e spezieria” aveva creato un profumo, un’acqua di colonia, che grazie al suo innato senso commerciale e delle pubbliche relazioni aveva invaso le corti di mezza Europa.

Bologna, il cui antico nome Etrusco era Fèlsina, a quell’epoca, era un importante porto fluviale dove convergevano le merci, soprattutto spezie.

Si narra che anche Margherita di Savoia venisse a Bologna per procurarsi la sua razione del prezioso profumo, e per incontrare… Giosuè Carducci, anch’egli avvezzo a profumarsi con la preziosa Acqua che, Bortolotti, definiva “(il profumo è) il telegrafo del cuore umano”.

All’inizio era “rossa” intrisa di componenti che le rendevano anche “ghignosa” (come si dice a Bologna) che sporcava gli abiti se ne veniva a contatto. Ma era così potente che, sotto lo Stato Pontificio, aveva anche ricevuto il titolo di “curativa”, contro diverse patologie, venendo classificata “potento medicamentoso”.

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Pierpaolo e Barbara Corazza co fondatori di Autentica Fèlsina

La protagonista odierna della nostra storia è Barbara Corazza, tecnico informatico bolognese, ma nipote di quel Livio Grandi che fu un punto focale per quell’acqua di colonia che impersonò per anni la bolognesità totale.

La ditta Bortolotti aveva mantenuto una conduzione familiare tramandando il mestiere di padre in figlio per quattro generazioni, in un arco temporale che abbracciava la restaurazione, i primi moti risorgimentali, l’unità d’Italia e due guerre mondiali.
Solo nell’ultimo dopoguerra, con la scomparsa di Pietro Bortolotti, ultimo profumiere della ditta che portava lo stesso nome del fondatore, si creò un vuoto nella successione.
La moglie, Caterina Pallotti, che da tempo dirigeva l’azienda, propose allora a un proprio cugino di imparare il mestiere per proseguire l’attività. Quell’uomo era Livio Grandi.

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Livio Grandi in laboratorio

«Mio nonno, Livio Grandi, era un genio. Aveva fatto tanti lavori finché approdò proprio nei laboratori di Bortolotti e ne divenne il “mastro profumiere” – spiega Corazza – dal 1946 al 1980 nel laboratorio di via Irnerio 10. Un giorno, mentre stavo studiando, avevo12 anni, mi disse di estrarre un foglio protocollo a righe e mi fece riempire le due pagine centrali di formule. Scrissi sotto dettatura e non capii, e poi me ne dimenticai. Dopo un quarto di secolo mi tornò in mente quell’episodio».

E veniamo ad oggi… nel 2011, mentre rimetteva in ordine la cantina trovò una scatola di legno dei Salumi Soresina e, rovistando fra i documenti del nonno materno, sotto a tutto vide dei libercoli di chimica, sui quali il nonno, tutto fuorchè scienziato, studiava gli elementi, e sotto di essi un foglio protocollo piegato, proprio quello che Barbara aveva scritto sotto dettatura tanti anni prima.

«Io credo che mio nonno abbia “orchestrato”, previsto, voluto, da lassù, tutto questo – prosegue Barbara Corazza – e potete immaginare il “flash” che ho avuto quando ho rivisto quel foglio che avevo rimosso dalla mia memoria! E fu così, che subito, assieme a mio fratello Pierpaolo, iniziammo a pensare di riprodurre la  fragranza felsinea!»

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Ecco l’antica formula scritta da Barbara Corazza su un foglio protocollo

Nel frattempo, passando in varie sedi, dalla storica dove ora c’è la farmacia del Pavaglione, il marchio andò spegnendosi. Passò alla IFCI di Casalecchio di Reno, ma nonno Grandi non volle andare a produrre il profumo per una azienda non proprio in linea con lo spirito dell’Acqua di Fèlsina…per cui rimase solo il marchio.

«Oggi abbiamo registrato un marchio nuovo, Autentica di Fèlsina, perché la formula è quella, unica e vera deve essere riproposta prima nell’essenza che nel nome – chiosa Corazza – e dopo aver studiato a lungo abbiamo dato vita ad una produzione davvero artigianale avvalendoci di professionisti nel settore. Distribuiamo in tre luoghi principali: a Bologna alla Antica profumeria del Sacro Cuore, a Los Angeles da In fieri club e a Bolzano da Taller da dove ci dicono, i tedeschi, vadano pazzi per Autentica di Felsina».

Ma cosa ha di particolare questa Acqua?

Tecnicamente la fragranza si articola in tre parti:
Testa -La fragranza interpreta l’archetipo dell’acqua di colonia caratterizzata da note agrumate e fresche.
Cuore – Neroli e un delicato bouquet floreale regalano un’impressione ariosa ed energizzante resa confortevole dalle materie prime coloniali, protagoniste di un accordo ‘ambrosia’ dal carattere orientale-speziato.
Fondo – Muschi bianchi antichi affini all’odore della pelle, tessono insieme all’iris una velatura poudré: sigillo di una quieta eleganza.

«In passato l’essenza, nelle varianti Rossa e Bianca, fu pluripremiata alle esposizioni di tutta Europa, conquistò anche l’America e si guadagnò un posto di tutto rispetto nella storia della profumeria italiana – racconta ancora Barbara Corazza – Era amata da personalità come Guglielmo Marconi e del suo largo impiego ci hanno lasciato testimonianza scrittori come Alfredo Testoni, Mario Praz e Italo Calvino che ne parlano nelle loro opere.
Ma la storica fragranza denominata “Acqua di Fèlsina” era soprattutto il profumo di Bologna».

Il Portico del Pavaglione, vicino all’Archiginnasio che fu sede dell’antica Alma Mater, era inebriato dagli effluvi dello storico profumo perché lì veniva realizzato e venduto. I reali d’Italia lo conobbero e l’apprezzarono così tanto da conferire alla ditta un gioiello e il privilegio di denominare l’attività “Imperiale e Reale Profumeria”.

La fragranza era così diffusa da essere imitata da altre case di profumo locali e persino le donne bolognesi provavano a prepararla utilizzando agrumi, spezie e benzoino, in casa.
Ma la vera formula e il metodo di produzione rimasero sempre un segreto ben conservato fino al 2011 quando fu riscoperto.

Livio Grandi quando iniziò questa sfida aveva trent’anni ed era reduce dalla guerra. La sua terribile esperienza del fronte e l’agonia del lungo viaggio di ritorno a piedi dalla Russia potevano essere riscattati solo dal contatto con la vitalità e la bellezza del profumo. Accettò quindi la sfida e imparò a preparare artigianalmente, come si faceva allora, le due varianti dell’essenza, quella bianca e quella rossa, diventando erede e custode del segreto delle due fragranze.

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Barbara Corazza

Nel 1980, cessata la produzione, l’Acqua di Fèlsina scese dal luminoso piedistallo conquistato durante la Belle Epoque, cadde in oblio e lì sarebbe rimasta se non fosse stato per quell’accidentale ritrovamento.

La spinta decisiva alla realizzazione del progetto avviene grazie all’incontro tra i due fratelli Piepaolo e Barbara Corazza e Francesca Faruolo, ideatrice e direttrice di Smell – Festival dell’Olfatto, conoscitrice del settore fragranze e della storia delle antiche fragranze conosciute come “Acqua di Fèlsina” su cui ha condotto approfondire ricerche d’archivio.

Il lancio del profumo l’Autentica di Felsina Bianca avviene a maggio 2017, nel nono centenario della fondazione di Bologna e a 190 anni esatti dal giorno in cui Pietro Bortolotti presentò per la prima volta “l’invenzione che profumò il mondo”.

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