Ma in un 2021 che ha arriso allo sport italiano mai come nella storia, pensavate forse che il Blue Team non sarebbe riuscito a vincere l’Europeo? Dai su…
E voglio ringraziare tutti gli artefici di questa impresa perché, dopo 34 anni, mi danno nuovamente il “la” per scrivere questa magica formula: Campioni d’Europa.

con Claudio Ovarelli, Giorgio Longhi, Carlo Volante
Ma facciamo un passo indietro: 12488 giorni prima, il 23 agosto 1987, nella piovosa Helsinki un gruppo di ragazzi (di allora) con una prova al cardiopalma, si aggiudicarono il II titolo continentale battendo 24 a 22 i mostri della Germania, (qui il il link alla gara trasmessa dalla tv finnica in diretta) accreditati della vittoria finale, senza nemmeno il beneficio d’inventario.
Squadra tutta italiana, allenatore americano, il grande Jerry Douglas, succedeva a quel Blue Team che nel 1983 a Castelgiorgio, battè la Finlandia 18-6, aprendo la strada di un’epopea sportiva.
Ebbene il 31 ottobre 2021, a Malmö, esattamente 34 anni dopo l’ultima volta italica, un gruppo di ragazzi dalle caratteristiche atletiche e tecniche del tutto differenti da quelli del 1983 e 1987, hanno finalmente riportato in Italia lo scettro continentale, con una disarmante nonchalance, quasi fossero predestinati.
Ci sarebbe tanto da raccontare, spiegare a chi ha sempre considerato il football uno sport barbaro e superficiale, ci sarebbe tanto da dire a coloro che non hanno mai dato spazio ad uno sport che significa grande sacrificio, poca esposizione mediatica, superficialità di giudizio, ma è lo stesso…i fatti parlano: uno sport che esiste nel nostro paese dal 1980 (41 anni) e ha già inanellato 3 titoli continentali meriterebbe ben altro rispetto!
Ovviamente polemiche e frecciatine non mancano, magari sull’utilizzo di una decina di atleti di scuola americana con poco dna italico (ma abbastanza per le regole europee, uguali per tutti e quindi va bene metterli in squadra!) schierati a rinforzare un’ossatura eccellente di atleti nati e cresciuti nel football tricolore. Tecnica, forza, tenacia e capacità individuali notevoli, orchestrate da un “unsung hero”, l’italianissimo head coach Davide Giuliano.
Un percorso che è durato 7 anni, dal 2014, quando Giuliano prese in mano il team, per arrivare a questo, passando attraverso una pandemia, che non è il massimo per finalizzare un programma sportivo a medio lunga gittata.
41 – 14 (31 – 0 all’halftime) è il perentorio finale che non lascia spazio a repliche di sorta.
Non voglio tediarvi con la cronaca ma vale la pena ricordare che le più belle azioni le hanno fatte i giocatori di scuola italiana e che, alla fine, Luke Zaradka, è stato nominato MVP dell’incontro.
E mi tornano alla mente le immagini di 34 anni or sono, una meravigliosa avventura ad Helsinki, quando si stava una settimana nella venue del torneo, che vedeva le 4 finaliste affrontarsi per il titolo.
Un’avventura indimenticabile che vede ancora i protagonisti di quella meravigliosa vittoria legati e uniti come se quell’agosto 1987 fosse stato quello di quest’anno.
La vittoria contro una Germania, considerata imbattibile, è stata l’apoteosi, Germania che oggi è fuori dai circuiti europei perché gioca un campionato a sé stante e non si confronta con il resto delle nazioni.
Scelte, magari opinabili, ma scelte.
Spezziamo però una lancia in favore della questione “oriundi”: tutti gli sport, nell’ambito comunque di rigide regole, li utilizzano, come il rugby, (anche se non è che abbiano portato molte vittorie n.d.r.), o il calcio che ben sappiamo aver schierato, nei memorabili campionati vinti dalla Nazionale azzurra (2006, 2021) i vari Camoranesi, Emerson, Jorginho, con un po’ più di successo, proprio come è accaduto nel football americano di oggi.
La grande impresa di questa nazionale passa per la vittoria, del tutto inaspettata, ma sapientemente ottenuta, sull’Austria, un team che con la sua squadra “top” di club ha per due anni surclassato l’omologa italiana nella competizione continentale per squadre di Club (Tirol Riders – Seamen Milano) e che a livello under 19 ha dominato i campionati Europei 2019. Il che l’accreditava come la squadra predestinata.
E invece no! Bellezza dello sport della palla lunga un piede…
Passa anche per la partita non giocata contro la Francia (ritiratasi per covid) in semifinale (la Francia ha poi perso dalla Finlandia 6-14 nella finalina) e passa ancora per un impervio cammino iniziato nel 2014, che terminerà con i Campionati Mondiali 2023 dove sarà presente la crema del football planetario, e nei quali contiamo di fare bella figura, forse proprio in Germania.
Nonostante anni bui di gestioni federali, che possiamo definire, quantomeno, inadatte, la fiamma del gioco non si è mai spenta. Rispetto ai favolosi anni ’80 dove si andava avanti con l’entusiasmo della novità, fino ad avere quasi 100 squadre a “11” in Italia, oggi, dopo essere sparite, sono rinate bandiere storiche come Seamen, Frogs, Rhinos, Panthers, Warriors, Doves, Rams, Giaguari e tante altre in tutta italia.
Si stanno affermando perché proprio i giocatori anni ’80 sono i dirigenti odierni, che da “ex” sanno bene cosa fare: Marco Mutti, Ettore Guarnieri, Paolo Parlangeli, Luca Aldrovandi…e tanti altri gloriosi “ex”.

Ed è su queste basi che il football si è evoluto: cambi di regole, di ingaggio, di tattica di gioco, oggi non è più solo forza e schemi, ma tecnica individuale esasperata, velocità, capacità di adattarsi e cambiare gioco in un battito di ciglia; è un football diverso, più chirurgico, e proprio dal nostro vivaio sono nati grandi talenti che alla fine, sapientemente mischiati, hanno dato “il risultato”.
Finalmente dopo anni bui, il Blue Team ha fatto vedere che l’Italia è un paese che sullo sport può insegnare a molti, ad onta dei soliti luoghi comuni e, adesso lo sappiamo, lo può fare anche nel football americano. A me resteranno negli occhi e nel cuore le immagini e le sensazioni vissute ad Helsinki 1987, con un gruppo impareggiabile, cui aggiungerò la soddisfazione di essere stato, nel 1980, uno dei pionieri di questo movimento al quale, questo III titolo Continentale ha dato, finalmente, un seguito di altissimo lignaggio.
Il testimone è stato stato, finalmente, passato e, adesso, i ragazzi dell’87 possono meritatamente rilassarsi e godersi le gesta dei loro eredi sportivi avendo certezza, ora, di una continuità agonistica.
Un disappunto, lasciatemelo dire, però, c’è …
Sai che ridere se, invece della Svezia, il Blue Team, avesse battuto la Gran Bretagna?
Sempre Go Blue!
Ed ecco a voi LA PARTITA! @FidafTV
Grazie per il contributo foto a Monica Audoglio e Mikkel Bo Rasmussen