È la sede di Venezia della galleria cinese Capsule Shanghai, negli spazi di Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani a Dorsoduro ad ospitare gli eventi. Un edificio con finestre che affacciano da un lato sul canale, dall’altro su un giardino, un’area verde sospesa nel tempo perfetta per creare un crocevia di esperienze.
Fondata nel 2016 dal gallerista italiano Enrico Polato, nel distretto centrale della Concessione Francese a Shanghai, la galleria lavora principalmente con artisti emergenti cinesi e internazionali contribuendo ad arricchire le dinamiche dell’arte a livello globale.
Capsule Venice: tre esposizioni alla Fondazione Marchesani
Sono tre le esposizioni che animeranno, per il programma estivo in vigore sino all’8 settembre 2024, gli spazi della sede veneziana situata a Dorsoduro 2525: Love Dart, la mostra personale di Wang Haiyang e i progetti speciali Dipinti e Beats, rispettivamente di Alessandro Teoldi e Feng Chen.
La prima occupa il piano nobile dello spazio principale e l’intera galleria annessa. Wang Haiyang, artista cinese che vive e lavora a Pechino, presenta il suo corpus pittorico più recente abbinato a una selezione di animazioni video iconiche e di dipinti, omaggiando una pratica che, con le sue tensioni visive e concettuali inaspettate, sfida lo spettatore e le convenzioni. Utilizza i mezzi della pittura a olio, dell’acquerello e del video per ritrarre una vasta gamma di soggetti e oggetti intrisi di ambigue potenzialità, che esistono in un costante stato di trasformazione, scambio di energia, passione e desiderio. Il titolo della mostra si ispira ai dardi acuminati che hanno alcune lumache, in particolare quelle terrestri ermafrodite, che vengono scagliati vicendevolmente durante la fase di accoppiamento.
Nonostante il mistero che tuttora avvolge le loro funzioni, i dardi sono scientificamente riconosciuti come uno strumento atto a favorire il processo riproduttivo. Nel corso dei decenni passati, si pensava che i dardi fossero usati per persuadere la potenziale preda amorosa a concedersi. Sebbene alcune spiegazioni si siano rivelate scientificamente errate, il loro potere altamente evocativo esercita tuttora un certo fascino su Wang, così come l’idea che il collegamento tra dardi e copulazione sia già inscritto nell’espressione “dardo d’amore” riferita alle frecce di Cupido/Eros. Wang parte dal mistero che circonda questi elementi e ne svela le sfumature concettuali, evidenziando quanto essi siano legati a sentimenti di attrazione e repulsione, desiderio e pericolo, amore e odio, vita e morte, eccitazione e paura e quanto presuppongano un’interazione tra chi esercita il controllo e chi lo subisce.
Il progetto speciale Dipinti di Alessandro Teoldi, nato a Milano nel 1987 ma vive e lavora a Brooklyn, è ospitato nella Project Room 1. Le nuove tele ad olio e le gouaches (pitture a guazzo) su carta mettono in evidenza il suo amore per un mezzo che, pur non essendo quello da lui abitualmente utilizzato, si rivela fonte inesauribile di ispirazione per sondare la realtà. Teoldi ha studiato fotografia prima a Milano e poi a New York, distinguendosi negli ultimi anni per i lavori realizzati con coperte di diverse compagnie aeree: Utilizza la pittura per presentare scene quotidiane, volti familiari e situazioni lontane dalle grandi narrazioni. Queste nuove opere i cui soggetti sono persone, paesaggi, nature morte e oggetti di ispirazione morandiana sono una sorta di diario personale le cui ridotte dimensioni sottolineano un’idea di intimità, creando così una piccola enciclopedia del quotidiano che la sua tavolozza traduce in immagini.
Realizzato all’interno della Project Room 2, Beats è il progetto speciale dell’artista multimediale cinese Feng Chen. Qui Feng ricrea uno dei suoi pezzi site-specific più iconici:The Darker Side of Light, un’installazione luminosa e sonora abbinata al video Untitled (2015). Attraverso la trasformazione e il controllo delle cortine installate, Feng Chen crea un’esperienza incentrata sulla stimolazione dei sensi attraverso la quale l’udibile diventa visibile. In questa architettura aliena ma pulsante, dalle luci quasi ipnotiche, dai movimenti alternati, il suono scolpisce lo spazio creando un campo esperienziale in cui materiale e immateriale si sovrappongono e le regole comuni della percezione svaniscono per evocare una nuova realtà sensoriale.
Una volta entrato, lo spettatore di Capsule Venice è invitato ad abbracciare una nuova logica spaziale e temporale per diventare pienamente consapevole della sua funzione come altro possibile elemento che attiva lo spazio o viene a sua volta attivato da esso. La sincronizzazione è centrale nel processo di fruizione delle opere: il suono è intriso di una particolare tangibilità, come nelle immagini video proiettate che pulsano ritmicamente in una sorta di battito cardiaco dello spazio.
E’ Manuela Lietti la curatrice del programma di Capsule Venice, critica e co-autrice di pubblicazioni internazionali. Laureata in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e in Storia e Critica dell’Arte Cinese presso l’Accademia di Arte e Design dell’Università Tsinghua a Pechino, Manuela ha una ricca esperienza nella gestione di progetti con musei e gallerie in Cina e all’estero.
Capsule Venice è uno spazio nuovo a Venezia, incastonato tra il canale e un giardino privato, che guarda al mondo intero e alle sue innovazioni, inaugurato in occasione della Biennale Arte 2024. Buona visita a tutti!
Si ringraziano gli artisti e Capsule Venice per le foto
elena volpato