Giallo limone, blu intenso, rosso vivo e arancione brillante: i colori come terapia.
Questo il programma vitaminico della nuova mostra dell’Accademia di Francia a Roma. CHROMOTHERAPIA. Il colore nella fotografia che rende felici, di scena dal 28 febbraio al 9 giugno 2025.
Una “medicina”, che pur non avvalendosi di nessuna prova scientifica, vede i colori come indispensabili per ritrovare l’armonia e l’equilibrio del corpo e dello spirito.
Le influenze cromatiche erano note fin dall’Antico Egitto, dove ogni colore aveva un nome che ne identificava un “potenziale”, cioè la funzionalità.

Chromoterapia: il colore che cura
Il nero era simbolo di fertilità; il giallo, sinonimo di “oro” come nell’alchimia, era simbolo di divinità solare (con funzione di irraggiamento continuo); il rosso era simbolo di sangue e fuoco, un’energia positiva o negativa, ma sempre sinonimo di estremismo, andando dall’estrema ostilità del “deserto” e del comportamento “folle” alla più grande bontà, perché un cuore forte e un sangue rigenerato sono sinonimi di buona salute mentre le malattie erano sintomo di comportamento vizioso e perverso ovvero disarmonico rispetto alle leggi dello spirito e della natura.

MARTIN PARR ©️ Magnum Photos
Anche i Greci associavano i colori agli elementi fondamentali (aria, fuoco, acqua e terra) e questi ai quattro “umori” o “fluidi del corpo”: la bile gialla, il sangue rosso, il flegma bianco e la bile nera, a loro volta prodotti in quattro organi particolari (la milza, il cuore, il fegato e il cervello). La salute era considerata risultante dell’equilibrio di questi elementi, mentre la malattia ne era lo sbilanciamento. In India, ancora oggi, la medicina ayurvedica ha sempre tenuto conto di come i colori influenzino l’equilibrio dei chakra, i centri di energia sottile associati alle principali ghiandole del corpo.
Il titolo della mostra che aprirà il 28 febbraio a Villa Medici CHROMOTHERAPIA. La fotografia a colori che rende felici prende spunto da queste riflessioni per ripercorrere la storia della fotografia a colori lungo tutto il XX secolo attraverso lo sguardo acuto di 19 artisti.
Spesso denigrata e raramente presa sul serio, la fotografia a colori ha in realtà permesso a vari fotografi di sbizzarrirsi, di mettere mano alla loro tavolozza per ridipingere il mondo.

Dalle prime immagini esclusivamente in bianco e nero, la conquista del colore in fotografia arriva con i primi esperimenti a scopo scientifico a metà del XIX secolo.
Nel 1907 fu messo a punto il primo procedimento fotografico industriale a colori grazie all’autochrome, creato dai fratelli Lumière.
È l’inizio di un secolo di sperimentazione cromatica: dalle scene ordinarie alle riflessioni filosofiche e politiche, il colore trascende il semplice strumento per diventare elemento narrativo essenziale.
L’itinerario espositivo, articolato in 7 sezioni, è un’immersione in mondi vibranti e saturi in cui il colore colpisce la retina e mette in gioco l’intelletto.
Tra gli artisti in mostra, William Wegman (1943, Holyoke, USA) riprende con tenerezza i suoi cani, trasformando i simpatici amici a quattro zampe in icone artistiche; Juno Calypso (1989, Londra, UK) stravolge le convenzioni visive del cinema e della pubblicità per mettere in discussione le imposizioni che affliggono il mondo femminile, mentre Arnold Odermatt (1925, Oberdorf 2021, Stans, CH), fotografo poliziotto, documenta gli incidenti stradali in composizioni meticolose, dove la poesia si sostituisce al dramma.

Walter Chandoha (1920, Bayonne – 2019, Annandale, USA), soprannominato “The Cat Photographer”, rivela una qualità umana nei gatti che fotografa su sfondi saturi, trasformando questi animali domestici in icone fotografiche. Ouka Leele (1957-2022, Madrid), dal canto suo, utilizza toni vibranti per cogliere la liberazione dei corpi nel contesto della rivoluzione culturale e sociale della Movida, e Martin Parr (1952, Epsom, UK), grande testimone dei nostri paradossi contemporanei, dirige il suo obiettivo su vassoi di patatine fritte, suggerendo ironicamente la bulimia del mondo moderno.
Questo percorso vuole offrire al visitatore, senza nulla togliere al fascino e all’emozione degli scatti in bianco e nero, una visione intensamente cromatica del mondo, la volontà di mostrare le cose in modo diverso, infondendo nelle immagini la vita e l’emozione che anche il colore può trasmettere.
I curatori dell’evento sono Maurizio Cattelan e Sam Stourdzé.

Il primo è uno dei principali artisti italiani della scena contemporanea.
Da oltre trent’anni, le sue opere mettono in luce i paradossi della società e offrono una riflessione acuta sugli scenari politici e culturali, il secondo è specialista dell’immagine contemporanea e del rapporto tra arte, fotografia e cinema.
Dal 2020, dirige l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.
Ora che avete gli elementi, non resta che visitare la mostra per capire …… quale sia il colore che vi rende felici!
immagine principale:
MAURIZIO CATTELAN & PIERPAOLO FERRARI Toiletpaper
Courtesy of Toiletpaper alter Chandoha Archive
elena volpato