C’è la crisi di governo in atto. Ci sono le dichiarazioni di voto e fiducia. Ma soprattutto c’è una profonda irresponsabilità in questo governo di “responsabili” prossimi venturi. C’è un baratro di proporzioni inaudite che divide l’Italia che lavora, l’Italia reale, l’Italia oppressa da una pandemia economica oltreché sanitaria.
Quelli che una volta venivano chiamati “voltagabbana”, “falsi”, “venduti”, oggi sono “patrioti responsabili” chiamati al compito di salvare l’Italia dalla crisi di governo più pazza del mondo mettendo insieme una squadra squilibrata di personaggi che hanno un solo obiettivo: salvare la poltrona. Capitano non giocatore, Renzi, che fa ballare come marionette Conte e i suoi accoliti, con l’astensione. Mancheranno così i numeri ma lui non si è messo contro, può rientrare e dettare legge, oppure mantenere appesi il Presidente del Consiglio e i suoi ministri ad ogni votazione minacciando come un bambino viziato cui hanno tolto i giocattoli. La squadra che giocherà la partita invece, è fatta da “la qualunque” raccattati qui e là. Gente di cui il paese aveva dimenticato i nomi e stava a prendere polvere come un vecchio quadro in soffitta e adesso invece tornano; ognuno con un ruolo, ognuno come deus ex machina di qualche merito. Senza averne nessuno se non quello di essere stati comperati al mercato dei voti.
Di fronte all’arroganza del presidente del consiglio, arrivato alla Camera per spiegare la crisi di governo come un novello trionfatore che propone un nuovo programma quando invece è uno sfiduciato abbandonato da tutti se non dovessero salvare la poltrona e governare non eletti, non ci sono parole. Bisogna lasciare un penoso silenzio, stendere un velo di umana pietà per chi non ha il senso del ridicolo, per chi non ha capito che il suo ruolo non glielo riconosce più nessuno. Che se potessero, i suoi alleati lo sostituirebbero tutti, nessuno escluso.
Oggi Sgarbi ha detto che Conte invece di andarsene, “continua a rimanere. Complimenti, lei rimane e l’Italia se ne va” ovviamente in rovina. È un pensiero condiviso da molto più di metà degli italiani, quegli stessi che l’avvocato del popolo doveva proteggere e salvare. E che adesso proprio da lui devono avere scampo.
Oggi si è visto uno spettacolo indegno della politica. Si è assistito allo scempio dei più elementari valori di convivenza democratica. E nel disprezzo di quello che è il reale sentire del paese tra pochi minuti si andrà a un voto raccogliticcio che verrà ratificato per paura del voto, vero, quello negato: il giudizio popolare delle elezioni. Che sarebbero l’unica cosa responsabile.
Perché chiunque ne uscisse vincitore, avrebbe la dignità, quantomeno, di essere stato eletto e non imposto. E perché chiunque, saprebbe fare meglio di questa banda bassotti incapace di comprendere non solo le reali necessità di un paese stremato e ormai affamato, di un paese dove i ragazzi fanno a botte nelle piazze perché privi di punti di riferimento, dove le famiglie cercano di sopravvivere senza più sussidi e dove arriva il primo Monti di turno a dire che è meglio far fallire che dare aiuto, ma soprattutto saprebbe far meglio perché è evidente a tutti che questi politici attuali hanno fallito (e cosa aspettarsi da gente senza cultura politica, arrivata lì per odio popolare verso la vecchia politica e che oggi invece detta le regole della loro salvezza?). Hanno fallito nei modi. Hanno fallito nei toni. Hanno fallito nella sostanza. Hanno fallito nella comprensione dei bisogni delle persone. Hanno fallito per non conoscere le categorie cui non hanno dato ristori: eventi, turismo, cultura, ristorazione, palestre, cinema e teatro solo per citarne alcuni (perché quanto fatto è assolutamente irrilevante).
“L’ora grave” citata da Conte non viene resa meno grave da una maggioranza raccolta per strada. L’irresponsabilità fa il pari con la mancanza di dignità. Improvvisamente oggi il Presidente del Consiglio ha dato atto anche alle opposizioni del buon lavoro svolto per aver cambiato alcune parti della manovra. E ha chiesto a tutti di aiutarlo; ovvero: non mandateci a casa. Mentre se avessero dignità sarebbero già dimissionari, come in ogni azienda in cui l’amministratore delegato o i manager che combinano guai vengono cacciati. Come gli allenatori di una squadra potenzialmente vincente che non ottiene risultati. Di fronte a questa crisi di governo causata dai suoi ex alleati, se Conte avesse amor proprio, se ne andrebbe chiedendo scusa. Invece lo scollamento dalla realtà (o forse il fido Casalino -uno che dopo il GF si faceva fotografare mentre si depilava per la gioia di chi comperava “Dipiù”) lo porta oggi a cercare di non alzarsi dalla poltrona. Fingendo di essere uno statista.