Mancherebbe poco all’inizio della stagione invernale, quella che ogni anno porta sulle piste delle nostre meravigliose Alpi, ed anche di molte località degli Appennini, tante persone, anche e specialmente dall’estero. Ma non è dato sapere cosa e come si potrà fare.
Il mondo complesso che ruota attorno al turismo invernale è in fermento.
E si attendono risposte, subito, dal governo

L’8 dicembre per tradizione si dovrebbe aprire sulle Alpi e in tutte le località dell’Appennino la stagione sciistica. Lo scorso anno, partita benissimo ha subito il lockdown che ne ha tagliato un buon mese, nonostante l’innevamento naturale fosse abbondante e promettente per una lunga stagione.
Oggi non si sa ancora nulla, la pandemia impazza e le norme restrittive, nelle quali non vogliamo addentrarci, non sono certamente foriere di buone notizie. L’economia montana che aveva visto un’estate abbastanza interessante, con il mercato straniero assente, ma sostituito dal turismo domestico, ha poi visto il periodo di bassa autunnale, culminato con la recrudescenza della pandemia.

E a questo punto la stagione, almeno per la prima parte, pare certo possa saltare, con un danno fra gli 8 e i 9 miliardi. Pare che non si parli di aprire gli impianti e le piste prima di … inizio febbraio? Cioè la stagione salta!
Sebbene Piemonte e Lombardia potrebbero cambiare colore, attestandosi a zone “arancio” non sarà comunque possibile, secondo le indiscrezioni del DPCM prossimo venturo del quale attendiamo con ansia il verbo, (quello di un oracolo spesso malaugurante), riprendere le abitudini passate: no a cenoni, adunanze, e purtroppo, pare, frequentare piste da sci, considerando anche che il paradiso Altoatesino è tutt’ora zona rossa.
Veneto e Trentino potrebbero seguire la sorte con dolore da parte di tutti gli appassionati della montagna invernale, che non è solo un bel modo di passare vacanze o fare sport, ma una componente importantissima di quel tanto sbandierato turismo (da parte di politici in cerca di consenso) che porta il 13% del pil al nostro paese.
Dall’ANEF, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari il presidente, Valeria Ghezzi, non si fa illusioni e non vede l’apertura per le feste né prbabile né possibile. La messa in sicurezza di chi scia e la certezza dei soccorsi eventuali sono messi troppo in forse con la situazione ospedaliera attuale, impegnata totalmente sul fronte pandemico,

Alberghi, impianti di risalita, baite e ristoranti, attività commerciali dai bar ai ristoranti, dai pub ai noleggi sci, dalle scuole di sci ai negozi di articoli per la montagna subiranno un contraccolpo notevole da questa nuova “chiusura”, per scongiurare, come ci fanno sapere, la terza ondata a gennaio…
E’ chiaro che a fronte della ragion di stato, viene sacrificata la filiera economica, dal turismo a scendere, E come sempre i sacrifici si impongono a chi paga le tasse, ma non si ha da parte della politica nessun segnale di allineamento al sacrificio collettivo…triste, molto triste.
A prescindere da tutto, comunque, non ci stancheremo di ripetere che a fronte di una intellighenzia (presunta) che annaspa, ci siamo noi cittadini, che dovremmo di certo essere più attenti, vigili, coscienziosi e rispettosi delle regole, quelle basilari che non sono state osservate in una dissennata estate che ci ha portato a questo.
Speriamo solo che le ondate di recrudescenza pandemica siano meno dei DPCM, se no …