Effetto lockdown: due milioni di cause nei tribunali per problemi di condominio

I piccoli problemi quotidiani esasperati per il lockdown hanno causato un boom di cause civili alla riapertura dei tribunali.

Ben 4 italiani su 10 sono insoddisfatti della gestione del condominio per cui, data la mancanza di comunicazione tra condomini e condomini e amministratori, il malessere esplode e si sfocia nella giustizia. L’ “Andrà tutto bene“, mantra del periodo di “reclusione forzata” causa pandemia, abbracciato dai più sull’onda dell’entusiasmo, è scomparso lasciando il posto alle liti con i vicini di casa.
Questo è il dato che emerge alla riapertura dei tribunali, letteralmente sommersi da richieste di cause civili.


I quasi tre mesi trascorsi fra le mura domestiche hanno di certo acuito tensioni già presenti da tempo, per motivi davvero banali: dagli odori fastidiosi ai rumori molesti, oltre l’orario consentito, dagli animali domestici, non ben gestiti, (rumori, sporcizia) all’incivile utilizzo delle aree condominiali comuni, auto, bici, moto parcheggiate in luoghi non consentiti, ai materiali depositati negli androni, terrazze condominiali usate come ripostigli. Il risultato? Circa 2 milioni le cause civili pendenti nei Tribunali, relative a dispute tra condòmini.
Dove, ci chiederete? Le regioni che si dimostrano più inclini a questo fenomeno sono il Lazio e la Campania, seguite da Sicilia e Veneto. Il denominatore comune di queste situazioni sembra essere una mancanza di comunicazione tra i condomini e i loro amministratori, tanto che in Italia ben 4 condòmini su 10 sono profondamente insoddisfatti dell’operato del proprio amministratore. Senza dimenticare che oltre la metà di quelli che vivono in un condominio, non ha ben chiaro come vengano gestiti i contributi in denaro che versa per le rate condominiali.

David Campomaggiore


Secondo quanto dichiara Condes, azienda specializzata nel benessere condominiale, che nasce anche per prevenire i litigi e costruire, il benessere condominiale, i rumori molesti restano una delle principali fonti di litigio sebbene siano tre fonti cui ci si può riferire per la corretta gestione degli stessi: il buon senso, che suggerisce il silenzio in condominio dalle 13 alle 16 e dalle 21 alle 8 (il meno “atteso” dei criteri), il regolamento condominiale che dovrebbe prevedere orari di silenzio e il regolamento della polizia locale (municipale o urbana).
Insomma molte discussioni potrebbero essere evitate o risolte sul nascere, proprio grazie ad un intervento competente e mirato dell’amministratore di condominio, che può svolgere un ruolo chiave prevenendole e facendo rispettare le regole condominiali. Eppure molti condòmini lamentano il fatto che il loro amministratore sia “latitante” quando nascono queste diatribe. Un unico amministratore, da solo, non può essere in grado conoscere e risolvere celermente tutte le relative problematiche condominiali. E intanto le piccole discussioni si trasformano in grandi cause che poi finiscono in tribunale“.

Le considerazioni espresse in questo articolo sono tratte da una chiacchierata con David Campomaggiore, ad di Condes e autore del libro “Condominio Benessere”, Bruno Editore

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