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Ecommerce: il 77% delle aziende italiane non ha una strategia per le vendite online

L’Ecommerce è letteralmente esploso durante il lockdown, non fosse già stato un grande nemico del “negozio su strada”. L’Italia quindi non eccelle in Europa in termini di vendite. Nel vecchio continente chi fa la parte del “leone” sono UK e Germania, dove l’organizzazioen e la capacità organizzativa sono “avanti” rispetto al nostro paese.

Le ragioni di un ritardo nella razionalizzazione e pianificazione del sistema di Ecommerce (vendite online) è stato fino ad oggi attribuito alla lenta penetrazione di Internet ed alle caratteristiche degli utenti, secondo i concetti “gli Italiani vogliono provarsi le scarpe prima di acquistarle, perché sono acquirenti molto esigenti” oppure “gli Italiani vogliono vedere la verdura prima di acquistarla perché vogliono mangiare bene e chiedono di sceglierla”.

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Cristina Andreetta

Tutto questo, secondo Cristina Andreetta, consulente di trasformazione digitale sostenibile, grazie alla ricerca che ha realizzato, non è vero. Il problema non sta dalla parte della domanda, ma risiede, bensì, da quella dell’offerta che è sempre stata, volutamente, molto scarsa. Ad esempio dare la possibilità di reso gratuito nel caso di merce acquistata online non di gradimenti, una volta vista, è un’iniziativa costosa e complicata da gestire per un’azienda, ergo un ostacolo.

La pandemia ha fatto scoprire a molti italiani la possibilità e la comodità di acquistare online tanto che la diffusione dell’online tra gli italiani nel mese di dicembre 2020 è stata del 74,7% secondo alcune ricerche, facendo levitare il peso dell’Ecommerce.
Per quanto riguarda le aziende, la pandemia dovrebbe aver insegnato loro che il commercio online non è un canale di vendita solo per alcuni settori o per alcuni paesi o per alcuni prodotti, ma è molto di più: un canale alternativo e parallelo.

Chi vende nel canale fisico è ormai obbligato ad avere un alter ego in quello digitale, una specie di “avatar” del negozio fisico. Da qui non si torna indietro: il 77% delle aziende, infatti, non è consapevole della necessità di avere una sorta di “gemello digitale” finalizzato alla vendita online.
Ogni azienda ha le sue peculiarità e i suoi obiettivi, per cui deve scegliere un modello di Ecommerce che soddisfi meglio le sue esigenze. Il 68% delle aziende non ha chiaro questo aspetto, il 49% addirittura sta procedendo “per approssimazioni successive” senza una chiara strategia.

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Per poter vendere online i propri prodotti/servizi al canale B2C oppure B2B, oggi ci sono 4 alternative:
1. avere di sito di Ecommerce di proprietà, con il vantaggio di essere proprietari dei dati legati al sito;
2. appoggiarsi ad un marketplace (es. Ebay, Amazon), con il vantaggio di beneficiare di un traffico e di una visibilità di milioni di visitatori e di poter iniziare a vendere rapidamente in altri paesi (in media il 73% degli utenti europei ha acquistato tramite marketplace, con picchi sopra il 90% in UK, Spagna, Germania, Polonia e Italia. Fonte: E-commerce in Europe 2020, Postnord, 2021);
3. utilizzare i canali delle flash sales (es. SaldiPrivati.com), che danno la possibilità sia di fare “consapevolezza” per i piccoli attori, sia di vendere grandi volumi per i grandi marchi;
4. appoggiarsi ai siti di couponing (es. Groupon), che consentono di fare campagne vendita più qualitative.

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Oggi, online, si vende di tutto

Detto questo la domanda appare chiara: quali modalità di Ecommerce online scegliere per la propria attività?
La cosa dipende dagli obiettivi strategici dell’azienda, dal fatto se la vendita debba essere fatta solo in Italia oppure in Europa o in altri continenti. Dipende se ciò che si vende nasce da un acquisto programmato oppure da una scelta d’impulso. Dipende se si tratta di un prodotto di prima necessità oppure un bene di lusso: entrano in gioco tanti fattori, ma solo uno non deve mai entrare in gioco: la scelta di non vendere online.

Questo è un quadro ipotetico, di un argomento nodale per aumentare la vendita dei propri prodotti, allargando la platea dei potenziali acquirenti, con la controindicazione che l’impegno e la strategia devono essere ponderati e qualificati.
Il futuro è già “on” come l’Ecommerce lo è per il commercio tradizionale.

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