In un mondo dove professioni che esisteranno fra venti anni, oggi non si riesce nemmeno a pensarle, ecco arrivare il primo corso al mondo di alta formazione in “Welcoming design”, nato dalla collaborazione tra UNO – Milano: “UNiversità dell’Ospitalità” e il POLI.design del Politecnico di Milano.
Ma cosa tratta esattamente?
L’accoglienza e le nuove professioni relazionali che vi si collegano sono tra le nuove e più interessanti opportunità aperte per i giovani dal mercato del lavoro.
Generare competenze in questo ambito significa aprire a nuovi mestieri, ad oggi sconosciuti. Da questi presupposti nasce il primo corso al mondo di alta formazione in “Welcoming design”.
Un imprenditore turistico di grande saggezza, Nardo Filippetti, già presidente Astoi fra l’altro, con il quale ho avuto il piacere di collaborare, diceva sempre che “La formazione è la chiave per il successo turistico”. E questa iniziativa, destinata alla parte più importante, la “prima” accoglienza non fa che corroborare le sue parole.
La nuova ospitalità e l’accoglienza Italiana definiscono professioni ad alto valore aggiunto soprattutto in termini di personalizzazione e di cura dell’ospite, il tutto integrato in una logica di “design thinking” così come garantito dalle competenze del Politecnico di Milano.
Un paese com l’Italia ,che potrebbe “vivere di turismo”, necessita di idee innovative. Non bastano i monumenti, i siti Patrimonio dell’Umanità, la preziosità delle vestigia storiche, musei, arte, cucina e quanto viene sempre sbandierato per glorificare la nostra vocazione turistica.. L’ospitalità si basa su un concetto di interazione con il visitatore che deve avere un approccio non solo empatico, ma basato su una attenzione e uno studio che potrebbero sconfinare nella psocologia. Ed è infatti vero che il livello di preparazione delle persone addette al turismo potrebbe essere cerrtamente migliorato, ma soprattutto qualificato con un notevole impulso alla filiera tutta.
«Il nuovo corso in Welcoming design risponde a un’esigenza specifica di cura e attenzione nei confronti delle necessità dell’ospite – ha spiegato Stefano Scaroni, fondatore di UNO – dando grande importanza alla relazione con esso, dando vita ad una combinazione di soft e hard skills con l’intenzione di formare junior manager che siano attenti non solo agli aspetti tecnici ma anche a quelli più ampiamente culturali».
L’idea, infatti, rivolta ai giovani che vogliano aprirsi alle professioni di un mondo in piena evoluzione, è quella di costruire competenze culturali, comportamentali e sociali in grado di determinare la dimensione esperienziale degli ospiti che visitano in nostro paese e le nostre strutture ricettive, sia in modalità fisica che virtuale.
Insomma preparare interlocutori validi per incontrare le aspettative del visitatore sotto ogni punto di vista per una esperienza a 360°, quell’esperienza che l’immaginario attribuisce al “viaggio in Itali” ma spesso, proprio per l’insufficiente preparazione generale vanifica gli sforzi con un risultato “medio” non consono a certe punte di eccellenza che possiamo vantare.
«Non sono le istituzioni a inventare i mestieri ma il mercato e magari, proprio i giovani” – spiega l’assessore per l’Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione e Semplificazione Fabrizio Sala – I mestieri sono tanti e in evoluzione, c’è un interessante studio che spiega come i – “I mestieri sono tanti e in evoluzione, c’è un interessante studio che spiega come i ragazzi che frequentano adesso la scuola primaria faranno al 65% un lavoro non ancora inventato. L’importante è saperli supportare e creare l’adeguata formazione per creare uno standard per i nuovi mestieri che si affacciano al mercato. In questo caso, la capacità di comunicare con gli altri, di creare l’empatia, di sapere accogliere e accompagnare le persone attraverso l’esperienza che stanno per vivere, costituiscono le competenze di una delle professionalità che, come dicono i giovani, spacca e spaccherà in futuro».
Evviva la fucina delle idee, dunque