Quel Piemonte centro della vita italiana di altri tempi, si potrebbe riassumere nella tipica bevanda alcoolica torinese: il Vremouth.
Per valorizzare e tutelare il Vermouth di Torino, fino a giungere al conferimento della IGP, così da certificare la provenienza delle materie prime, dalle erbe aromatiche come le Artemisie ai vini, monitorando tutta la filiera produttiva, garantendo la superiorità qualitativa di questo prodotto e tutelando consumatori e produttori la strada è lunga, ma percorribile.
Per questo è nato il Consorzio di Vermouth.

Il presidente del Consorzio, Roberto Bava, insieme al vicepresidente Matteo Bonoli dell’azienda Fratelli Branca, produttrice del Vermouth Carpano e al direttore Pierstefano Berta, ha ripercorso le tappe fondamentali del Consorzio, dalla sua nascita nel 2019 fino ad oggi.
«Siamo orgogliosi degli sforzi che sono stati portati avanti negli ultimi anni per valorizzare questa eccellenza piemontese senza tempo che rappresenta la nostra tradizione e le nostre origini piemontesi – sottolinea il presidente Bava – Il Vermouth di Torino è il primo prodotto enogastronomico piemontese entrato, già nel 1800, in diversi mercati internazionali, prima ancora di molti vini. Oggi è presente ed apprezzato in più di 80 mercati internazionali che riconoscono il suo pregio e la sua versatilità non solo in abbinamento ai cocktails ma anche per un suo consumo “puro”».

Le azioni intraprese negli anni scorsi stanno portando il giusto riconoscimento al Vermouth di Torino, sia in termini di notorietà che di vendite.
«A partire dal 2018 abbiamo avuto una crescita media annua nelle vendite del + 24,7 % – aggiunge Pierstefano Berta – Questo dimostra il grado di apprezzamento da parte del pubblico. Sono sempre più i locali che lo richiedono e che vogliono averne più di una tipologia. Tutto questo successo ha generato un giro d’affari notevole, partendo da 32 milioni di euro nel 2018 e chiudendo il 2024 con 172 milioni di euro».
Il Vermouth di Torino

Il Vermouth di Torino è il più famoso vino aromatizzato italiano, già apprezzato alla corte reale dei Savoia. Il suo nome deriva dal termine tedesco wermut che definisce l’Artemisia absinthium (assenzio maggiore), base aromatica principale nella sua preparazione. Dal 1400 i liquoristi torinesi iniziarono a distinguersi per la perizia nell’arte della distillazione fino a ottenere, già nel Settecento, grande fama anche oltre i confini italiani.
Nell’Ottocento e Novecento il Vermouth divenne famoso anche all’estero nelle sue due varianti bianco e rosso. Proprio dal capoluogo piemontese ha inizio lo sviluppo del Vermouth di Torino come lo conosciamo oggi, affascinante aperitivo conviviale. Nel corso degli anni si è assistito all’evoluzione delle tecniche di lavorazione: le nuove hanno affiancato le più antiche e la loro coesistenza continua ancora oggi a preservare e valorizzare la tradizionale produzione di questo prodotto.

E’ l’unico Vermouth a potersi fregiare dell’Indicazione Geografica concessa dall’Unione Europea.
Il Vermouth di Torino viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosso, Dry) e alla quantità di zucchero impiegata nella sua preparazione. Il disciplinare prevede anche la tipologia Vermouth di Torino Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe – oltre all’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte.
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