Un cognome famoso, Brass, per Italico, nato a Gorizia nel 1870 e morto a Venezia nel 1943, zio del famoso regista Tinto Brass. Egli fa della città lagunare la sua città d’elezione ed il suo soggetto preferito.
Italico Brass è stato un acclamato protagonista del panorama artistico internazionale nei primi decenni del Novecento e quasi dimenticato per oltre sessant’anni.
Secondo di sei figli nasce in una famiglia tutto sommato benestante: il padre era un commerciante di vini e desiderava che il pittore apprendesse la sua stessa “arte del commercio”. Sin dalla giovane età Italico Brass mostrò, però, una grande attenzione al mondo artistico ed una inclinazione che i genitori non poterono sottovalutare. Perciò, seppur con qualche reticenza, la famiglia gli permise di immergersi nel mondo artistico e di studiare l’arte pittorica all’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera, dove all’età di 16 anni il giovane artista venne seguito dal maestro Karl Raupp.

Fu un breve insegnamento, perché nel 1888 il pittore si spostò a Parigi e, grazie al sostegno finanziario di uno dei fratelli, proseguì gli studi nella città francese. Il soggiorno durò ben 7 anni, anni in cui la capitale francese, con i suoi fermenti ed innovazioni che la animavano e i tanti artisti che vi si incontravano, fu per lui uno straordinario luogo di formazione. In quegli anni il giovane Brass incontrò anche la sua futura sposa: Lina Rebecca Vidoff.
Poco dopo il matrimonio nel 1895, Italico decide di ritornare a Venezia, risiedendo dapprima a Chioggia e poi alla Giudecca e alle Zattere, per stabilirsi dal 1906 in Campo San Trovaso.
La carriera è ormai lanciata e partecipa a numerosi esposizioni: Parigi, le Biennali di Venezia, Brera, Torino, Milano e Roma. A livello internazionale esporrà a Monaco, Londra, Buenos Aires e Bruxelles. Partecipa al conflitto della Prima Guerra Mondiale realizzando studi e schizzi dal fronte, su incarico della Regia Marina e del Comando Supremo e, finita la guerra, ritorna ad esporre a Lima, Varsavia, Helsinki, Pittsburgh.

Nel 1942 riceve la medaglia d’oro dei Benemeriti delle Arti, per la sua capacità di rinnovare la pittura veneziana alle soglie del novecento. Nel 1918, a dimostrazione del suo attaccamento alla città, decide di restaurare l’Abbazia della Misericordia a Venezia, fortemente lesionata in guerra da un bombardamento, ricavando nella soffitta il suo studio oltre che sede della sua incredibile raccolta di opere, aperto ad amici ed intellettuali coinvolti nella vita culturale ed artistica veneziana.
Nei suoi dipinti l’artista guarda a Venezia senza precostituite gerarchie: «Il caffè Florian a Piazza San Marco – scrivono Giandomenico Romanelli e Pascalin Vatin, curatori della mostra che si terrà a Palazzo Loredan in Campo S. Stefano dal 29 settembre al 22 dicembre – ha la stessa dignità delle famiglie popolari e dei loro pic-nic al Lido, la processione a San Torvaso e la partita di calcio a sant’Elena, gli scaricatori di sale alle Zattere e i burattini a san Barnaba.
Evidente è l’interesse per alcune aree periferiche della città, dove gli interramenti delle barene e le aree verdi della città in via di sviluppo diventano soggetti amati, come i gruppi di “impiraperle” sedute a chiacchierare nel campiello di corte Colonna che attraggono la stessa attenzione della processione in pompa magna delle autorità ecclesiastiche verso il Redentore. Brass è cronista accurato, divertito e partecipe di ogni aspetto del quotidiano, pronto con le sue tavolette ad appuntare un volto, un gesto, una smorfia; oppure confuso tra la folla che assiste alle regate, rilevando lo sforzo dei campioni e la dinamicità di uno sport quasi esclusivamente veneziano».

È questo il motivo per cui la mostra sarà organizzata su una serie di visioni veneziane che Italico propone, quasi a suggerire nel percorso espositivo, una sorta di inedito itinerario della città. Tra regate, campielli animati, ponti di barche montati di anno in anno “campassi erbosi” e calli, con i suoi dipinti Brass ci accompagna nelle sale e nel catalogo, in una passeggiata sorprendente nella sua Venezia “con l’occhio ed il gusto di un uomo d’arte capace di innumerevoli variazioni sul tema, per una lettura sempre mutevole grazie al suo magico utilizzo dei colori, della luce, dell’acqua e dei cieli di cui è scrutatore geniale”.
L’esperienza di visita sarà resa unica anche dal profumo creato appositamente da The Merchant of Venice, marchio di profumeria artistica di lusso ispirato all’antica arte profumiera di Venezia e partner dell’evento, che per l’occasione ricreerà le atmosfere della città lagunare dei primi decenni del Novecento, tra suggestioni dannunziane e orientaliste. Allo stesso modo le celebri lampade in seta ideate dal contemporaneo Mariano Fortuny, altro simbolo della vivacità creativa, culturale e artistica della Venezia di inizio secolo, richiameranno gli ambienti dell’atelier di Brass e il gusto del tempo, grazie alla collaborazione della stessa ditta Fortuny, che ancora oggi perpetua le creazioni di Mariano e della moglie Henriette.

Main sponsor dell’esposizione è invece un’altra importante realtà veneziana: Majer, punto di riferimento per chi abita a Venezia con i suoi dieci punti vendita, di cui due ristoranti. La produzione di pane e pasticceria è artigianale; il caffè è torrefatto e confezionato ogni giorno. A sostenere l’evento anche Generali Italia, la cantina Biondelli Franciacorta e Siretessile di Treviso, mentre ad occuparsi del catalogo sarà l’azienda veneziana Lineadacqua.
Un’esposizione straordinaria promossa dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia e dall’editore Lineadacqua, dal 29 settembre al 12 dicembre 2023 a Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano, con un centinaio di opere, di cui molte inedite, che vi riporterà alla magica Venezia dei primi decenni del Novecento!

“E’ una Venezia oggi quasi impensabile…: quella di una realtà urbana, sociale, umana ancor viva di vita propria… Quelle che Brass ha consegnato alla memoria collettiva sono probabilmente le ultime immagini di una Venezia che apparteneva ancora ai veneziani, che non viveva – moriva – ancora di turismo”
G.M.P. 1991
di Elena VOLPATO