Il turismo enogastronomico, in questi difficili tempi, è risultato resiliente alla prova pandemica, pur nelle persistenti difficoltà, con lievi aumenti nel numero di imprese in quasi tutti i comparti, seppur a fronte del calo dei fatturati.
Così recita il nuovo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, di cui è autrice Roberta Garibaldi, ad di ENIT, ma soprattutto grande esperta di turismo enogastronomico e dovente universitaria, che presenta con dati aggiornati, la consistenza e il posizionamento dell’offerta eno-gastroturistica, evidenziando il potenziale inespresso di molti territori.
«Vi sono decisi segnali di ripresa dopo un biennio difficile – afferma l’autrice – L’obiettivo per il prossimo futuro è generare valore economico e nuove opportunità per le destinazioni, puntando su sostenibilità, innovazione ed esperienzialità».
Se si poteva pensare, in maniera superficiale, che questo comparto fosse “legato al futile”, bene, possiamo dire senza tema di smentite che emergono ben dieci nuove tendenze
LOCAL IS THE NEW GLOBAL
L’Italia ha confermato la sua leadership continentale per prodotti certificati, ben 814 a novembre 2021 (315 agroalimentari e 526 vinicoli), con tre nuovi prodotti IG nel 2021. Questo patrimonio esercita una forte capacità attrattiva sul turista enogastronomico, sempre più presente, e le aziende hanno potenziato sempre più l’offerta locale, valorizzando le materie prime locali di qualità e le produzioni di origine, formula per arrivare al successo.
LA CRESCITA DEL BIO
In Italia è aumentata costantemente, nell’ultimo decennio, la superficie destinata all’agricoltura biologica, con un tasso di crescita complessivo importante per la vite e per l’olivo. L’orientamento al biologico dimostrata dalle aziende del settore, rappresenta un valore aggiunto in ottica turistica, favorita dalla sensibilità dei viaggiatori verso questi temi.
IL VINO COME CATALIZZATORE DI PRENOTAZIONI
Il trono del turismo enogastronomico è occupato stabilmente dal vino, che ha fatto registrare nel biennio pandemico una crescita del 2% nel numero di aziende con coltivazione di uva e confermandosi un grande catalizzatore. Nel 2021, le proposte a tema enogastronomico più richieste nelle regioni italiane (in primis Toscana e Piemonte) hanno avuto il tema vino: degustazioni e tour in cantina.
LE POTENZIALITÀ DEI BIRRIFICI COME DESTINAZIONE TURISTICA
Il 2020 era stato l’anno nero per i birrifici artigianali italiani, con la perdita nei 12 mesi di 85 unità produttive (discesa da 841 a 756 tra micro-birrifici e brew pub), causata principalmente dal blocco dell’HoReca. E se nel 2021, in particolare nel primo semestre, è continuata la migrazione dei consumi dal fuori casa al contesto domestico, la crisi ha stimolato una riflessione sul possibile connubio tra turismo e birra, già sperimentato con successo in nazioni quali Germania, Belgio e Stati Uniti, dove c’è stato un vero boom: si tratta di un binomio con grandi potenzialità.
APRIRE LE STRADE A BICI ED ESCURSIONISTI
Ciclismo ed escursionismo: strade del vino e dei sapori presenti sul territorio nazionale hanno enormi potenzialità di crescita con la nuova mobilità sostenibile, realizzabile attraverso investimenti pubblici per la creazione di piste ciclabili e sentieri che portano il turista enogastro a scoprire, camminando o pedalando, gli angoli e le realtà più attraenti del territorio, utilizzando mappe digitali con relativi punti di interesse, tra cui cantine, malghe, fattorie e luoghi di ristoro e pernottamento.
SVOLTA DIGITAL PER I MUSEI DEL GUSTO
Sono 129 i Musei del Gusto in Italia, leader europeo davanti a Spagna (107) e Francia (88), ma soffriamo al tempo stesso per l’assenza di un museo di rilevanza nazionale, in grado di diventare elemento di richiamo per l’incoming estero.
I recenti annunci di musei nazionali del gusto potranno colmare questo gap. I poli museali legati ai prodotti tipici, se riconfigurati come spazi poli-funzionaliche possono favorire la scoperta del territorio, diventano punti di interesse e strumento di informazione per il visitatore, sempre più orientato verso un’offerta che metta in rete le “ricchezze” di un territorio. Esiste comunque un forte gap digitale: solo 36 musei su 129 hanno un proprio sito web e la visita virtuale, efficace per attrarre la successiva visita “in presenza.
CORSA AL PATRIMONIO UNESCO
Alla fine del 2021, la “cerca e cavatura del tartufo in Italia” è entrata a far parte dei patrimoni dell’Umanità. Dal riconoscimento della Dieta Mediterranea nel 2013, l’elenco è andato ampliandosi e consta oggi di 2 beni materiali e 4 immateriali legati all’enogastronomia, oltre che 3 città creative. Si tratta di un primato recente e favorito dagli sforzi profusi a livello nazionale e regionale nel sostenere le candidature, che nel frattempo si sono moltiplicate (Cucina italiana e Caffè espresso sono due tra le più autorevoli, la seconda purtroppo rimandata). Ottenere il riconoscimento UNESCO, per un territorio, comporta riconoscibilità e un forte richiamo turistico, ma anche la consapevolezza della tutela di quello che, a tutti gli effetti, si presenta come un patrimonio di interesse sociale.
UNA RISTORAZIONE IN DIFFICOLTÀ, MA ECLETTICA E VIVACE
In Italia, a fine del 2021, erano oltre 339mila le imprese di ristorazione attive, di cui il 58% era rappresentato da ristoranti e attività di ristorazione mobile. Il saldo negativo tra nuove imprese e cessazioni e il calo del fatturato indica che la crisi non è ancora passata, ma la crescita del numero di aziende (+1%) e la creazione di format innovativi e ibridi, con home delivery, degustazioni digitali e video-ricette con gli chef, temporary restaurant negli alberghi, ghost kitchen, “Food as a Service” e cene in presenza indica l’innegabile dinamismo di un settore alla ricerca di una pluridimensionalità.
AGRITURISMO, IL LUOGO DEL BENESSERE
La capacità di unire il benessere psico-fisico e il gusto, aggiungendovi l’amenità dei luoghi rurali, ha dato impulso al comparto agrituristico. È cresciuto il numero di aziende (+2% nel biennio 2019-20), in particolare quelle che offrono proposte di degustazione (+8%) e di altre attività, soprattutto all’aria aperta (+10%).
LA CAPACITÀ DI VALORIZZAZIONE DELLE GRANDI REGIONI DEL CENTRO-SUD
Le “mappe di competitività” elaborate nel Rapporto fanno emergere un’Italia che marcia a differenti velocità. Puglia, Campania e Sicilia sanno valorizzare le risorse enogastronomiche del territorio a fronte di un ambiente socioeconomico tendenzialmente meno favorevole rispetto alle grandi regioni produttive dell’Italia centro-settentrionale (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio). Qui le performance sono positive, ma non è una sorpresa. Le altre regioni, che hanno basso numero di aziende nei settori considerati, necessitando di “stimoli” settoriali e/o di più ampio respiro.
Il Rapporto Sul Turismo Enogastronomico Italiano, divenuto dal 2018 a oggi un documento di riferimento per le istituzioni e gli operatori a livello nazionale, regionale e locale, presenta analisi quanti-qualitative, ricerche inedite e contributi di autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, nazionali e internazionali, offrendo una panoramica a 360 gradi del turismo enogastronomico.