La dolce versilia, la vita spensierata degli anni ’60, notti bianche, musica, locali epici, come la Bussola.
È proprio al leggndario locale di Forte dei Marmi che il Comune di Seravezza e la Fondazione Terre Medicee presentano fino al 29 settembre 2024 la mostra
DIVISMO SPETTACOLO CULTURA (1950-1980) LA BUSSOLA DI BERNARDINI.
È una rassegna straordinaria che apre per la prima volta nella storia il ricchissimo archivio della Bussola e di Bussoladomani di Sergio Bernardini: documenti inediti, lettere autografe dei più importanti divi nazionali e internazionali di quel tempo, i primi contratti della neonata RAI che inizia le trasmissioni in esterna alla Bussola, fotografie inedite, locandine e dischi che rendono unico questo sterminato archivio che trova spazio in un allestimento suggestivo dove è stato ricostruito con tutti i pezzi originali anche l’ufficio dove Bernardini riceveva i suoi artisti.
Nei saloni del cinquecentesco Palazzo Mediceo e nel salone espositivo delle Scuderie Granducali, ad accompagnare i visitatori un percorso espositivo che si avvale di una serie di contributi multimediali inediti immagini, documenti e oggetti esposti, che rappresenta un’occasione unica per visitare trent’anni di divismo, spettacolo, cultura e società e dove le sorprese e le curiosità sono davvero tante.
Ventisei sezioni compongono la mostra nella quale si racconta della Bussola come uno dei luoghi che maggiormente contribuito al cambiamento dell’immaginario, delle sensibilità e dei gusti nazionali. Il visionario Bernardini, nelle innumerevoli stagioni portò in Italia, prima di chiunque altro, i più grandi nomi idello spettacolo e della musica mondiale come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Ray Charles, Aretha Franklin, Juliette Greco, Gilbert Becaud, Johnny Halliday, Charles Aznavour e lanciò figure italiane quali Mina e Adriano Celentano.
L’Italia che usciva dalla Seconda guerra mondiale non aveva un’idea chiara di cosa fosse il divertimento o l’aveva certamente smarrita; bisognava così ricominciare daccapo ma con forme nuove perché le forze armate americane avevano portato un modello di “entertainment” con cui era necessario misurarsi. Occorreva, quindi, un locale che diventasse un vero e proprio marchio dalle forti valenze simboliche, destinate a dare riconoscibilità e un senso di appartenenza a chi lo frequentava, e che riuscisse ad alimentare la propria notorietà per la fama artistica e per la popolarità dei divi che vi si esibivano.
La Bussola di Bernardini rappresentò tutto questo.
Nasceva iI divismo, come culto popolare, negli anni ’50 e ’60 vi fu una proliferazione di testate giornalistiche che avevano il solo obiettivo di soddisfare la morbosa curiosità di aneddoti e pettegolezzi che permette vano al nuovo lettore, e in parti colare alle nuove lettrici, di entra re nelle stanze segrete dei divi, di vederli nelle loro tratti sfavillanti ma anche in quelli più nascosti
La Bussola apre il 2 luglio 1955 con uno dei nomi di maggiore richiamo del momento, il giovane Renato Carosone che terminò la grande serata alle 4:30 per un grande successo.
È con questo primo episodio che ha inizio il percorso espositivo della mostra che, tra documenti e immagini, racconta della prima grande impresa di Bernardini che convinse Carosone e il suo formidabile quintetto guidato dall’istrioni co batterista Gegè Di Giacomo a lasciare il Carillon di Milano per suonare alla Bussola, con un cachet raddoppiato, da 90.000 a 160.000 a serata, una cifra da capogiro per quegli anni.
Nella sala dedicata al “Bussolotto”, un’altra delle grandi invenzioni di Sergio Bernardini, si trovano molti documenti, immagini e ritagli di giornali dell’epoca, che parlano di questo spazio “riservato” dove si esibivano artisti di grande qualità ed estremamente raffinati come Franco Cerri, Joao Gilberto, Carlo Loffredo, Chet Baker e Romano Mussolini, e le notti con Fred Buscaglione e Ni cola Arigliano e nomi emergenti del cabaret come i Gufi, Enzo Jannacci e Paolo Villaggio. Al Bussolotto Vittorio Gassman ambientò una nota scena del film “La Congiuntura”.
Nella sezione “Bussola on stage” la mostra racconta di Bernardini a Las Vegas dove incontrò il direttore artistico del Caesar Palace grazie all’amicizia che lo legava a Bruno Coquatrix, il proprietario dell’Olympia di Parigi. Dal viaggio negli USA Bernardini porta in Italia nomi di primissimo piano come Frankie Lane, Johnny Ray, al suo primo recital italiano, e i Platters. Gli Stati Uniti furono come una terra promessa per il “patron”.
Con i suoi numerosi viaggi riuscì a portare alla Bussola in diverse stagioni Frankie Avalon, Neil Sedaka e Paul Anka e per proseguire con i grandi nomi Ella Fitzgerald, Ray Charles e Aretha Franklin, fino ai “figli dei fiori” come Donovan, ai grandi interpreti come Sammy Davis Jr., e a comici come Jerry Lewis.
Il locale era uno dei palcoscenici più in vista del momento e questo consentì a Bernardini di creare un format dal nome “Bussola on stage”, programma itinerante che portava in tutto il paese i grandi artisti della sua scuderia.
Come pochi altri seppe colloquiare con artisti di grande lignaggio che portò in Italia con grande successo, come Josephine Baker nel 1969, Marlene Dietrich nel 1972 con un contratto milionario, e per la prima volta in Europa Ginger Rogers nel 1973,che decise di accettare la proposta dopo aver ricevuto le rassicurazioni di Frank Sinatra sulla credibilità dell’impresario.
Un capitolo della mostra è dedicato al grande trombettista Chet Baker, dopo averlo sentito suonare al Greenwich Village, Bernardini lo mise a contratto. Alle prese con gravi problemi di tossicodipendenza Baker era considerato un artista maledetto ma era particolarmente amato a Lucca. Ma la vicenda Toscana finì male per Baker che fu arrestato e condannato ad un anno e mezzo di carcere per abuso di stupefacenti. Dal carcere di San Giorgio, nel centro di Lucca, Baker suonò la sua musi ca dietro le sbarre divenendo così ancor più figura di culto per gli amanti del jazz.
Oltre agli Stati Uniti, anche la Francia fu luogo di riferimento per Bernardini: da Parigi arrivarono alla Bussola Juliette Greco e Sasha Distel, Maurice Chevalier inseguito per conto della Rai e, ancora, Gilbert Becaud, Da lida, Sylvie Vartan, Johnny Halliday, Mirelle Mathieu, An toine e soprattutto Charles Aznavour, presente a più riprese e suo amico personale.
Tra i capitoli più importanti della mostra dedicati ai grandi divi italiani di quegli anni si trovano le sezioni dedicate ad “Adriano Celentano”, a “Mina alla Bussola”, a “Gino Paoli” che nell’opuscolo che lo presentava veniva descritto come: “Pittore, scrittore, poeta, cantante è una delle personalità più strane ed inquietanti che sono apparse nell’ambiente della canzone”.
Anche il rapporto tra “Ornella Vanoni” e Bernardini è ampiamente documentato, così come in “De André alla Bussola” si racconta del primo concerto di De Andrè il 15 marzo 1975 cui erano presenti Gino Paoli, Paolo Villaggio, Lino Toffolo, Francesco De Gregori e Marco Ferreri.
Con “Vittorio Gassman” e la RAI Bernardini apre un capitolo importante, quello della trasmissione “Il mattatore”. Negli anni il rapporto tra Gassman e Bernardini si consolidò e si tradusse in altre collaborazioni televisive oltre che in una profonda amicizia.
Dagli anni ’50 agli anni ’80 è davvero infinito il panorama musicale e culturale della Bussola e di Bussoladomani come si racconta nella mostra di Seravezza. Bernardini riuscì a creare un mondo nuovo, un mondo a dimensione della sua lungimirante visione. Un mondo dove tutti ruotassero intorno e, come si potrà vedere visitando DIVISMO SPETTACOLO CULTURA (1950- 1980). LA BUSSOLA DI BERNARDINI, nessuno volle mancare perché quello era il centro della musica, della cultura e dello spettacolo mondiali.
Quello che era considerato il tempio del lusso borghese per eccellenza divenne anche oggetto della contestazione organizzata per il 31 dicembre 1968 da Potere Operaio, portando così la storia della bussola sulla stringente cronaca del tempo.
Ma il ’68 rimase un anno di straordinari successi con la presenza dei grandi nomi e dei nuovi, come la tournée italiana di Tom Jones, l’artista che Bernardini pagò di più per una sola serata.
Negli anni ’70 arrivano Lucio Battisti, Raffaella Carrà, Loredana Bertè e Mia Martini, Gabriella Ferri, Patti Pravo e Franco Califano, Claudio Baglioni e Riccardo Cocciante, Alighiero Noschese, Walter Chiari e Domenico Modugno. E poi, i Camaleonti, i Giganti, l’Equipe 84.
L’ultimo capitolo di questa storia, è esposto alle Scuderie Granducali, ed è dedicato a “Bussoladomani 1976-1982”. Il teatro tenda che fu realizzato da Cesare e Darix Togni per conto di Bernardini e che, viste le dimensioni, consentiva un drastico abbattimento dei prezzi dei biglietti di ingresso ai concerti. Anche in questo caso possiamo vedere la lungimiranza e la grande visionarietà che caratterizzano tutta la vicenda imprenditoriale di Bernardini: la creazione di un teatro tenda e la visione del concerto come luogo d’incontro aperto a tutti.
La mostra nei sei mesi di apertura sarà arricchita da numerosi appuntamenti collaterali che offriranno preziose occasioni di approfondimento: talk con ospiti di rilievo, concerti, cover e tutto quanto permetterà di conoscere, ricordare e scoprire la Bussola e la vicenda imprenditoriale e umana di Sergio Bernardini.
Fondazione Terre Medicee e Comune di Seravezza compiono con la produzione e la promozione di questa mostra un ulteriore significativo passo sul terreno di un’operazione culturale dai tanti risvolti: celebrare una figura di primo piano qual era Bernardini, riscoprire la storia della Versilia e dell’Italia dal dopoguerra agli anni Ottanta, ripercorrere gli anni ruggenti che hanno fatto di questa terra un palcoscenico di primo piano, ambìto dai più grandi artisti nazionali e internazionali.
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