Dal campo di battaglia del turismo, più che mai in primo piano in questa, a dir poco, anomala estate, arrivano notizie poco confortanti.

Adesso che l’estate raggiunge l’apice si stilano i primi bilanci dai quali emerge un primo, devastante dato, ossia il crollo degli arrivi dei turisti stranieri con conseguenze pesantissime sull’economia, soprattutto nel settore del lusso, che aveva proprio in una pletora di americani, russi, giapponesi, emiratini i migliori clienti.
Non serviva uno studio a cura di Confcommercio secondo il quale questa mancanza di flussi esteri ha sortito una mancata entrata di circa 14 miliardi di euro, nel trimestre “caldo” luglio, agosto e settembre, e più precisamente, conti fatti 13 miliardi e 734 milioni di euro, per capirlo, ma questo suffraga la sensazione, già nota a chi opera nel settore.
Confcommercio ha valutato l’80% circa in meno di presenze negli hotel a 5 stelle, che vivono soprattutto di ospiti stranieri, calati del 91,2% e rappresentano la componente principale della domanda. I principali repeater degli alberghi di lusso, secondo Federalberghi-Confcommercio, provengono infatti da Stati Uniti, Giappone, Russia, Australia, Brasile e Cina, tutti mercati chiusi da oltre 5 mesi durante i quali sono andati in fumo quasi 9 milioni di pernottamenti, quasi il 40% dei flussi che questi paesi generano ogni anno verso gli alberghi di lusso in Italia. La maggior sofferenza è per le città d’arte che, con la loro alta percentuale di internazionalizzazione, sono quelle che maggiormente richiamano i turisti dell’high end e mice.

Secondo lo studio, tra le grandi mete del turismo internazionale non vi sono solo capoluoghi di provincia e regione, ma anche città “minori”.
Ad esempio, Sorrento accoglie ogni anno 2,4 milioni di presenze straniere, pari all’88% del totale, Stresa 480mila (85% del totale), Taormina (900mila, 84%) e Montecatini Terme (1,2 milioni, 73%). Se mancano i turisti tutto l’indotto crolla di conseguenza, come ad esempio, la ristorazione.
Secondo Fipe- Confcommercio l’81,8% delle imprese classifica la stagione come negativa; questo a causa dell’assenza di turisti stranieri. La contrazione del turismo internazionale si traduce in una perdita di consumi nella ristorazione per 3 miliardi di euro nel trimestre. A destare le maggiori preoccupazioni tra gli operatori, particolarmente nel segmento luxury, è soprattutto la mancanza dei flussi turistici provenienti dagli Stati Uniti e dal Giappone.

Non è da meno il settore shopping del made in Italy, collegato al turismo, che rappresenta la terza voce di spesa dopo alloggio e ristorazione per gli ospiti. La loro assenza si tradurrà in una perdita di 5,7 miliardi. Per il settore abbigliamento e accessori Federmodaitalia- Confcommercio ha registrato nel 2019 uno scontrino medio di 861 euro. Preoccupa, in particolare, la mancanza di cinesi (28%), russi (12%) e americani (11%) che, insieme, rappresentavano oltre il 50% degli acquisti. Milano è al primo posto delle mete preferite dai tourist shopper con il 34% degli acquisti effettuati dagli stranieri in Italia, seguono Roma (20%), Firenze (10 %) e Venezia (6%).
Ma il mantra non era #andràtuttobene ?