Le Città Gemelle, le Twin Cities, si trovano in una zona incredibilmente ricca e diversificata tra skyline scenografici, luoghi per sport emozionanti, ristoranti rinomati, teatri e fiorenti birrifici artigianali.
Passeggiare tra la bellezza naturale di decine di sentieri, parchi e corsi d’acqua, come la catena dei laghi e il Missisippi, ma anche poter fare acquisti in boutique locali e nel più grande centro commerciale della nazione sono solo alcune delle attività che si possono fare qui, in MInnesota!

Il Mall of America, contiene anche un lunapark, e gli acquisti sono senza alcuna tassa su abbigliamento o calzature, un altro benefit notevole che offrono le due città gemelle, le Twin cities, appunto.
Le Twin cities: il Minnesota del Mississippi e delle 11 nazioni indigene
MInneapolis e St. Paul sono luoghi perfetti dai quali partire per iniziare a scoprire vita e usanze dei Nativi. Ad oggi, infatti, ci sono ben 11 nazioni autoctone sovrane in Minnesota.
Sette tribù sono Ojibwe e quattro Dakota.
Gli Ojibwe erano cacciatori, raccoglitori di riso selvatico (il loro cibo principale) e coltivatori di mais, mentre i Dakota costituiscono le tribù orientali e centrali della grande alleanza Sioux: parlano dialetti che vengono detti indifferentemente dakota, e si affiancano al gruppo più occidentale (e più famoso), formato dai Lakota Teton, i quali parlano invece appunto il dialetto lakota.

Gli indigeni chiamavano questo luogo Mni Sota Makoce, “Terra dove le acque riflettono le nuvole“, ed è ancora considerato spazio sacro, ricco di storie di creazione di origine Dakota, oltre che essere un luogo importante nella storia tradizionale Ojibwe (o Chippewa, così chiamati dai non nativi).
Presso la University of Minnesota nel Landscape Arboretum a Chaska, ad una trentina di km dal centro città si può approfondire la conoscenza di queste culture ancestrali.
Owamni: la cucina decolonizzata di Chef Sean Sherman
Sicuramente da non perdere è un’esperienza culinaria unica, all’Owamni by the Sioux di Chef Sean Sherman, ristorante con affaccio sul Mississippi River nella zona famosa per le St. Anthony Falls e l’iconico Stone Arc Bridge di Minneapolis. È qui che si possono assaporare piatti di autentica cucina tribale “decolonizzata”, come era alle origini, senza alcuna influenza occidentale.
Qui si onora la cucina di Sean Sherman, nativo della tribù Oglala Lakota, già premiato nel 2022 dalla James Beard Foundation, la massima autorità americana in campo gastronomico, quale nuovo miglior ristorante in U.S, ed ora anche vincitore del prestigioso premio “JuliaChildAward” conferitogli allo Smithsonian’s National Museum of American History a Washington.

Il premio viene assegnato ad una persona o gruppo di lavoro che abbia fatto una profonda e significativa differenza nel modo di cucinare, mangiare e bere in America. Sean ha dedicato la sua carriera a sostenere e promuovere i sistemi alimentari indigeni e la sovranità alimentare nativa. I ristoranti non rivestivano un ruolo dominante nell’infanzia di Sean Sherman, trascorsa nella riserva di Pine Ridge nel South Dakota.
Tutto è cambiato poco dopo che Sherman si trasferì nella città di Spearfish all’età di 12 anni. Da un inizio umile di cameriere e lavapiatti presso una steakhouse, ha lavorato nei ristoranti durante le scuole superiori e l’università, per poi preparare piatti della cucina francese, spagnola, giapponese e tante altre ancora come chef a Minneapolis.
Solo circa dieci anni fa però Sherman, si è reso conto che sebbene potesse cucinare con facilità centinaia di piatti europei, sapeva molto poco delle ricette Lakota. Cercando online, vedeva anche pochissimi ristoranti e libri di cucina dei nativi americani. Allora ha parlato con gli anziani, studiato libri di storia, imparato a identificare le piante selvatiche e poi ha sperimentato in cucina.

Il risultato? Owamni è stato il primo ristorante nativo del Minnesota, dove non solo si gustano piatti e ricette a base di ingredienti naturali in uso da secoli presso le tribù native indiane, ma si celebra il lavoro del cuoco, attivista e autore di libri di cucina, fondatore dei North American Traditional Indigenous Food Systems (NATIFS) dedicati alla vera essenza dell‘alimentazione dei nativi d’America, spoglia di qualsivoglia ingrediente o manipolazione in uso presso la popolazione dei colonizzatori “bianchi”.
Lo Chef dà la priorità agli acquisti da produttori alimentari indigeni a livello locale e nazionale. Ha rimosso ingredienti coloniali come farina di grano, zucchero di canna e prodotti lattiero-caseari ed è orgoglioso di presentare un’esperienza gastronomica decolonizzata.
Utilizza invece alimenti come selvaggina, pesci, uccelli e insetti, nonché piante selvatiche e varie eredità dei nativi americani.
Gli ingredienti sono locali, stagionali, biologici. conservati con metodi tradizionali adottati da Owamni (affumicatura, fermentazione, essiccazione) che, però, sono al passo con i tempi.
Il cibo proposto è allo stesso tempo precoloniale e moderno. Ci sono fagioli al forno con acero e bisonte brasato al cedro con aceto d’acero. Wojape, una salsa di bacche Lakota, viene servita con una crema di fagioli tepary e trota affumicata del Lago Superiore. Una ciotola di patate dolci a strisce, cosparse di olio al peperoncino, che pare essere il piatto preferito di Sherman..
Un piatto particolare è il manoomin, un riso selvatico raccolto a mano. L’unico posto al mondo in cui cresce è intorno ai Grandi Laghi. Fa parte della storia delle origini del popolo Ojibwe, che secoli fa migrò nell’entroterra dalla costa orientale, seguendo una profezia, viaggiando verso ovest finché non trovarono “il cibo che cresce sull’acqua”.
Il manoomin viene raccolto da una canoa, i suoi chicchi vengono staccati dalle teste degli steli di riso che crescono in acque poco profonde. Si dice chel manoomin sia il “primo cibo per un bambino quando può mangiare solido; l’ultimo cibo mangiato prima di passare nel mondo degli spiriti”.
Owamni, si trova in un parco sul fiume Mississippi, di fronte alle cascate St. Anthony dove l’acqua precipita per 15 metri. Un tempo qui vi era un villaggio Dakota, Owamniyomni, che in lingua significa “il luogo in cui cadevano acque vorticose”.

Se visitate questi luoghi in agosto, ogni anno per tre giorni si assiste al Wacipi, o pow wow, presso la Shakopee Medwakanton Sioux Community (SMSC) a Shakopee, a sud di Minneapolis. Una festa di colori spettacolari, suoni di tamburo e danze. Centinaia di danzatori nativi da tutti gli Stati Uniti e dal Canada si riuniscono qui per mostrare le loro abilità e celebrare la loro cultura. Un ultimo consiglio: non perdetevi il negozio di souvenir del centro!
È un’esperienza culturale che migliora la conoscenza e la comprensione del popolo Mdewakanton Dakota e della sua storia: una cultura che si intreccia con il suo ambiente naturale, colmando i suoi valori di lunga data con la scienza più recente per aiutare a proteggere e ripristinare zone umide, falde acquifere, praterie e foreste.

La Riserva SMSC ospita molti tetti verdi, che migliorano l’efficienza energetica, riducono il deflusso delle acque piovane e filtrano gli inquinanti.
La visita ad una delle più antiche città del Minnesota patria del popolo Dakota, tra cui la locale SMSC, Prior Lake, ed il soggiorno presso il Mystic Lake Casino Hotel a circa 5 km dal centro culturale non può mancare.
L’Upper Prior ed il Lower Prior, classificato come uno dei primi 10 laghi ricreativi più popolari, con 55 parchi ed una lunghezza di oltre 30 km, offre un sacco di spazio per godersi l’acqua e la spiaggia: è uno dei posti migliori per vivere in Minnesota.
Fondata nel 1891, Prior Lake è anche una delle più antiche città del Minnesota. Molto tempo prima, era la patria del popolo Dakota, tra cui la locale Shakopee Mdewakanton Sioux Community. Chiudete il tour ritornando alle Twin Cities.