
Bianco Natal, cantavamo da piccoli quando, in montagna a dicembre, era facile perdersi tra i cumoli di neve naturale che nascondeva i piccoli chalet e piegava gli alti abeti. Oggi le nostre alpi sembrano aver dimenticato il significato di “bianco natale” e a capodanno ci ritroviamo a sciare su strisce sempre più strette di neve artificiale circondati da un paesaggio brullo di un sottobosco asciutto e alberi che mostrano i loro scheletri invernali su prati marroni e fangosi. Viviamo in un’epoca in cui la consapevolezza dell’impatto delle nostre azioni sull’ambiente è evidente e condiziona la nostra vita e le nostre scelte. Oggi si scende in piazza in tutto il globo per chiedere ai governi, alle aziende e alle nostre città di attivare delle misure concrete per diminuire, se non azzerare, le emissioni di gas a effetto serra, principali colpevoli dei cambiamenti climatici.
Per chi si sentisse soldato di questa battaglia per scongiurare la desertificazione, tra le varie armi a disposizione, una delle più comuni nei grandi centri abitati è la mobilità condivisa; dal bike sharing al car sharing ma anche gli scooter e pesino i monopattini si trovano sui marciapiedi a disposizione del primo che li affitta. Riempiamo i nostri smartphone delle diverse app che ci permettono di poter noleggiare per qualche minuto o più, il primo mezzo di trasporto in condivisione che troviamo vicino a casa. Uscendo dai grandi centri però diventa complicato poter utilizzare questi mezzi e allora ci affidiamo a servizi come BlaBlaCar dove è possibile condividere i nostri viaggi con altri sconosciuti.
Non tutti però si fidano di questo servizio e non sempre si trova il passaggio per il tragitto richiesto. Ed ecco allora che nascono nuovi servizi come Bynd, il carsharing sicuro tra colleghi che diminuisce le auto sulle nostre strade nei momenti di punta. Nasce in Brasile questa applicazione di ridesharing che aiuta le aziende a facilitare il car pooling tra il personale, con l’obiettivo di ridurre la congestione urbana e l’inquinamento atmosferico.
(youtube video: https://www.youtube.com/watch?v=OwLLwa0HWmo)
Ma non solo; se guardiamo alla Danimarca, scopriamo il primo paese con una flotta di furgoni elettrici che restituisce energia alla rete elettrica. L’azienda di servizi pubblici del comune di Frederiksberg è infatti la prima al mondo ad utilizzare caricabatterie veicolo-rete (V2G) per i loro furgoni elettrici. V2G è un tipo di tecnologia che aiuta a stabilizzare la rete elettrica durante i picchi di carico utilizzando le batterie dei furgoni come fonte di energia quando non in uso. Questa ricarica bidirezionale è utile nelle prime ore serali, quando la domanda locale di energia elettrica è al massimo. Utilizzando i furgoni, quando sono parcheggiati e collegati come fonte di energia elettrica, si riduce la domanda di centrali elettriche per combustibili fossili inquinanti, riducendo così le emissioni di carbonio. L’azienda può anche generare ricavi dalla energia elettrica rivenduta alla rete.

E infine sempre guardando oltreconfine per poi tornare in Italia scopriamo che in Germania e in Svezia si stanno sperimentando le prima strada elettrificate dove camion elettrici, come filobus, viaggiano alimentati da una rete elettrica sospesa che corre lungo tutto il tragitto. Si chiama eHighway il futuro della A35 Milano-Brescia, la prima autostrada in Italia a prevedere una rete elettrica alimentata a energia solare, per i trasporti pesanti.
Camilla Campora – Editor