Marrakech è famosissima per la sua piazza Jamaa El Fna, una delle più note dell’Africa e cuore pulsante della Medina. Marrakech è un caleidoscopio di colori, sapori, profumi, rumori. I primi artisti ad esserne affascinati furono Delacroix e Matisse ma anche Majorelle, che acquistò qui un terreno, oggi trasformato in un giardino tropicale. Ma in questa città non è l’unico giardino degno di visita.
Un tempo città imperiale del Marocco Occidentale, oggi Marrakech è un importante centro economico per il paese, ricco di moschee, palazzi e giardini. La sua Medina è una cittadella medievale fortificata che risale ai tempi dell’impero berbero; camminare all’interno, tra le stradine labirintiche affollate, in mezzo ad un susseguirsi di souk che vendono stoffe, ceramiche, gioielli e tanto altro, è una vera gioia per gli occhi e non solo.

Le mura rosse della città, erette per volere di Ali ibn Yusuf nel 1122–1123 e vari edifici costruiti in questo periodo in pietra arenaria, le hanno fruttato il soprannome di “città rossa” o “città d’ocra”. Ma se volete un po’ di relax dopo la frenesia della piazza e dei souk, ecco che 4 importanti giardini nella città sono pronti ad accogliervi.
Marrakech e i suoi “giardini”
I Giardini Majorelle, un complesso di orti botanici e paesaggistici progettati dal pittore francese Majorelle nel 1931, durante il periodo coloniale erano, inizialmente palmeto a nord ovest della Medina. Acquistato nel 1922 dal pittore, divenne dapprima sede della sua villa in stile moresco e poi, grazie alla sua passione per le piante, un lussureggiante giardino impressionista, tropicale ispirato ai tradizionali giardini marocchini. Una cattedrale di forme e colori, ornato da fontane, laghetti, vasi in ceramica, sentieri, pergolati dove centinaia di uccelli nidificano.
Nel 1937 l’artista creò un colore con cui dipinse tutte le pareti della villa e tutto il giardino: il blu Majorelle, un blu oltremare /cobalto ma al tempo stesso intenso e chiaro. Abbandonati con la morte dell’artista nel 1962, questi spazi ritrovano vita grazie a Yves Saint Laurent e Pierre Bergè i quali, nel 1966, rimasero incantati da questo luogo.
«La mia gamma di colori era quella degli zellige (le piastrelle smaltate), delle djellaba e dei caftani. A questo Paese devo l’audacia del mio lavoro. Alle armonie forti, agli accostamenti arditi, al fervore creativo» disse Yves Saint Laurent, che acquistò il complesso nel 1980, decidendo poi di vivere nella villa, ribattezzata “Villa Oasis”.
Dopo la visita, concedetevi una pausa nel gradevole Café Majorelle, ombreggiato e rilassante, dove poter degustare le prelibatezze tipiche del Marocco, optando per una colazione, un pranzo o semplicemente una bevanda calda o fresca come il tipico tè alla menta, estremamente dissetante. Non a caso i beduini bevono tè quando si addentrano nel deserto.

Situati all’interno dei possedimenti che circondano il palazzo reale, un posto d’onore spetta ai Giardini Agdal o Aguedal, il cui significato deriva dalla lingua berbera: “prato racchiuso da mura”. La superficie occupata è di circa 400 ettari, conservata grazie ai sistemi di irrigazione sotterranea chiamati “khettera” che attingono acqua da bacini artificiali alimentati dalla catena montuosa dell’Atlante. Passeggiando sulle passerelle create, sarete circondati da filari di ulivi, melograni, aranci, albicocchi fichi e limoni. Un piccolo padiglione, conosciuto come Dar el-Hana, si trova accanto al grande lago artificiale, utilizzato un tempo per addestrare i militari al nuoto.
Non è meno affascinante il Giardino Segreto, le cui origini risalgono alla dinastia Saadiana, oltre 400 anni fa. Ricostruito a metà del XIX secolo per volere di un influente kaid delle montagne dell’Atlante, Le Jardin Secret è stato la dimora di alcune delle figure politiche più importanti del Marocco e di Marrakech e fa parte della grande tradizione dei maestosi palazzi arabo-andalusi e marocchini.

Dal punto di vista decorativo, si caratterizza per la grande presenza di tadelakt, rivestimento murale a base di calce brillante ed impermeabile, applicato su muri in mattoni e terra battuta. Lo zellij e il bejmat (piastrelle in argilla smaltata) di Fez, il legno di cedro intarsiato, gli stucchi scolpiti a mano e i disegni geometrici realizzati dai maestri decoratori mettono in risalto l’eccezionale abilità degli artigiani locali.
Gli spazi verdi del giardino si dividono in 2 aeree: quello esotico, ricco di piante provenienti da tutto il mondo, che incarna lo stesso modello di città giardino dall’epoca medievale sino agli inizi del Novecento e quello islamico restaurato seguendo il probabile impianto ottocentesco.
Strettamente legato alle strutture del riad, questo tipo di giardino era un’oasi di pace, dove abbandonarsi all’ozio e alla contemplazione, grazie all’ombra degli alberi e all’intimità dello spazio chiuso. Il quadripartito del giardino islamico (che si incontrava già nel VI secolo a.C. nei giardini persiani di Ciro il Grande, e in Marocco a cavallo del XII secolo), concepito per facilitare l’irrigazione dei terreni , ricorda la descrizione del paradiso narrata nel Corano. Il giardino è infatti una metafora del paradiso; è un luogo sacro, disposto secondo rigide regole geometriche, in cui l’ordine musulmano si impone sul selvaggio disordine della natura. Per godere della pace e serenità del luogo le due caffetterie presenti all’interno dei giardini offrono, oltre al tradizionale tè alla menta, panini, pizze e insalate, in aggiunta a frullati di frutta e verdura fresca, bevande calde e fredde e dolci fatti in casa.
Poco al di fuori delle mura della città vecchia, collegati con una strada lunga e diritta che parte dalla Kutubiya, troviamo invece i Giardini Menara, patrimonio dell’umanità dal 1985, sorgono nel luogo dove si trovava l’antico stagno “almohade”. Creati nel 1870, sono le zone verdi più famose di Marrakech anche se quando fa molto caldo non sono molto “piacevoli” da visitare. L’edificio centrale che presiede il lago, circondato da numerosi olivi non sufficienti però per proteggersi dal sole, fu costruito nel XVI secolo dalla dinastia Sa’diana e si dice che in passato fosse meta degli incontri amorosi dei sultani.
Dal 9 al 12 febbraio 2023 Marrakech ospiterà 1-54 Contemporary African Art Fair, la principale fiera d’arte internazionale dedicata all’arte contemporanea dall’Africa e dalla diaspora africana, un motivo in più per visitarla e visitare i suoi giardini!
Elena Volpato