Max Pezzali. Il ritorno degli anni 90!
“Tieni il tempo, con le gambe e con le mani”. Credo che i millenials, e tanti altri l’abbiano straballata, vissuta e cantata mille volte. Perché Max Pezzali è uno di loro. Uno che ha preso morsi la vita e l’ha resa divertente. Ha ucciso l’uomo ragno, si è ubriacato nei peggiori bar di Caracas prima che diventassero una pubblicità cercando a Nord Sud Ovest ed Est il senso della vita, ha capito che per un uomo essere amico di una donna significa un due di picche sicuro, che le vecchie diecimilalire di allora e i 10 euro di oggi non ti portano da nessuna parte. E potremmo continuare giocando con tanti testi delle sue canzoni che, al di là dell’apparente leggerezza del vivere e del fare musica, hanno segnato un’epoca e fatto almeno in piccola parte riflettere.

Max Pezzali e gli 883, una storia spezzata che riprende le fila proprio dagli anni ’90 che lui pubblicizza nel tour per sponsorizzare il suo libro, o viceversa. Non importa. Le regole del marketing non valgono per chi ha surfato nel cuore della notte facendo rotta per casa di Dio ben prima di Lucifer su Netflix.
Perché Max Pezzali da Pavia, città con due discoteche e 106 farmacie, ha cambiato la storia del linguaggio giovanile cantato e della musica pop italiana. E se ne facciano una ragione quelli che adesso osannano la trap e altri generi che nascono e muoiono in una estate, o gli emuli di David Bowie che piangono sangue a Sanremo perché altrimenti nessuno li degnerebbe di nota.
L’ultima prova di quanto Pezzali abbia ancora un suo pubblico che lo attendeva e lo ama, è stata la chiusura del tour estivo domenica sera al Castello degli Acaja a Fossano, un viaggio nel tempo di due ore e un quarto di musica dove il cantante ha riproposto in scaletta la maggior parte dei suoi più grandi successi tratti dai primi quattro album degli 883, più uno del 2000! in un crescendo di emozioni e ricordi.
Max Pezzali con i suoi 883 è stato la colonna sonora dell’infanzia e dell’inizio dell’adolescenza di molti dei presenti ed il concerto si è rivelato una vera e propria festa dove tutti hanno potuto cantare a squarciagola ogni singola canzone con un po’ di nostalgia nel cuore per quegli anni così belli. E stiamo parlando di un concerto che, sia pure nel rispetto dei limiti del distanziamento e delle regole COVID, ha trascinato tutti; un concerto che, in un altro periodo avrebbe visto i fans saltare, ballare, abbracciarsi, correre sotto al palco di Max Pezzali e cercare di stabilire un contatto. Perché la musica che ha segnato un’epoca vive di memoria fisica, di gesti, di riti. Un concerto trascinante ad alto impatto ritmico non si ferma all’ascolto ma deve poter essere vissuto quasi come un workout ginnico di cardio spinning.
Sul palco con Max una band energica composta da Ernesto Ghezzi alle tastiere, Giorgio Mastrocola alla chitarra ritmica, Andrea Torresani al basso, Giordano Colombo alla batteria e Davide Ferrario a chitarre, sintetizzatori e programmazioni. Ma oltre all’energia ad alto contenuto ritmico, ai medley incalzanti ci sono stati “momenti karaoke” e parti acustiche più intime. Momenti in cui il cantante si dona con animo aperto al pubblico e racconta dolcemente toccando le note dell’animo e della memoria.
Il live si è concluso con una standing ovation da parte dei tantissimi fan presenti e che hanno così celebrato quel decennio così importante e così amato.
Max “Sei un mito”. Ma “Senza averti qui” in questi anni la musica pop ha perso verve.