MORGAN regala una serata indimenticabile a Mondovì.
Morgan, istrionico, geniale, uno dei musicisti e dei critici musicali più attenti e preparati del nostro panorama musicale, è salito sul palco di Mondovì ieri sera, per il secondo appuntamento della stagione musicale all’aperto organizzata dal Comune in unione con la Fondazione “Piemonte dal vivo”.
C’era attesa, non si può negare. Perché Morgan è da sempre imprevedibile, tira fuori dal cappello o dai capelli quel gesto che renderà la serata unica ogni volta quella battuta fulminante, quel giudizio spiazzante che farà parlare. È stato così da sempre. Fin da quando con i Bluvertigo si è distinto per aver creato uno dei progetti più interessanti del pop-rock italiano degli ultimi trent’anni, un mix unico e immediatamente riconoscibile di elettronica e rock, citazioni classiche inserite con nonchalance in un sound internazionale ancora oggi decisamente innovativo.
Quando le strade dei Bluvertigo si sono divise (pur con molte rentrée) ha proseguito con progetti solisti, anche dedicati alla valorizzazione del repertorio italiano, dai cantautori alla grande musica. E ieri sera a Mondovì ha portato in scena “Il classico Morgan”, uno spettacolo in cui, accompagnato dall’Orchestra filarmonica italiana “Bartoletti” diretta dal maestro Stefano Corvino, ha gestito una serata in cui ha suonato brani del grande repertorio classico, talvolta rielaborati, per mettere in evidenza rimandi, analogie, collegamenti anche con la musica pop rock contemporanea, per dimostrare come la musica non abbia confini ed etichette, se non quelle che vogliamo forzatamente imporre.
Morgan non ha deluso. Elegante, i capelli ribelli, il cravattino nero e l’abito da orchestrale ha tenuto banco, ha affabulato, ha suonato con maestria e classe innata. Lui è così. Lo ami o lo odi, non ha mezze misure. È una di quelle figure che ti imbarazza perché la cultura superiore a volte ti mette a disagio, sai di non poter competere. Morgan sa essere intimo e intimista, o violento. Come la musica. Una battuta prima è dolce, melodiosa, le dita leggere che volano sulla tastiera e una battuta dopo è un’esplosione di ritmo, forza vitale, rabbia e violenza.
Una serata di grande impatto musicale, di spessore. Una di quelle serate che ti spiace quando terminano perché è stata un po’ come quelle lezioni universitarie dove il professore sa attraversare le materie contaminando e facendoti amare la sua spiegazione. Facendoti venir voglia di curiosità ulteriori, di approfondimenti e nuovi spunti.