Pelè

PELE’, PATRIMONIO STORICO SPORTIVO DELL’UMANITA’

Se il calcio non si fosse chiamato così avrebbe dovuto avere come nome Pelé,” scriveva Jorge Amado. Del calcio è stato indiscutibilmente “O Rey”, come lo soprannominarono i suo connazionali e, con lui, se ne va una parte importante di questo sport, quella a misura d’uomo e di campione.
Un monarca illuminato che ci ha regalato record e sogni.

Figlio d’arte di un calciatore che terminò la sua carriera a causa di un’infortunio al ginocchio, Dondinho, e di Maria Celeste Antares, Edson Arantes do Nascimento, questo il vero nome di Pelé, cresce a Bauru.

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Pelè e Diego Armando

Il padre gli suggerisce di giocare a calcio ma la povertà della famiglia non consente l’acquisto di un pallone. Edson all’età di 5 anni inizia a giocare  con un calzino o degli stracci riempiti con carta e legati da un laccio, oppure con i frutti del mango e, per avere qualche soldo in tasca, più avanti, pulisce scarpe. All’inizio non ama il suo soprannome, dato da una passione per il compagno di squadra del papà “Bilé” e dal suo errore di pronuncia, poiché Pelé pronunciava Pilé il nome del portiere.  

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1963 Pelè e Trapattoni

«Ero davvero orgoglioso di aver preso il nome da Thomas Edison e di voler essere chiamato Edson. Pensavo che Pelé suonasse orribile. Era un nome spazzatura. Edson sembrava molto più serio e importante” – affermò in un’intervista – Quando avevo tre o quattro anni, mio ​​padre Dondinho mi portava agli allenamenti del Vasco da Gama (polisportiva carioca n.d.r.). Ogni volta che potevo mi avvicinavo alla porta e giocavo, e ogni volta che riuscivo a fermare un tiro gridavo: “Bravo, Bilé!” o “Grande parata, Bilé!”

Quando ci siamo trasferiti a Bauru, un ragazzo – non ricordo chi – ha iniziato a prendermi in giro chiamandomi Pelé. Quindi, grazie a quel portiere Bilé e allo scherzo di un compagno di classe, sono diventato Pelé. Ora il mio nickname è noto in tutto il mondo e non mi dispiace poi così tanto».

Dopo gli esordi al Bauru, Pelé a 15 anni approda al Santos e qui gli viene assegnato un altro soprannome: Gasolina (benzina) , in onore di un cantante brasiliano ma, affermò Pelé: «Per fortuna non è durato».

E da qui il suo percorso e la sua vita cambiano. Fuoriclasse in tutto: destro, sinistro, velocità, dribbling e colpo di testa è stato atleta e calciatore del secolo, nessun altro ha avuto più spettatori di lui ed il suo volto è stato, anche dopo molti anni dal suo ritiro, tra i più popolari del pianeta.  E’ l’unico calciatore al mondo ad aver vinto 3 mondiali di calcio, ed il suo gol realizzato alla Svezia nella finale del 1958 è considerato il terzo più grande gol nella storia della coppa del mondo e primo tra quelli realizzati in una finale di campionato del mondo.

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Pelè sul set di “Fuga per la vittoria”

Al termine della carriera, nell’ottobre del 1977, diversamente da altri suoi colleghi, preferì non fare l’allenatore di calcio. Pubblica autobiografie, scrive musica tra cui la colonna del film “Pelé” e, nel 1981, recitò assieme ad altri celebri calciatori degli anni ‘60 e ‘70, a Michael Caine e Sylvester Stallone nel film che ricordiamo tutti Fuga per la vittoria”. Il suo impegno nel sociale viene premiato con la nomina nel 1992 di Ambasciatore per le Nazioni Unite per l’ecologia e l’ambiente e, nel 1995, propose una legge per ridurre la corruzione nel calcio brasiliano, nota come  “Legge Pelé”. Da anni lottava per l’educazione dei giovani contro l’uso di stupefacenti e contro le discriminazioni razziali e sessuali fuori e dentro il mondo sportivo.

Nel 2011 arriva la nomina:  l’ex fuoriclasse del Santos, Pelé, la stella del Barcellona Lionel Messi,  e l’ex punta del Real Madrid Hugo Sanchez furono dichiarati “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità” dai rispettivi paesi d’appartenenza. Un elettorato popolare formato da 327.496 persone provenienti da 72 paesi diversi assegnò il prestigioso titolo, che proviene dall’Ufficio internazionale del capitale culturale, che si occupa di individuare anche il classico patrimonio materiale, immateriale o naturale dell’umanità.

Pelè patrimonio dell’Umanità

La procedura d’elezione dei giocatori del ‘Patrimonio storico-sportivo dell’umanità’ di Argentina, Brasile e Messico è durata ben quattro mesi. L’Argentina ha preferito la Pulce a Diego Armando Maradona.

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Pelè con il presidente USA Richard Nixon

E’ stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altra persona: statisti e divi del cinema, è stato accolto da ‘Rey’ in 88 nazioni, ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e tre Papi.
In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perchè tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare.

Lo Scià di Persia, Reza Palhavi  lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui,
Le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perchè avevano saputo che la Perla Nera si trovava quel giorno nella città-colonia.
In Colombia Pelé fu espulso durante una partita. La folla invase il campo costringendo l’arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla tornò disciplinatamente sugli spalti.  

«Sono conosciuto più di Gesù Cristo – disse anni fa in un’intervista all’ANSA attirando su di se’ alcune critiche, ma lui spiegò – anche se è una cosa blasfema c’e’ una logica. Io sono cattolico e so cosa significhi Gesù con i suoi valori.  Ma il mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia , ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare…».

L’importanza e la grandezza di Pelé hanno dimensioni che vanno dall’estetica dei suoi gesti sportivi alla longevità della sua fama, fino all’impatto che la sua figura ha avuto nell’affermazione del calcio come fenomeno mondiale e nell’evoluzione della società brasiliana.

Lo lasciamo al suo ultimo cammino con le parole della famiglia: “Nel suo viaggio, Edson, ha incantato il mondo con il suo genio nello sport, fermato una guerra, realizzato opere sociali in tutto il mondo e diffuso quella che più credeva essere la cura per tutti i nostri problemi: l’amore“.

Grazie Edson, buon viaggio e che la terra ti sia lieve, aggiungiamo noi!

Elena Volpato

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