Philadelphia: tanti motivi per visitarla.
Ora che i vaccini COVID-19 sono stati distribuiti e la maggior parte delle persone ha potuto averne accesso, è il momento di ricominciare a vivere l’America. I Meeting Planners e i Convention Bureau sono ai blocchi di partenza per mettere a punto sistemi di sicurezza che permettano un lento ritorno alla normalità.
Philadelphia, che da sempre rappresenta una delle mete più turisticamente ambite sia da chi cerca un’escapade sia per chi tratta eventi e congressi, ha dotato il proprio aereoporto di centri per i test rapidi, in modo da certificare l’immediata negatività e dare la possibilità a chi arriva e parte di avere un certificato di immunità che consenta una gestione facile delle attività. American Airlines ha ripreso i voli dall’Italia, per cui è il momento di tornare a raccontare le novità di una città che si è sempre saputa proporre con intelligenza e fascino.
Nash, decano emerito al Jefferson College of Population Health, aveva ammesso nel corso di un dibattito a dicembre di non avere una sfera di cristallo, e aveva predetto che i grandi eventi di persona avrebbero potuto tornare con misure di sicurezza migliorate solo nell’ultimo trimestre 2021 quando la maggior parte delle persone che lo desideravano sarebbero state vaccinate, benché sempre nel mantenimento di cene servite e non buffet, in spazi che consentano il distanziamento e non l’affollamento, con mascherine e gel lavamani ancora protagonisti.
I tempi lo hanno anticipato, e Philadelphia ha riaperto, sia pure parzialmente. E soprattutto sta dando vita a una serie di iniziative che la rilanciano come meta da vivere sia in presenza che virtualmente.
Perché se c’è una città che negli States appartiene all’immaginario collettivo senza saperlo, quella è Philadelphia, la città dell’amore fraterno e universale, delle lotte per i diritti umani, della dichiarazione d’indipendenza, di alcuni tra i più grandi blockbusters della storia del cinema. E se la Liberty Bell, la campana che tintinnò per sancire la lettura della Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776 oggi sta silenziosa al fondo del trail, ben altra musica risuona nei parchi e lungo la scalinata che Rocky aggredì in una corsa folle alla ricerca della forma perfetta prima di scontrarsi con Apollo Creed nel film che ha cambiato la vita della città.
Philly, come viene chiamata in modo amichevole da tutti coloro che ne hanno vissuto lo spirito silenziosamente ribelle e anticonformista è una città di contrasti e di grandi storie, di arte e natura, di mode che scardinano le tradizioni, di cultura e innovazione. Posta in posizione perfetta sulla costa atlantica, è il centro ideale per un viaggio negli States.
Arrivati sulla riva occidentale del fiume Delaware, dove fu fondata nel 1682 dal quacchero William Penn cui deve il nome, la prima impressione che si prova è di trovarsi in una città “a misura d’uomo”. Philly è una “boutique city” benché la sua popolazione tra area urbana e suburbana raggiunga i 6 milioni di abitanti.
A Philadelphia ogni persona trova il proprio percorso per giornate piene di interessi. Dalla storia, con la Liberty Bell, la campana più famosa del mondo che suonò l’8 luglio 1776 per radunare i cittadini in occasione della lettura della Dichiarazione di Indipendenza al primo posto insieme alla Independence Hall, dove è stata scritta la Dichiarazione di Indipendenza e dove è stata discussa ed adottata anche la Costituzione degli Stati Uniti edificio dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Oppure alla scienza, con il Franklin Institute Science Museum ed una esposizione che raduna praticamente ogni ambito della scienza come voluto da Ben Franklin, il suo fondatore. Oggi nel museo si trovano mostre interattive, un labirinto di specchi, un cuore umano di dimensioni enormi che i bambini possono attraversare per scoprire il percorso del sangue nel corpo umano. E poi ancora manufatti culturali, fenomeni naturali e clima.
Ma è soprattutto l’arte che trova in Philadelphia la sua città di elezione, con la Barnes Foundation, un museo particolarissimo che fa invidia al Quai d’Orsay di Parigi per la ricchissima collezione di arte impressionista e un catalogo che annovera 67 Cézanne, 181 Renoir, oltre a 7 Van Gogh, 46 Picasso, 59 Matisse e molto, molto altro distribuiti in ordine sparso, non cronologico né filologico ma, appunto, vitale, con pareti letteralmente coperte da tele e cornici. Il museo infatti segue lo spirito voluto da Barnes e sua moglie nella loro villa, prima che gli spazi diventassero troppo angusti e nel duemila la collazione venisse trasferita nel nuovo edificio in pietra del Negev sul Museum Mile della città. E quindi, ecco che i capolavori sono distribuiti in ordine sparso, non cronologico né filologico ma, appunto, vitale, con pareti letteralmente coperte da tele e cornici, in base al gusto dei proprietari originali che accostavano le tele e le opere in base al loro gusto e alle caratteristiche “scientifiche” delle stesse.
Albert C. Barnes infatti, non era un critico o un mecenate, ma una persona di umili origini che fece fortuna a fine ‘800 grazie a un farmaco contro la cecità infantile; dalla disponibilità economica nacque il suo interesse artistico, la sua passione per le opere oggi contenute nel museo e le sue ricerche in Francia dove inviò suoi fiduciari giungendo fino a ingaggiare Matisse per dipingere un murale nella sua villa di campagna a Merion. E il suo museo rispecchia il suo spirito di ricerca e di curiosità.
La Barnes Foundation di Philadelphia in questi mesi comunque non sta ferma. E offre una serie di viste virtuali con storici dell’arte che parlano un perfetto italiano e ti coinvolgono in spiegazioni mai banali, interessanti e coinvolgenti. Il museo virtuale e la visita tramite schermo permette al critico che fa da guida tutta una serie di attività ancora più immersive e coinvolgenti rispetto alla visita reale, come quella di disegnare sulle tele e far vedere le caratteristiche di ognuna, mettere in rilievo le linee di disegno, i colori usati dall’artista. La visita virtuale è una delle esperienze più belle in questo periodo di pandemia.
Nel ritorno ad una normalità imminente, ovviamente chi decidesse di prendere un aereo e volare in una delle città più intriganti degli Usa, Philadelphia ha creato, per visitare quasi tutte le sue attrazioni, il The Philadelphia Pass, un carnet che consente di utilizzare tre giorni di ingressi e risparmiare, in funzione delle visite, fino al 55% sul costo dei biglietti.
Ovviamente a Philadelphia esistono hotel e ristoranti per tutte le tasche e per tutti i gusti. Ma certamente, chi la visita non può saltare l’ottima cucina locale a prezzi popolari, ovvero una sosta al Reading Terminal Market, una visita obbligata. Amato da gente del posto e turisti, questo storico mercato coperto ospita oltre 80 venditori che offrono una straordinaria varietà di cibo, con alcuni di loro che operano nello stesso modo in cui lo facevano quando il mercato aprì nel 1892.
La nostra personale selezione Philadelphia include il Roast Pork Sandwich da DiNic’s, il famoso arrosto di maiale di DiNic, votato “Best Sandwich in America” da Travel Channel. Il negozio di quarta generazione costruisce il suo sandwich con carne di maiale arrosto affettata sottile, foderando il lungo rotolo con il provolone e condito con verde brillante di broccoli tritati. Chi ama le spezie, opta per longhots alla griglia -peperoncino verde lungo! La popolarità del posto può significare lunghe code, ma vale la pena aspettare.
Per gli amanti dell’happy hour, la città ha bar rinomati dove il Cosmopolitan la fa da padrone con la sua storia, ma dove altresì i barman hanno imparato l’arte di accogliere e preparare cocktail internazionali di assoluto rilievo.
La vita, il turismo, il mondo degli eventi e dei congressi sta tornando alla normalità. Nulla sarebbe più indicato di un volo verso Philly per gustare il piacere di ritrovare l’esperienza di un turismo che riconcilia con l’arte, il gusto, la storia. Philadelphia è un caleidoscopio meraviglioso. Chi non l’ha ancora vista dovrebbe farlo perché è una di quelle città che non si può non aver visto. E chi invece già l’ha visitata, dovrebbe tornare per scoprirla sotto una luce nuova.