Fano

Pietro Perugino a Fano, ‘Primus pictor in orbe’: la mostra-dossier al Palazzo Malatestiano

Fano è conosciuta ai più come meta turistica per il bel mare, le spiagge sabbiose, il buon cibo, la pace e la tranquillità. Fano, città della Fortuna “Fanum Fortunae” in onore del Tempio dedicato alla Dea Fortuna e costruito nella città in epoca romana, è anche la città in cui rivive la Roma del passato, che ospita il Carnevale più antico d’Italia e che porta avanti le tradizioni dei suoi pescatori.
Ma, soprattutto, è la città della Pala di Durante, detta anche Pala di Fano.

Fano celebra la Pala di Durante del “Perugino”

La città delle Marche, vede l’impero Romano molto presente nei suoi monumenti e nelle strade. L’Arco d’Augusto è la porta di accesso alla città situato nel punto in cui l’antica via Flaminia, in corrispondenza delle mura cittadine, s’innestava nel decumano massimo, segnandone l’inizio.

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Particolare della Pala del Perugino

Da sempre uno dei simboli della città, fu in epoca romana la principale porta d’accesso alla Colonia Julia Fanestris, in memoria della vittoria di Roma sul generale cartaginese Asdrubale Barca. Realizzata esternamente in blocchi squadrati di pietra d’Istria, la Porta d’Augusto ha molte affinità stilistiche con le porte augustee di Spello, di Aosta e con quella di Authon in Provenza.

Ad abbellire il cuore della città la cosiddetta “Fontana della Fortuna”, una fontana ottagonale, di stile rinascimentale risalente al 1552, successivamente abbellita con una statua raffigurante la dea Fortuna, a ricordo di quella divinità che ebbe un tempio a lei dedicato, quel “fanum” che diede il nome alla città.

È comunque il Palazzo Malatestiano il fulcro del nostro interesse artistico, è qui infatti ad essere ospitata la mostra che consente di vedere, dopo un grande lavoro di restauro, la Pala di Durante. Opera identitaria per Fano, conosciuta anche come Pala di Fano, dipinta da Pietro Perugino, il più grande maestro del suo tempo. Restituita allo splendore perduto, è testimone di un evento senza precedenti, un’occasione unica per ammirare da vicino un’opera straordinaria, guardandola con occhi nuovi.

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Esposta al pubblico fino al 7 aprile 2024 presso la sala Morganti del Palazzo, è un ritorno importante e atteso. Il restauro condotto da un laboratorio di eccellenza, quale l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, celebra i cinque secoli dalla morte di Pietro Vannucci, universalmente noto come Pietro Perugino. ‘Primus pictor in orbe’: ‘primo pittore al mondo’ così viene descritto Perugino nel contratto del 1488 che lo portava a lavorare a Fano dove avrebbe realizzato due opere eminenti: la Madonna con il bambino in trono e i santi Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e la Maddalena, detta Pala di Durante, e l’Annunciazione. La Pala, dipinta a olio su tavola, fu eseguita per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nuova di San Lazzaro e fu realizzata a più riprese, tra il 1488 e il 1497.

È così detta grazie al nome che compare nell’iscrizione sul piedistallo ai piedi della Vergine: Durante di Giovanni Vianuti, che nel 1485 fece un lascito ai frati Minori Osservanti, il cui convento venne più tardi trasferito nell’attuale sede della chiesa di Santa Maria Nuova. Il pannello principale raffigura la Madonna con il Bambino seduta su un alto trono con ai lati i santi. Il gruppo è disposto all’ombra di un chiostro rinascimentale, aperto sullo sfondo verso un luminoso paesaggio collinare.

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Partcolare della Pala del Perugino

A completamento della Pala, una lunetta con Cristo in Pietà tra i dolenti e santi Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea e una predella con cinque Storie della vita della Vergine, alla cui realizzazione o progettazione grafica si ritiene  abbia collaborato il più geniale allievo di Perugino e futuro protagonista della scena artistica, Raffaello Sanzio, allora appena quattordicenne. Il percorso espositivo, e le sue ricostruzioni virtuali e riproduzioni, raccontano i momenti che comprendono l’attività fanese quando Perugino era all’apice della carriera e, dopo il successo della direzione del cantiere sistino in Vaticano, lavorava a un ritmo vorticoso che imponeva il riutilizzo di invenzioni fortunate, con variazioni più e meno significative e con l’aiuto di collaboratori.

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La mostra

Sandra Rossi, funzionaria Storica dell’arte, Direttore del Settore Restauro dipinti su tela e tavola dell’Opificio delle Pietre Dure, curatore del restauro, racconta: «Nel 2021, quando ho assunto la direzione del Settore di restauro dei dipinti mobili all’Opificio, ho trovato, come se mi aspettasse, questa straordinaria opera del Perugino. Le sue condizioni erano già state indagate con la massima cura dai miei colleghi, pertanto si era nella situazione migliore per intervenire.

Con l’allora Soprintendente Marco Ciatti abbiamo quindi definito il progetto di restauro ed i lavori sono immediatamente iniziati. Sono stati giorni di grande entusiasmo e di aspettative di conoscenza, poi confermate dalle importanti novità emerse sui materiali, sulle tecniche pittoriche, sull’organizzazione della bottega di Perugino e sui suoi collaboratori attivi in quell’amata città di Fano, dove al celebre artista piaceva anche soggiornare».

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La curatrice della mostra Anna Maria Ambrosini Massari

. La curatrice della mostra Anna Maria Ambrosini Massari sottolinea: «Abbiamo voluto chiamarla mostra-dossier, perché consente di mettere insieme un’operazione intorno ad un’opera che unisce tanti aspetti, riflessioni e importanti novità emerse grazie al restauro. La protagonista è la Pala, che si potrà ammirare eccezionalmente con le sue tre parti posizionate ad altezza d’uomo, compresa la vista del retro della tavola centrale che ha significative annotazioni».

Il monumentale Palazzo Malatestiano, voluto da Pandolfo III Malatesti, è stato edificato nella prima metà del Quattrocento. Si accede alla struttura da Piazza XX Settembre, attraversando l’antico Arco Borgia-Cybo ed oltrepassando l’androne. Prima di proseguire lungo lo scalone, l’occhio è rapito dalla bellezza della prospiciente Corte Malatestiana.

Questa corte fanese dei Malatesti (insieme con la scomparsa villa-castello extraurbana di Caminate) è stata al centro della vita politica, artistica e culturale della città per oltre un secolo. Cornice ideale per spettacoli musicali e teatrali, dal 1954 è sede durante l’estate di rappresentazioni liriche e di prosa, di concerti e balletti che hanno visto alternarsi nomi prestigiosi e giovani promesse in opere classiche e moderne. Quale scenario migliore per ospitare un evento così prestigioso?

Elena VOLPATO

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