Sam Smith accende Torino con un concerto-proclama che esalta le differenze e l’accettazione di sé stessi.
Prima di parlare del (bellissimo) concerto, vale la pena raccontarne il senso, che è un piccolo Bignami in musica di quanto sia importante capire il senso della propria esistenza.
In conferenza stampa, Sam Smith aveva detto “La musica è la parte più vulnerabile di me, il diario dei miei pensieri oscuri e Gloria (che dà anche il titolo al tour) è una liberazione emotiva, spirituale e sessuale: il mio inno d’amore queer”.
Sam Smith si racconta senza veli prima della scena: “Dopo una vita in guerra con il mio genere, ho deciso di accogliermi per quello che sono, dentro e fuori. Mi sono sempre sentito non conforme, non-binary. Durante le interviste mi ritrovavo ogni giorno a dover raccontare la mia storia rendendomi conto che la narrazione creata attorno al mio personaggio era solo una piccola parte di chi sono realmente”.
E continua in una analisi lucida dicendo che “Il successo mi ha fatto perdere il ragazzo che amavo e ha chiaramente cambiato la mia vita anche in peggio perché non posso più essere quello di prima, posso girare meno. La famiglia ha sofferto del successo, i miei genitori si sono separati. Potendo tornare indietro non so se rifarei lo stesso percorso”.
E anche a Torino, ha dato vita a una performance incredibilmente ricca di significati espliciti. La scena, costruita intorno a una gigantesca statua di Afrodite, la dea dell’amore, è stata teatro di uno show diviso in tre parti, dedicate a Amore, Bellezza, e …Sesso! Tutto ovviamente esagerato, com’è nello stile di Sam Smith, capace di emergere dal popò di Afrodite con un cappellino da marinaio e un corsetto di paiettes da far invidia a un torero col traje de luz per cominciare il concerto con Stay With Me.
Il suo toro da domare sono i fantasmi e le contraddizioni di una società che disegna tutti perfetti, mentre lui incarna l’imperfezione fatta vita, la gioia di ritrovarsi e accettarsi “anche se gay, anche se imperfetti fisicamente” come lui e il suo coro di 3 cantanti non proprio filiformi come li vorrebbero le copertine patinate.
Lo show è entusiasmante come da tempo non se ne vedevano. Ritmo, cambi di scena, un intenso gioco di luci, e una capacità musicale e di tenere il palco straordinaria. Sam Smith ha messo in scena un ’cabaret gay’ -così lo ha voluto definire- dove non c’è spazio per le allusioni. Tutto è esibito in scena, non ci sono inibizioni, tutto è esplicito e assolutamente “normale” per lui ed il gruppo.
SAM SMITH: entusiasmante icona dell’eccesso.
Durante il concerto, Sam scivola sulle forme di Afrodite, inseguito dal suo corpo di ballo, canta con una voce perfetta e riconoscibilissima che gli ha fatto vincere l’Oscar nel 2016 con ’Writing’s on the wall’ la track di 007 Spectre, balla e sembra sempre andare oltre, mentre è capace di fermarsi un attimo prima del “troppo”, come ad esempio sul finale, quando in Unholy censura con un bip la parola “shit” esplicita nel disco.
Il concerto è una serie di omaggi a icone musicali e non solo. C’è la Des’ree di I’m kissing you, ovviamente non può mancare Madonna con Human Nature e poi ancora Donna Summer, I feel love.
Le scene ripercorrono le provocazioni di genere, con Sam che cambia abito, finisce in perizoma e calze a rete, entra in una scatola in cui in un gioco di ombre e di luci è esplicito il movimento che non racconta solo più una danza!
E poi si arriva al gran finale, appunto con Unholy, dove sui maxischermi appare Kim Petras e Sam dirige un inferno vestito da diavolo tra fiamme vere che avvolgono l’intero palco prima di scomparire con l’ultimo colpo di scena, tra le fiamme.
Un successo travolgente. Un pubblico entusiasta fatto da giovanissimi, famiglie, persone più avanti con gli anni che forse non ti aspetteresti e invece hanno applaudito e cantato come teenagers. La audience era indefinibile per genere, età, sesso, look, dimostrando di aver capito il messaggio di uno showman umano come pochi che il giorno prima a Bologna aveva dato una lezione di stile al Boss.
Mentre Bruce Springsteen infatti si era bellamente disinteressato di quanto gli accadeva intorno e non aveva rivolto una sola parola di conforto alle popolazioni dell’Emilia, Sam Smith aveva aperto la tappa nel capoluogo emiliano dicendo «Ciao Bologna, grazie di essere qui stasera, che bello vedere tutti i vostri volti, sappiamo che sono state giornate molto difficili per voi. Questa sera sarà uno show di amore e felicità e spero che possiate alleviare un poco la pesantezza delle ultime ore».
Anche questo è stile, classe, amore. Universale.
La fotogallery della serata è a cura di Renata Roattino @Jhonninaphoto