Ferdinando Scianna: una mostra antologica che ripercorre cinquant’anni di vita e di scoperte di un grande fotografo e intellettuale. “
“Io guardo in bianco e nero, penso in bianco e nero. Il sole mi interessa soltanto perché fa ombra. Io vedo e compongo a partire dall’ombra”
Le parole di Ferdinando Scianna ci accompagnano lungo tutto il percorso espositivo della mostra e la stessa audioguida è “animata” dalla sua stessa voce che stabilisce un rapporto diretto con il visitatore; un racconto parallelo dove Scianna parla di sé attraverso le varie isole tematiche che segnano i momenti della sua vita di fotografo, reporter, scrittore, intellettuale che non ha mai smesso di indagare la vita grazie agli infiniti scatti e ai molteplici scritti.
Lo dice lui stesso nel libro “Autoritratto di un fotografo”: «Il mondo, la vita, le persone mi appassionano. Li fotografo per cercare di conoscerli, per conoscermi per esprimere i pensieri, i sentimenti che mi suscitano. Per conservare una traccia. Per me la fotografia è racconto e memoria».

Bagheria, amato-odiato paese dove è nato, è anche il luogo dell’anima, dove inizia a fotografare a 17 anni e continua sempre ogni qualvolta ritorna. E dice anche che “ha cominciato a fotografare perché la Sicilia era là”. «In un rapporto ossessivo di amore-disamore, Scianna è un siciliano che va via dalla Sicilia, tra andare e tornare, brucianti nostalgie e amari ritorni-soggiorni per fuggire di nuovo.
«Si cerca di dimenticare la Sicilia(..)esplorando il mondo, per poi scoprire che lo sguardo che posi sul mondo è inequivocabilmente quello dei tuoi occhi di siciliano».
Il percorso di visita accompagnato dai commenti di Scianna apre le porte del suo mondo fatto di ricordi, storie e scoperte.
Il giorno della sua nascita nel 1943, proprio quel giorno, la mamma si era presa uno spavento per una bomba esplosa lì vicino casa, e ci fu gran preoccupazione e tramestio tra le comari che l’assistevano perché non poteva dare al figlio appena nato il suo “latte spaventato”. Così risolsero di farle allattare un cucciolino di cane appena nato per liberarla di tutto il latte “pericoloso” per il neonato.

E’ sempre la Sicilia ad offrirgli prezioso materiale in fatto di feste religiose, pellegrinaggi e cortei e a soli 21 anni grazie a Leonardo Sciascia pubblica il suo primo libro “Feste religiose in Sicilia” divenuto raro e prezioso nel tempo. E qui si apre un capitolo fondamentale della vita di Scianna, l’amicizia con Sciascia che per lui è stato padre, mentore e maestro. Una amicizia durata venti anni come testimoniano oltre un migliaio di fotografie per lo più inedite, scattate a casa di Sciascia a Racalmuto e nei molti viaggi fatti insieme, fino a creare un album di famiglia con una dimensione tutta privata.
Scianna dice «…a vent’anni avevo trovato la persona chiave nella mia vita” – e tale è rimasta – “..finchè non mi ha fatto l’offesa terribile di morire…».
Una parte delle foto di questi venti eccezionali anni sono racchiuse nel libro Scianna fotografa Sciascia. Altri libri sono nati dal lavoro comune “Les Siciliens” “La villa dei mostri” “Ore di Spagna” perché scrittura e fotografia non si sono mai escluse e il libro resta la sua forma preferita di comunicazione. Nei suoi libri di fotografia sono ospitati i testi di grandi scrittori, così come sue personali riflessioni sul fotografare e sui fotografi ricercando sempre più un rapporto di integrazione tra parola e immagine.
Passeggiamo lungo un percorso di 200 fotografie in bianco e nero, attraverso cinquant’anni di vita e carriera di Scianna divisi in varie isole tematiche che parlano di aspetti della vita umana, di matrimoni, di guerra, di moda, di persone e comunità. E tutte queste immagini sono racconti, viaggi e patrimonio della memoria di chi guarda.
«Come fotografo – dice Scianna – il mio maestro è stato Henri Cartier-Bresson (che, primo italiano, lo invita ad entrare nella Agenzia Magnum nel 1982) secondo il quale il fotografo deve essere solo testimone invisibile e che mai interviene per modificare la realtà che legge e interpreta. Le foto mostrano e non dimostrano. E ho sempre distinto tra immagini trovate e immagini costruite. Appartengo al versante dei fotografi che le immagini le trovano, immagini che raccontano, perfino nel campo della moda dove facevo anche un po’ il regista».

Però lavorando nella moda Scianna ha scoperto un modo nuovo di lavorare anche “costruendo” la fotografia. La collaborazione con i due stilisti siciliani Dolce e Gabbana e con la modella Marpessa, lavorando nel contesto della sua Sicilia, è un successo con risultati originali e autentici, e questa esperienza, che spezza la monotonia della rivista dalla carta patinata, lo rende felice e cosciente della novità acquisita ed elaborata.
L’importante è raccontare una storia. Scianna di storie ne ha raccontate tante: da Bagheria alle Ande boliviane, paesaggi e persone, le sue ossessioni tematiche come specchi e animali, e infine i ritratti dei suoi amici e maestri nel mondo dell’arte e della cultura: Cartier-Bresson, Borges, Sciascia al quale è riservata una inedita sezione della mostra. Ha vissuto, oltre che fotografato, mondi tradizionali, esotici, commerciali e pubblicitari, senza mai abbandonare il reportage sociale.

Scianna non ha mai creduto alle specializzazioni e quindi si è cimentato in tutti i campi verso i quali ha provato curiosità, per scoprire le emozioni che il mondo offre. Anche le cose senza importanza sono importanti perché hanno contribuito a costruire la sua memoria.
E’ un viaggio antologico nella bellezza: “…fermare il tempo, non fosse che per un istante”
La mostra antologica dedicata a Ferdinando Scianna è curata da Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda, art director della mostra. E’ promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei.