Credevate che fosse fra i due poco entusiasmanti candidati alla Casa Bianca il duello più “all’ultimo sangue” per le presidenziali? Wrong…almeno altri 9 casi hanno visto la campagna elettorale infuocarsi come non mai…Mala tempora currunt anche di là dall’Oceano…
Chi supporta Trump e chi vuole Biden. Gli americani sono divisi più o meno a metà, con il mondo che tifa contro il presidente meno bellico degli ultimi mandati, ma di certo non un’aquila in senso politico. Problemi loro, e anche un po’ nostri. Certo è che l’America ha sempre spettacolarizzato tutto, comprese le elezioni, che hanno un sistema assai bizzarro di eleggere l’inquilino della “White House”.
La storia ci porta esempi di aspri dibattiti elettorali, partendo da lontano e, anche se pare che ogni elezione sia “peggio” di quella precedente…non siatene certi.

Alcuni risultati elettorali hanno cambiato radicalmente il corso della storia da quella prima volta nel 1800 in cui l’America elesse il proprio presidente, un cammino colmo di scandali, sondaggi e riconteggi delle votazioni. Altri hanno visto primati storici, come il primo presidente nero o la prima donna candidata alla presidenza.
L’America era ancora una nazione abbastanza recent durante le elezioni del 1800, quindi non era chiaro come avrebbe gestito una transizione partitica. Fu un duello fra il federalista in carica John Adams e al repubblicano democratico Thomas Jefferson, che vinse, ma ebbe a che vedersela con il compagno di partito, anch’egli incorsa Aaron Burr. Siccome nessuno dei candidati aveva raggiunto la maggioranza, nel partito che poi vinse, la decisione andò alla Camera dei Rappresentanti. L’elezione fu importante perché indusse l’aggiunta del XII emendamento alla Costituzione, che richiede voti elettorali separati per il presidente e il vicepresidente.

Il 16 maggio 1860, Abraham Lincoln ebbe la nomnation repubblicana. Fin dall’inizio,dichiarò di essere contro la schiavitù e voleva abolirla, guadagnato il sostegno del Nord. I dem erano profondamente divisi su questioni relative a schiavitù e diritti degli stati. Alla fine, il sostenitore dello schiavismo John Breckinridge fu il candidato dem e si scontrò e si scontrò con Lincoln, insieme a John Bell del Constitutional Union Party.
Lincoln vinse con l’appoggio del Nord, che controllava completamente il Collegio elettorale. Di conseguenza, 11 stati del sud si separarono dall’unione. Poche settimane dopo l’inaugurazione di Lincoln, iniziò la guerra civile
Dopo aver prestato servizio come presidente per due mandati, Theodore Roosevelt tentò di allontanarsi dalla politica, ma vi tornò nel 1912, poiché il leader repubblicano William Howard Taft non aveva mantenuto le promesse. Roosevelt non ebbe abbastanza voti per la nomination repubblicana che andò a Taft, così fondò il suo partito noto come Partito Progressista, soprannominato “Partito Bull Moose (Alce toro). Fu una campagna dura che vide anche, a Milwaukee, l’ex presidente tenere un comozio di 90 minuti dopo che gli avevano sparato e lo avevano ferito al petto. I repubblicani alle elezioni si divisero fra Roosevelt e Taft, dando il via libera al terzo incomodo che vinse: Woodrow Wilson.

Nel 1945 l’allora vicepresidente Harry Truman assunse la presidenza dopo la morte di Franklin D. Roosevelt. Nel 1948, Truman era detestato dagli americani, persino dal suo stesso partito, criticato per il sostegno ai diritti civili degli afroamericani e per sua posizione nei confronti dell’Unione Sovietica.
Sotto nei sondaggi nella corsa contro il repubblicano Thomas Dewey, nessuno si aspettava che vincesse, nemmeno Truman stesso, che in seguito dichiarò di essere andato a dormire la notte dell’election day pensando non vi fosse modo di vincere. Al mattino fu svegliato attorno alle 4, con la bella notizia della sua vittoria.
Truman posò per la foto più nota, mentre teneva in mano una copia del Chicago Daily Tribune che diceva “Dewey Beats Truman” poiché il giornale, che doveva stampare la sua prima edizione prima che tutti i risultati fossero arrivati, aveva seguito le previsioni del suo veterano corrispondente da Washington, sbagliando di grosso!

La prima campagna dell’era moderna fu portata in tv dal duello verbale fra il senatore democratico John F. Kennedy e il vicepresidente Richard Nixon nel 1960, creando un “TV challenge” memorabile. Fu la prima volta che i presidenti entravano nei salotti delle famiglie americane dando una nuova dimensione alla campagna elettorale.
Gli analisti ritengono che Kennedy abbia usato questo nuovo mezzo a proprio vantaggio, guardando direttamente nella telecamera e parlando direttamente con gli americani. Nixon non ne è stato all’altezza, non fosse altro che era meno fotogenico e non guardava in camera. Tuttavia, Kennedy, prevalse per soli 118mila voti in più.
Le elezioni presidenziali del 1984 incoronarono il repubblicano Ronald Reagan, in carica, contro il democratico Walter Mondale.
La gara elettorale ha fatto la storia perché Mondale nominò la deputata Geraldine Ferraro alla vicepresidenza, la prima volta che una donna veniva nominata per un ticket presidenziale.
Reagan sbaragliò la concorrenza vincendo in tutti gli stati tranne il Minnesota, stato natale di Mondale. Reagan si era accaparrato 525 voti elettorali e Mondale solo 13. Il New York Times l’ha definita “una valanga di voti”, altro che Waterloo!
Nel 2000, il repubblicano George W. Bush si scontrò con il candidato democratico Al Gore. Solito testa a testa, ma con un finale che vide la Florida protagonista. I risultati per la Florida erano così vicini che i media hanno annunciato per la prima volta che Gore si era aggiudicato lo stato. Più tardi, fu ribaltata la notizia, e Gore in un primo momento si arrese, salvo poi optare per il riconteggio. Il caso finì alla Corte Suprema, che ha dcise che il riconteggio sarebbe stato incostituzionale. Cos’ ebbe la meglio Bush Jr.
In un libro sul tema Richard Hansen scrisse: “La corte si è divisa ideologicamente con i conservatori che appoggiavano Bush, il candidato conservatore, e i liberali che appoggiano Gore, il candidato più liberale. Il caso ha presentato obiezioni pesanti sull’intervento del tribunale in un processo che entrambe le parti pensavano fosse infettato dalla politica della parte opposta”.

Barack Obama, senatore matricola si confrontava con il veterano John McCain nel 2008. Tuttavia, uno degli aspetti più inquietanti e memorabili del dibattito fu il governatore dell’Alaska, Sarah Palin, vice presidente designato per McCain. Il dibattito fra vicepresidenti infranse il record di ascolti, 70 milioni di spettatori, secondo Reuters. L’imitazione della non proprio sagace Palin da parte di Tina Fey in “Saturday Night Live” è diventata virale e ha innalzato ancora di più il profilo di Palin, ma non proprio come genio politico.
E anche questo contribuì all’elezione del primo presidente afro americano.
E arriviamo alla elezione di Trump, che correva contro la dem Hillary Rodham Clinton, vero animale politico.
Lei fu la prima donna ad ottenere la nomination di un importante partito politico nella storia americana, mentre Donald Trump è diventato il primo candidato in decenni a guadagnare la nomination senza alcuna esperienza in politica. La campagna di Trump subì duri colpi, quando fu è stato accusato di molestie sessuali, oltre a momenti di imbarazzo, mentre veniva registrato parlando di donne in modo poco elegante.
Nemmeno la Clinton fu indenne dallo scandalo: emerse che aveva utilizzato un server di posta elettronica privato per comunicazioni ufficiali e riservate mentre era Segretario di Stato di Obama. (Un’indagine ha concluso nel 2019 che “nessuna prova persuasiva di un trattamento scorretto sistemico e deliberato di informazioni classificate è emersa”).
La notte delle elezioni, la maggior parte degli analisti sostenne una vittoria schiacciante per la Clinton, ma questo poiché “guidò” la maggior parte dei sondaggi nazionali, secondo il Pew Research Center. Ma Trump ebbe la meglio.
Il resto è storia odierna, ma ci lascia un grande disappunto, per la bassa qualità dei contendenti, a prescindere da chi posso vincere. Insomma la politica tende al ribasso, come in Italia.