
Un’edizione delle Atp Finals
Non è stato sulla terra rossa o sul sintetico che Torino ha vinto la concorrenza di Londra, Manchester, Tokyo e Singapore (le altre città che erano state inserite nella short list per ospitare l’APT di tennis per i 5 anni venturi a partire dal 2021) ma è stato sul piano dell’organizzazione, del lavoro di squadra, della proposta di creare un villaggio del tennis, di dare vita a una nuova idea di turismo che mescola lo sport con la cultura, l’enogastronomia con proposte alberghiere di livello. In sintesi, Torino ha vinto perché ha dimostrato di sapere costruire un progetto vincente a tutti gli effetti.
“Torino ha saputo fare squadra” ha detto entusiasta della notizia la sindaca di Torino Chiara Appendino che ha creduto in questa candidatura e ha lottato senza mai perdere le speranze per il buon esito finale e che sui social ha postato il momento in diretta della proclamazione. “Abbiamo lavorato insieme alle istituzioni locali, sportive, governative e dell’istituto per il Credito Sportivo. E’ stata un’emozione incredibile, ed un grande lavoro di squadra. Vorrei ringraziare il Governo, il Coni e la Fit, oltre al sistema bancario. L’elenco dei ringraziamenti sarebbe lunghissimo” – ha detto appena saputa la notizia -oltre naturalmente all’Atp per aver dato fiducia, non solo a noi ma a tutto il sistema Paese visto che ogni edizione porta nelle città ospiti circa 250mila visitatori. E’ un successo per tutta l’Italia; sarà un evento diffuso, che coinvolgerà il territorio” ha concluso.
Gli incontri si terranno al Pala Alpitour (ex Pala Isozaki ai tempi di Torino 2006), capace di quasi 15.000 spettatori. Ma l’operazione coinvolge tutta la città: gli allenamenti si terranno sui campi del Circolo della Stampa e su quelli nuovi che verranno realizzati indoor nell’impianto della piscina Monumentale vicino al palazzetto. Però il grande tennis, con i suoi eventi collaterali, sarà vivo in tutta la città.
E che la capitale sabauda non abbia nulla da invidiare alle grandi capitali mondiali e a un certo mondo che identifica con altre targhe le città “da vedere in Italia”, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti già da un po’. Torino vince a livello Mice e si aggiudica sempre più congressi mondiali; vince nelle proposte turistiche individuale; solo nel periodo compreso tra il 24 dicembre e il 5 gennaio 2018, il tasso medio di occupazione delle camere è cresciuto dell’11,1% rispetto al 2017 attestandosi al 54,8% (era il 49,3%), mentre sale del 9,6% il prezzo medio di vendita, che passa dagli 83,7 euro medi del 2017 ai 91,7 euro del 2018 e si traducono in un aumento netto dei ricavi con una media che supera del 21,7% il dato dell’anno precedente. L’Osservatorio, strumento di analisi della Camera di Commercio di Torino realizzato in collaborazione da Turismo Torino e Provincia insieme alle associazioni di categoria del settore, evidenzia una crescita di tutti i valori, anche se confrontati con città storicamente forti come Milano dove l’incremento dei ricavi rispetto allo scorso anno si ferma al +10,17%.
Nel 2018 il turismo in Piemonte ha superato per la prima volta i 15 milioni di presenze (+1,35%), in particolare grazie a un andamento positivo dei mercati esteri e con un’interessante de-stagionalizzazione dei flussi caratterizzati da sostanziale pareggio nelle percentuali di visitatori esteri e nazionali. Sempre in ambito turistico, nel 2018 Lonely Planet ha dichiarato il Piemonte prima regione da visitare nel 2019 all’interno della classifica Best In Travel: un risultato importante non solo in termini di posizionamento, ma che ha permesso al territorio regionale di godere di una straordinaria visibilità a livello internazionale.

Last but not least, il Natale magico di Torino. Un’operazione che, sempre sotto la guida della sindaca Appendino e di una giunta capace di innovare e comprendere come si valorizza il territorio, ha coinvolto la città per un mese, con spettacoli di magia in piazza, manifestazioni nei negozi, allestimenti e dibattiti per concludersi nel grande veglione di Capodanno che ha portato 15000 persone in piazza (solo perché non potevano essere di più per motivi di sicurezza); un mese chiuso con un record che ha inserito la città nel Guiness dei Primati per la più grande magia collettiva mai tentata e realizzato da un altro torinese doc, quel Walter Rolfo mago, scrittore, motivatore e artista di eccellenza che esporta con simpatia una carica di positività e uno stile sabaudo slegato dal rigore subalpino. O, ancora, il Balletto Teatro di Torino, diretto da Viola Scaglione, capace oggi di insegnare nel mondo l’innovazione della danza, capace di farsi notare da Madonna (con Sex in collaborazione con Matteo Levaggi, altro figlio eclettico adottato da Torino dalla vicina Liguria), balletto e film che tre anni fa ha visto successi di critica e di pubblico.
Dovrebbero bastare questi dati a far gioire chiunque, a far sentire orgogliosi di vivere in una città e in una regione di assoluta eccellenza; orgogliosi a livello nazionale. E invece no. Leggendo in questi giorni i commenti agli articoli, c’era sempre il Tafazzi di turno: quello che godeva nel fustigarsi e nel fustigare. E si leggevano così commenti a sproposito in stile “si, altro che successo l’ATP … le Olimpiadi bisognava fare a Torino!” senza valutare il modo in cui le Olimpiadi erano state proposte questa volta alla città; senza valutare che l’ATP porterà un introito nelle casse comunali calcolato in oltre 500 milioni di euro di indotto nei 5 anni. Senza calcolare la sponsorizzazione Lavazza, azienda torinese, che promuove un’eccellenza nel mondo legando il nome del caffè alla città subalpina. Altri commenti invece parlavano di pochezza di visione, di una città alla ricerca di identità, di superficiale entusiasmo da campagna elettorale, di necessità di commissariare l’organizzazione ATP prima ancora di sapere come verrà fatta. E cercavano di far passare in secondo piano la crescita e la capacità imprenditoriale nuova che da ormai almeno 15 anni è costante a Torino, indipendentemente dal colore dei suoi sindaci o delle sue giunte.
Torino vince perché, a dispetto dei leoni disfattisti da tastiera cui purtroppo internet concede una platea immeritata, sa compattarsi intorno a progetti e visioni di futuro; vince perché è una città che non china la testa davanti alle difficoltà ma sa reinventarsi e costruire, rinnovarsi e creare. Torino vince perché dimostra una solidità di immagine di cui vantarsi, capace di far spegnere, almeno per un giorno, le luci di Shibuya, lo scintillio dei grattacieli di Shangai, l’internazionalità riconosciuta di Londra. Vince perché, con l’umiltà di chi lavora in silenzio, dimostra con i fatti che le cose si fanno, non si scrivono per il gusto di digitare su un social o di commentare un articolo online.
Per vedere la clip dell’annuncio https://youtu.be/_3KFNjQKvPw
Fabrizio Mezzo