Veganuary

“VEGANUARY” IL GENNAIO DEDICATO AI VEGANI. PRESA DI COSCIENZA O AZIONE COMMERCIALE?

Lanciato su scala mondiale nel 2014, il Veganuary (fusione di Vegano e gennaio) sta continuando a resistere e le adesioni dei ristoratori Milanesi, e dei clienti che frequentano i loro ristoranti, ha collocato la città meneghina in testa alla classifica mondiale, dopo Londra.

L’idea dicono sia nata per dare un contributo al ‘salvataggio’ del nostro Pianeta ma, sinceramente, mi sembra una delle tante mosse commerciali per cercare di attirare più clientela e, forse, per dare una piccola ventata di novità agli avventori abituali dei ristoranti inserendo, nella diffusa staticità dei menù, una variante “temporanea”.

Veganuary

Ormai, il termine ‘vegan’ è entrato nel linguaggio comune e tutti sappiamo – a parte qualche novantenne, tra cui mio padre – che la dieta vegana è quel modo di mangiare che esclude del tutto gli alimenti di origine e derivazione animale.

In Italia, si sa, la ormai famosa in tutto il mondo ‘dieta mediterranea’ ha, di per sé, una generosa quantità di piatti che possono tranquillamente comporre ricchi menù vegani: piatti che nascono dalla tradizione culinaria povera, dove verdure, tuberi, legumi e granaglie e olii, davano il quotidiano nutrimento agli italiani.

La carne ed il pesce non erano per tutti e, a quanto pare, venivano consumati solo da chi poteva permetterseli, ovvero da coloro i quali vivevano difronte al mare (e sapevano pescare), da chi poteva permettersi di allevare una mucca e delle galline, o da quelli che avevano i quattrini per comprarsi pesce, latte e carni.

Anche là, dove c’erano famiglie che avevano la possibilità di comprarsi una mucca e dei pennuti da cortile, la cucina italiana, di base, era vegetariana (la dieta vegetariana non esclude i derivati animali: uova, latte, ecc.) perché, chi comprava una mucca e una gallina, la comprava per un uso produttivo giornaliero.

Solo dopo che l’animale era, per anzianità della specie, diventato improduttivo, lo si sacrificava ai banchetti che coincidevano, per lo più, con i giorni di festa e al massimo, una, due volte all’anno.

Pur in un regime alimentare che per necessità limitava o, in molti casi, escludeva del tutto la carne (pesce compreso), tutte le sostanze che sono essenziali per l’organismo umano, venivano apportate dall’utilizzo di quanto prodotto dagli animali (anche dagli insetti, se pensiamo al miele) e quella che viene ora classificata come dieta vegetariana nutriva e ha nutrito, di base, l’Italia e il mondo fino ad una manciata di decenni fa.

La necessità e il buon senso sono alla base del vivere nel rispetto di Madre Natura.
Come dicevo prima, la mucca si mangiava quando ormai era diventata improduttiva e moriva di vecchiaia e, se la si mangiava, ci si accontentava di una carne dura, buona solo per trarne un brodo, ma questo lo si faceva perché, da viva, la mucca produce ogni giorno il latte così come la gallina l’uovo.

L’uomo è da sempre carnivoro: fino a pochi secoli fa, la carne che mangiava era quella della selvaggina e del pescato che veniva procurata cacciando e pescando e il ‘dare/avere’ fisiologico del Pianeta era ben bilanciato.

Al giorno d’oggi, ma ormai da molti anni, siamo molti di più, sempre più pigri ed esigenti: il consumo di carne è diventato giornaliero; vogliamo la carne tenera e magra (così i vitelli vengono indotti all’anemia), l’Hamburger a € 3, e consumiamo il pollo fritto più delle patatine. Chiaro che la natura non basta e dobbiamo forzare la produzione maltrattando gli animali – ma questo lo sappiamo già tutti e non sono io a dovervelo spiegare -.

Veganuary

Il ‘movimento’ Vegano, in questo caso, secondo me è giusto perché sensibilizza l’opinione pubblica sul maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi e sull’estinzione delle specie. Potremmo vederlo come il S.P.N.T.S. “sindacato di protezione della natura e di tutte le sue specie” e che un sindacato scioperi e scenda in piazza ci sta. Quello che non ci sta, per me, è il fatto che l’ideologia originaria del ‘movimento’ vegano sia stata strumentalizzata e da ‘movimento’ si sia creata l’idea, falsamente salutare, della dieta vegana e, peggio ancora, del gennaio vegano.

Ognuno fa quello che vuole e per ideologia, o per ‘partito preso’, può nutrirsi o lasciarsi morire di fame, ma quando l’ideologia e il ‘partito preso’ (che nasce sempre da un’ideologia di fondo) vengono soppiantati da una ‘moda’, da un ‘lavaggio del cervello’ o, peggio ancora, da azioni di marketing, perdonatemi ma non ci sto.

Viva il vegano, dunque; inteso come ‘movimento’ e io ne sono un rispettoso, estraneo, sostenitore, ma cari amici vegani, fate in modo di non sacrificarvi per un’ideale che, anche se nettamente giusto, sta venendo a sua volta sacrificato dal peso degli interessi economici.

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