La forza delle idee. Vorremmo parlare di un’esperienza che abbiamo vissuto con Openmind travel, il primo tour operator veneto che ha come oggetto la trasformazione del viaggio in un’occasione di crescita sociale e individuale.
È un concetto che racchiude in sé le diverse peculiarità dell’ispiratore di questa realtà veneta, Claudio De Monte Nuto, che si inserisce nel progetto Veneto Slow Flow.
Il quadro generale in cui si inserisce l’attività del dmo Openmind Travel, è rappresentato dal progetto “Veneto waterways: le vie d’acqua tra natura e cultura“, finanziato con il POC della Regione Veneto – Programma Operativo Complementare.
All’interno di questo il brand integrato Slow Flow – Veneto Waterways Experience valorizza e promuove il Veneto come destinazione navigabile, facendo scoprire il territorio dalle vie d’acqua, attraverso la combinazione di proposte esperienziali e vacanze Slow&Green: itinerari ed escursioni fluviali e lagunari, pesca, esperienze bike&boat, degustazioni in barca, ristoranti, cantine, casoni, Ville e Castelli lungo le vie navigabili, kayak, cicloturismo, pesca, ecc.
«Realizziamo quelli che mi piace chiamare “Viaggi Trasformanti” – spiega Claudio De Monte Nuto – perchè crediamo nell’apprendimento attraverso l’esperienza, nel coinvolgimento attivo dei viaggiatori mettendoli in relazione con le comunità locali, nel rispetto dell’ambiente e dello stile di vita del luogo. Un’interazione che può solo avere effetti positivi e nessuna controindicazione.
A differenza di quelli che si chiamano viaggi esperienziali pieni di “tante cose da fare” vissute in modo del tutto usuale, a noi piace accompagnare i nostri ospiti su un cammino fatto di conoscenza, di esperienze sensoriali inconsuete e di straordinari cambi di prospettiva».
Abbiamo voluto testare questa “declinazione” del viaggio, in prima persona pedalando, solcando le vie d’acqua, esplorando con occhi diversi la zona fra Montegrotto, Arquà, Petrarca, Padova e la Riviera del Brenta.
Il Veneto in bici, a piedi sulle vie d’acqua per scoprirlo da un angolo inusuale

La prima tappa del nostro itinerario è la visita, Villa dei Vescovi, una raffinata villa veneta di inizio Cinquecento ispirata ai temi della classicità e circondata dal paesaggio dei Colli Euganei, entrata di recente fra i beni del Fondo Ambiente Italiano (FAI).
Fu fatta costruire tra il 1535 ed il 1542 dal Vescovo di Padova, Francesco Pisani, come casa di villeggiatura in stile stile classico romano, a pianta quadrata con logge e porticati e compluvium centrale, l’apertura nel tetto da dove entrava la luce solare che illuminava di riflesso tutte le stanze adiacenti.

Nella stanza del Vescovo, situata a nord, l’inginocchiatoio è, invece, originale della villa. Il camino veniva usato raramente, visto che per la maggior parte la villa era abitata nella bella stagione. La sala da pranzo era utilizzata per le cene di rappresentanza e per gli ospiti importanti. Al centro della villa si apre da est a ovest il salone delle feste, che collega le due logge. Un bello spaccato della vita nobiliare della Serenissima.
Si entra da una corte, circondata da mura perimetrali, abbellita da aiuole geometriche, che porta alla scalinata d’accesso al terrazzo, che gira intorno alla villa e consente di ammirarla da ogni lato.
Al piano terra si trovano locali e corridoi di passaggio e di sosta per i visitatori, una sala che documenta il restauro della villa ad opera del FAI, i plastici del suo aspetto iniziale e successive modifiche, un self cafè ce la sera si trasforma in raffinato ristorante. Dalla scala interna si accede al piano nobile, arredato con mobili d’epoca non originali.

La bicicletta è un ottimo mezzo per esplorare i territori, magari caricandola su una delle barche che solcano, ancora, ma a fine turistico, i canali che fanno capo al Sile e al Brenta. Si pedala attorno ai Colli toccando aree di rara bellezza come Torreglia, Treponti, Este, Monselice, scoprendo angoli di Veneto che conservano intatto un fascino antico, all’interno del Parco Regionale dei Colli Euganei.
Il Veneto delle piccole gemme nascoste
Torreglia, si diceva, deve la parte “alta” è quella più antica. Qui si incontrano anche l’Eremo della Rua (1339) ricostruito dai frati camaldolesi nel 1537, la chiesa del Sacro Cuore, ben più recente (primi del ‘900). A inizio ‘800 venne realizzato l’Hotel La Torre, il primo dell’area, poi la Chiesa di San Martino (in località Luvigliano), al cui interno sono conservate la pala dell’altar maggiore con San Martino che dona il mantello a un povero tra i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Pietro, Paolo e un donatore, opera di Girolamo da Santacroce e una Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovanni Battista del XVII secolo. Ed ancora la quattrocentesca villa “Il Castelletto”e il passo del roccolo.
Treponti, frazione di Teolo, sta al centro di un rete idrica di canali artificiali il più importante dei quali è lo scolo Rialto che, provenendo da Bastia di Rovolon, raggiunge Treponti e piega verso ovest sfiorando Bresseo; curva ancora verso sud dividendo Tramonte e Monteortone per poi proseguire in comune di Torreglia; si getterà nel canale di Battaglia in corrispondenza dell’omonimo centro abitato.

Monselice, famosa per il suo castello, che per descriverla utilizzeremo le parole di Ralph Waldo Emerson : Diari, pagina del 31 maggio 1833, Dalla Sicilia alle Alpi:
«Monselice è la città più pittoresca che ho visto in Italia. Su una collina c’è il rudere di un antico castello, e di lì sovrasta un panorama splendido e straordinario. Si stende su un’ampia pianura, al livello del mare, la stessa su cui si ergono Ferrara, Bologna, Rovigo, Este, Padova e addirittura Venezia, che riuscivamo a scorgere vagamente all’orizzonte, con il suo diadema di svettanti torri. Che bella passeggiata, e che meraviglioso, ampio panorama. 38 miglia da Venezia».
Solcando con uno dei pochi “burci” rimasti in attività le vie d’acqua del veneto entri in un mondo parallelo.
Per molti secoli il materiale proveniente dai Colli è stato trasportato fino alla laguna di Venezia, al Po e all’Adige su enormi barconi, i burci (burchi), attraverso le strade d’acqua. Fino a inizio ‘900, le merci trasportate, una volta giunte nel paese di Battaglia Terme, dovevano essere trasbordate da un barcone all’altro perché non esisteva una via di collegamento tra il canale Battaglia e il canale di Sotto (Sottobattaglia/Vigenzone).

L’idea di collegare canali alti con quelli bassi fu finalmente sviluppata affrontata nel 1900, con la proposta di realizzare una triconca, cioè una conca con tre bacini e ben quattro ordini di porte il cui obiettivo era collegare il canale Battaglia con il canale Rialto che sfocia nel Sottobattaglia/Vigenzone, proprio di fronte al Museo della Navigazione Fluviale.
Umberto Lunghini del Genio Civile di Padova, progettista, sfruttò le sue esperienze all’estero e, nel 1917, propose un’opera ad un solo bacino la cui realizzazione fra tanti ostacoli si concluse nel 1923, assicurando il collegamento tra i canali e risultando inoltre, per le proprie particolari caratteristiche, un manufatto di alta ingegneria idraulica. Questo determinato non solo dai materiali utilizzati (il calcestruzzo armato non era ancora un materiale di uso diffuso) ma anche perché permette alle imbarcazioni di superare una caduta d’acqua che può arrivare a 7,40 metri che per quasi un secolo è stato il salto più alto d’Europa.

Caratteristiche sono le porte “vinciane”, movimentate dalla sola pressione dell’acqua che crea aria compressa, senza l’ausilio di motori elettrici nonostante la loro imponenza: le porte a monte hanno un’altezza di 6,10 metri e un peso di 14 tonnellate, mentre quelle a valle sono alte 10,60 metri e pesano 30 tonnellate.
Con la decadenza del trasporto fluviale verso gli anni ’60 la conca rimase abbandonata fino al 1998 anno della seconda inaugurazione, dopo il restauro attuato dal Genio civile di Padova.
Proprio a Battaglia Terme, da sempre collegato ed in relazione con l’acqua, per secoli, al centro di una fitta rete di traffici e commerci che l’hanno resa un importante porto fluviale sorge una grande testimonianza di questa secolare vocazione industriale legata all’acqua: il Museo Civico della Navigazione Fluviale, inaugurato nel 1999.

Si trova al limite della Riviera Ortazzo e costituisce un unicum nel suo genere in quanto raccoglie al suo interno storie, materiali e ricordi di vita vissuta attraverso i quali si possono riscoprire tradizioni, pratiche e attività di un recente passato che non deve essere dimenticato. L’associazione TVB – Traditional Venetian Boats (presieduta da Maurizio Ulliana) che ha in gestione il Museo e Rudy Toninato imprenditore della navigazione fluviale sono attivissimi nel mantenere viva la tradizione, la memoria e nel mantenere pulite questi incredibili vie d’acqua.
Cambiando interesse, vista la zona particolarmente dedita alla coltivazione della vite, a Vò dal 2015 vi è un interessante museo che vale la pena di visitare: Muvi, il Museo del Vino, inaugurato il 16 maggio 2015 il cui scopo è offrire una testimonianza del patrimonio vinicolo del territorio attraverso un affascinante viaggio nel mondo del vino e della sua storia. Due le finalità: per i forestieri intende far conoscere e vivere al meglio i Colli Euganei; per i locali invece, intende divenire motivo di sprone a conoscere a fondo le proprie radici e apprezzare l’unicità e la meraviglia del luogo in cui si vive.
Situato nella sede del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, il museo è suddiviso in 24 aree tematiche e si articola in pannelli illustrativi ed oggetti. L’attenzione viene posta sulle caratteristiche e peculiarità dei vulcanici Colli Euganei e su quelle dei vini di questa zona. Visitando il museo didattico si potranno acquisire maggiori conoscenze sul territorio e sui vini che qui vengono prodotti.
Si prosegue verso Padova, sempre pedalando, con una sosta del tutto inusuale da Biofevari a San Pietro di Stra. Si tratta di un birrificio artigianale, gioiello di famiglia, dove le birre sono arricchite dal miele, ed altri gusti, compreso quello di “Barena” che ha un sapore leggermente salmastro essendo le api situate vicino all’acqua di mare.
Una sosta è ritempratrice (le maltodestrine fanno bene alla pedalata) e qui si possono apprezzare assaggi di queste 4 declinazioni di birra davvero inusuali.
Poi via verso un gioiello nascosto, non una delle più note attrazioni della città patavina: il Battistero e l’annesso Palazzo Vescovile in Piazza Duomo.
La decorazione pittorica custodita al suo interno, commissionata al pittore Giusto de’ Menabuoi da Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, signore di Padova, rappresenta una delle più alte manifestazioni dell’arte italiana del Trecento.

È uno straordinario luogo di fede e di arte che cattura con la magnificenza dei suoi affreschi, che raccontano la Storia della Salvezza, dal libro della Genesi a quello dell’Apocalisse, fino al Paradiso che domina la cupola, lo stupore di chi lo visita. Il complesso monumentale degli edifici di Piazza Duomo, che comprende anche la Cattedrale e il Palazzo Vescovile, è la testimonianza della storia e della tradizione millenaria del cristianesimo a Padova. All’interno del Palazzo ha sede il Museo Diocesano, con il suo maestoso Salone dei Vescovi.
Tutti visitabili con tour guidati da eccellenti e preparate guide.
Non ci soffermeremo sulle innumrevoli possibilità di alloggio e ristorazione, tutte di altissima qualità.
«Questo è solo un piccolo esempio di quello che Openmind Travel può offrire – conclude De Monte Nuto – Noi proponiamo diversi stili di viaggio:
Dynamic, per vivere le tue passioni e scoprire i luoghi attraverso la bicicletta o a piedi e dove possibile sperimentare il canyoning. Il rafting, il kayak, le passeggiate a cavallo. Tutto ciò che è movimento e adrenalina.
Reload, per riequilibrarsi, per ricaricarsi: fitness, yoga, mindfulness, massaggi ayurvedici, esperienze multisensoriali nella natura. Il tutto accompagnato da cibo sano e momenti di condivisione per portare maggiore armonia tra corpo, mente e spirito.
Feeling, per esplorare, comprendere la vera essenza dell’italian lifestyle. Conoscendo la nostra cultura e le nostre tradizioni, vivendo la calda accoglienza delle piccole comunità e sperimentando il fare dei maestri artigiani.
Taste, per scoprire l’arte del cibo e la cultura del vino e la loro origine. Coltivare il gusto e la gioia di cucinare con corsi e workshop, conoscere i benefici e i principi nutrizionali per vivere sani e felici.
Genesis,per trarre energia e incitamento dai luoghi dove sono state fatte le maggiori scoperte e invenzioni dal tempo dei tempi; per essere ispirato dall’arte e dalla natura e creare o far crescere il tuo straordinario progetto di business».