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Fregio con Fenice, Vinovo, Castello Della Rovere, 1520 ca

Vinovo, Castello Della Rovere : “AB OVO: Luci, Misteri e Alchimie” dal 13 aprile

C’è un Castello, a venti chilometri da Torino, che da alcuni anni a questa parte è diventato meta di escursioni turistiche grazie al recupero di pregevoli affreschi rinascimentali e all’organizzazione di mostre storiche e artistiche di qualità crescente.

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È il Castello di Vinovo, una fortezza medievale che il cardinale Domenico Della Rovere decise, alla fine del Quattrocento, di ristrutturare in stile rinascimentale.
Da Roma, il cardinale chiamò alcuni allievi del Pinturicchio, ai quali affidò il compito di abbellire le stanze con scene allegoriche. Le colonne del giardino interno, invece, furono rivestite di splendide formelle in terracotta.

Quel castello attraversò poi una serie di vicissitudini che lo portarono a un lento, inesorabile declino e alla perdita di gran parte delle decorazioni. Negli anni ’60 ci fu qualcuno che azzardò l’idea di demolirlo, anche se la struttura era solidissima, per fare posto a palazzi moderni. Quell’idea fortunatamente non ebbe seguito e, grazie a scelte oculate delle Amministrazioni comunali, oggi Vinovo possiede un magnifico edificio storico dotato di Biblioteca comunale, di un piccolo ristorante e di ambienti espositivi ben attrezzati.

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Dopo il successo della mostra Enigmi dipinti: dalla Domus Aurea di Roma alle grottesche di Vinovo, allestita nella primavera del 2023 su progetto dello storico dell’arte Giordano Berti, gli amministratori di Vinovo rilanciano quest’anno con una nuova mostra, AB OVO: Luci Misteri e Alchimie,  che aprirà i battenti il 13 Aprile con fiamme e fulmini.

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Giordano Berti

Non è una battuta, perché la sera dell’inaugurazione, nel Giardino del Castello, si svolgerà il Festival delle Magie, con proiezioni in videomapping sull’intera facciata del castello e del Palazzo Rey, mentre nella piazza antistante andranno in scena illusionisti, ventriloqui, esperti nelle arti divinatorie, operatori olistici.
Ci sarà un mercato delle cose “magicuriose” con artigianato artistico, editoria a tema esoterico, cristalli, tarocchi, talismani. Un Arcipelago dei Gusti con prodotti d’eccellenza da portarsi a casa. e, per finire, uno spettacolo di danza aerea e fuochi.

Il tema portante del Festival e della mostra è l’uovo, visto nella sua dimensione mitica, magica, religiosa e favolistica. La sede dell’esposizione è più che mai appropriata, dato che nel Salone d’Onore del Castello un allievo del Pinturicchio dipinse, intorno al 1520, una cornice a grottesca con una scena alchemica: una Fenice esce da un uovo che arde su un fuoco. Partendo da quel dettaglio, Giordano Berti ha ideato un percorso che abbraccia l’intera storia simbolica dell’uovo, dall’antichità ai nostri giorni.

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Letizia Rivetti

Il progetto dell’allestimento si deve alla designer Letizia Rivetti, che ha ideato una serie di spazi nei quali i visitatori potranno letteralmente immergersi nella dimensione mitologica e alchimistica.

La mostra si apre con la videoinstallazione “La nascita di Aion”, che dà vita a un rilievo marmoreo di epoca imperiale romana conservato alla Galleria Estense di Modena, che sintetizza il mito orfico della creazione.

Altra installazione di forte impatto scenico è ispirata al mito di Leda. Passando attraverso un uovo, ci si trova di fronte a un ologramma in 3D con “Le uova di Leda”; opera ispirata a un meraviglioso dipinto di scuola leonardesca.

La nascita di Aion, videoinstallazione per la mostra AB OVO, a cura di Giordano Berti. Allestimento scenografico di Letizia Rivetti

A questo mito fanno da contrappunto una rarissima incisione di Giovan Battista Palumba, Leda e i suoi figli, (1520 ca), un bronzetto con Cupido che sveglia gli amorini di Renato Barcaglia (1900 ca.) e una litografia di Salvador Dalì: Leda Atomica (1970).

Il percorso mitologico prosegue con manufatti etnici, disegni e incisioni che evidenziano varie tradizioni: dalla Cina, all’India fino alla Finlandia e all’Africa.

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Salvador Dali Leda atomica

Da qui si passa alla misteriosofia. Da sempre gli alchimisti vedono l’uovo come la matrice di tutte le trasformazioni materiali e spirituali, a motivo dell’analogia con il ventre materno. Questo concetto è evidenziato da libri illustrati, incisioni settecentesche e strumenti alchemici.

Questa sezione contiene anche manufatti che evidenziano l’uso delle uova nella tradizione magica, nonché il famoso trattato “Disquisitionum magicarum” (1633) dell’inquisitore Martin Del Rio.

Un’altra video installazione, “L’uovo della fenice”, mette in movimento una scena dipinta agl’inizi del Cinquecento nella stessa sala. Consiste in un gigantesco atanòr, il forno alchemico, nella cui bocca brucia la fenice, per tornare in vita in seguito alla poggia dei sette metalli.

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De Oraculis di Anton Van Dale 1700

Uno spazio particolare della mostra è dedicato a Vittorio Amedeo Gioanetti, l’arcanista vissuto a Vinovo alla fine del Settecento. Una sua lettera autografa, ornata di simboli esoterici, dimostra i legami con una fratellanza del suo tempo, mentre alcune porcellane evidenziano la qualità della sua produzione.

Non può mancare uno spazio dedicato all’uovo nella religione cristiana. In questo ambito spicca un dipinto che ritrae l’offerta di uova a Gesù Bambino da parte dei pastori, opera di Cesare Gennari (1633-1688), nipote del Guercino e suo fedele emulo. In esposizione anche una rara icona bulgara che ritrae Maria Maddalena con l’uovo rosso.

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Danza delle uova, di Maaerten de Vos, Paesi Bassi, 1570 ca

Viene esaminata anche una tradizione iconografica che vede le uova come emblemi di fecondità, ma anche di erotismo incontrollato. In esposizione, i trattati di iconologia di Cesare Ripa (1618) e Andrea Alciati (1621), una Allegoria dell’adulterio di Cornelis Massys (1549), la Danza delle Uova di Maarten de Vos (1532-1603), una ceramica di Urbano Lucchesi (1844-1906), Coppia di giovinetti con uova.

Nella sala dedicata alle tradizioni popolari spicca uno spazio dedicato a Pulcinella che nasce da un uovo: leggenda napoletana poco nota che ha dato vita a numerose interpretazioni.

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Cesare Gennari, Adorazione dei pastori, 1670 ca

Alcune vetrine raccolgono numerose favole illustrate ispirate alle uova, da Esopo a La Fontaine fino ai giorni nostri.

In esposizione anche alcuni stampi ottocenteschi in metalli per fabbricare uova di cioccolato, uova di latta litografate e splendidi esemplari di pysanka, le uova pasquali decorate tipiche dell’Europa orientale. Due vetrine accolgono quattro esemplari delle famose uova di Fabergé, fedeli repliche di quelle, preziosissime e inamovibili, conservate in musei russi e collezioni private.

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Coppia di fanciulli con uova, Urbano Lucchesi, Manifattura Ginori, Doccia sec. XIX

L’ultima sala si concentra su una tradizione tipica di Vinovo, oggi scomparsa: la produzione e la conservazione delle uova in acqua e calce, per la vendita sui mercati di Torino. Una tradizione che si è cristallizzata in due maschere locali: la Pulajera e il Cucaeuv. Attrezzi di vario genere, foto d’epoca, ex voto e un disegno originale di Lele Luzzati, La bela pulajera (2007), da lui stesso donato alla Biblioteca di Vinovo.

DATA: Dal 13 Aprile 2024 al 2 Giugno 2024
LUOGO: Castello Della Rovere, Vinovo (TORINO)
INDIRIZZO: Pazza Rey, 1
CURATORE: Giordano Berti
PROGETTO SCENOGRAFICO: Letizia Rivetti
ENTE PROMOTORE: Comune di Vinovo, con il supporto della Regione Piemonte
APERTURA: Venerdì, Sabato e Domenica, 14.30-18.30.
APERTURA STRAORDINARIA: 13 Aprile, in occasione del Festival delle Magie, la mostra rimane aperta sino alle 23.
INGRESSO: Intero € 10,00. Ridotto € 5,00 gruppi di minimo 15 persone, Over 65, possessori abbonamento musei, Under 18. Ingresso gratuito per under 14, persone disabili certificate, comitive scolastiche, giornalisti muniti di tesserino.

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Uova di Fabergé, repliche degli originali al Museo Fabergé (San Pietroburgo)

INFORMAZIONI: Comune di Vinovo, 011.9620413 – manifestazioni@comune.vinovo.to.it

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