Torino…una città stupefacente che non la capisci se non dopo tante visite.
Discreta, altera, impenetrabile, ma allo stesso tempo pronta a schiudersi per accogliere la tua curiosità e soddisfarla, per stupirti e insegnarti quanto abbia da dare, senza chiederti nulla.

Va sfogliata, ammirata, vissuta e, solo allora, capirai quanto la prima Capitale d’Italia che vide i fasti sabaudi sia passata fra crolli e impennate di orgoglio, fino a diventare quella splendida Dama che è oggi.
La scoperta di un luogo deve seguire un “filo rosso”: abbiamo scelto design e territorio, come i Sei Tour Tematici che propone Turismo Torino. e Provinicia.
Si possono scoprire anche in autonomia, ma la presenza di persone preparate ed entusiaste, come Maria Elisa Papa, ad esempio, vi apre un mondo cui difficilmente potreste accedere, perché è l’essenza delle persone a dettarne i ritmi e i colori.
Nel 2014 è stata designata Città Creativa UNESCO per il Design, riconoscimento che ha consacrato il ruolo del capoluogo subalpino come polo di eccellenza dell’innovazione e del design, a partire dall’industria automobilistica; ma anche di sostenibilità ambientale e innovazione sociale, sede di una ricchissima rete di realtà produttive, istituzioni di alta formazione e ricerca e professionisti impegnati sul fronte delle nuove tecnologie.

Mole Antonelliana, Basilica di Superga, Valentino, piazza Carlo Alberto e Statuto, le chiese e i palazzi nulla sono a confronto della ricchezza storica che parte dal Quadrilatero Romano, fra Po e Dora, dove ancor oggi si possono riconoscere cardo e decumano dell’insediamento originario di Augusta Taurinorum, in Via Garibaldi e San Tommaso.
Regni, guerre, sviluppi, occupazioni si susseguono passando per il divenire Capitale di Ducati e Regni a Capitale (1861) del Regno d’Italia, dalla creazione di istituzioni importante per lo sviluppo scientifico e culturale quali l’ Università nel 1404, o l’Accademia delle Scienza nel 1772 per poi giungere fino alla città industriale.
Torino è ancora un centro e una periferia separate dalla cinta daziaria, appena fuori dalla quale si creano le industrie, rubando spazio alla campagna, antropizzando e costruendo quartieri per le maestranze attorno alle fabbriche.
E proprio da questa divisione nasce quello che la città è oggi, per la visione di politici illuminati quali l’Assessore all’Urbanistica Sergio Soave, che diede il via ad un programma non ancora terminato ma, di certo, a buon punto.

La riqualificazione di tante aree, oggi testimoni di un passato industriale complicato, la conservazione di reliquie urbanistiche, il progetto della Spina nelle sue 4 fasi, con l’interramento dei nodi ferroviari originari (linee per Milano e Genova) e lo smantellamento delle sopraelevate, per esempio, hanno portato allo splendido risultato del quale vogliamo raccontarvi.
Il progetto, partito nel 2004 a firma dell’architetto Jean Pierre Buffi e del paesaggista Andreas Kipar, ha per oggetto la riqualificazione della così detta “spina centrale”.
Sei itinerari turistici: immersione nel Design
Sono sei gli itinerari turistici che raccontano “questa” Torino, esplorando attraverso il Design quartieri storici e aree in trasformazione, mettendo in luce luoghi, oggetti, segni e storie che testimoniano la vocazione creativa della città.

Questo per la sinergia messa in atto dal punto di vista turistico, da Città di Torino, Torino Urban Lab, il Circolo del Design, le Associazioni Federagit Confesercenti e G.I.A. Torino e Turismo Torino e Provincia che hanno creato i percorsi guidati, a piedi, che utilizzano questa particolare chiave di lettura della città con un linguaggio che si intreccia con l’architettura, l’arte, l’artigianato, l’innovazione e la rigenerazione urbana.
L’iniziativa nasce nell’ambito del progetto “Torino. Dire Fare Vedere Design. Una città creativa Patrimonio dell’Umanità“.
Barriera di Milano Circolare, un mondo a sè stante
La “Barriera Di Milano Circolare”, conduce gli ospiti alla scoperta della storia industriale del quartiere operaio per eccellenza, tra art nouveau, recupero di fabbriche e studi di design, un viaggio di circa due ore nel cuore di uno dei quartieri operai più emblematici della città, dove le tracce del passato industriale persistono intrecciandosi con le espressioni più innovative del design contemporaneo.

Lungo il percorso, si potranno scoprire esempi concreti di recupero architettonico e rigenerazione creativa, in un perfetto equilibrio tra memoria e futuro.
Qui i vecchi magazzini generali “Docks Dora” fanno la parte del leone. Datati 1912, a nord del fiume, progettati da Ernesto Fantini esaltano il sistema Hennebique, ossia l’uso del cemento armato, come elemento portante.
I Docke Dora e i loro mattoni rossi e cemento armato

Il corpo degli edifici, in mattoni rossi a vista, di chiara ispirazione britannica, è diviso in due aree principali. Si accede dall’ingresso principale, sulla cui facciata campeggia la scritta “Magaz. Dora MCMXII” passando per la portineria, con il soprastante orologio.
L’area coperta da un elegante velario in vetro e calcestruzzo armato, consente un’illuminazione diffusa nella zona d’accesso.
Oggi i Docks Dora ospitano attività commerciali, studi d’artista, studi di architettura, spazi creativi e coworking, locali di ogni tipo.

I loro dintorni ha svolto un ruolo importante nelle serie televisiva Netflix, Guida astrologica per cuori infranti, che ha dato all’edificio una certa visibilità anche all’estero. 
Fra le altre, all’interno del complesso sono presenti, sebbene non evidenti, testimonianze della produzione vinicola e liquoristica che ha caratterizzato Torino per più di duecento anni.
Il Parco Dora

“Un Inferno Trasformato In Paradiso. Archeologia Industriale a Parco Dora”, è un tour nel cuore della Torino postindustriale, alla scoperta dell’ex area delle ferriere Fiat, oggi trasformata in un parco urbano fra più innovativi.
Il Parco Dora è sfondo di un percorso che racconta la nascita di un nuovo quartiere, dove natura, architettura e memoria industriale si intrecciano in un equilibrio inedito. Dal punto di partenza alla Chiesa del Santo Volto, l’itinerario si snoda tra passerelle, tettoie industriali, ponti pedonali e spazi verdi, attraversando le aree Vitali, Valdocco e Michelin del Parco. Tra le tappe: l’Environment Park, le Isole nel Parco, le Terrazze sul Parco e le storiche case Michelin, simboli di una città che guarda al futuro, senza dimenticare le proprie radici.

Il Parco Dora, quasi mezzo milione di m2 oggi nell’area Spina 3 , fu sede dei grandi stabilimenti produttivi della Fiat e della Michelin. 
Il parco sorge su un’area caratterizzata da una forte industrializzazione fino agli anni ’90 grazie alla vicinanza alla ferrovia e al fiume. 
Alcune storiche fabbriche torinesi, infatti, s’insediarono qui sin dalla fine dell’800: le Ferriere Fiat, la Michelin, la Savigliano e la Paracchi.
Nell’autunno 2007 il progetto del parco viene inserito tra le opere da realizzare per la celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il parco venne quindi suddiviso in cinque lotti: Vitali, l’unico ancora con la copertura, Ingest, Valdocco (corrispondenti ai tre nomi delle Ferriere Fiat che vi sorgevano sopra), Michelin e Mortara dei quali restano i montanti in ferro arancione, un tempo supporti per la tettoia.
Nell’estate del 2012, il Parco Dora inizia ad ospitare il Kappa Futurfestival, uno dei più importanti festival di musica elettronica al mondo.

Oggi, questo recupero postindustriale costituisce l’opera di maggior rilievo nell’ambito della trasformazione urbanistica della Spina 3 e uno dei più vasti polmoni verdi della città dopo il Parco della Pellerina.
Ogni area integra ambienti naturali e preesistenze del passato industriale, conservate e rifunzionalizzate, come la torre di raffreddamento della Michelin.
Un altro elemento fondamentale per il parco è la Dora Riparia, che ha rivisto la luce dopo essere stata coperta, con la riqualificazione delle sponde e, per un tratto della riva sud, reso accessibile, cosa che si inserisce nel più vasto progetto Torino Città d’Acque e prevede la realizzazione di un percorso ciclopedonale che unirà Spina 3 ai tratti ciclabili già esistenti lungo il corso del fiume.
Nel cuore di Torino: riflessi di storia e sguardi al futuro

Questo percorso si snoda da piazza Castello tra design, storia e visioni contemporanee, partendo dalla Galleria Subalpina, (1874) primo esempio di “shopping mall”.
La storia più bella la racconta Gigi Raiola, titolare della rinnovata Libreria Luxemburg (1872) in equilibrio tra classicismo e interventi moderni, frutto della visione appassionata di un poliedrico ed appassionato proprietario che ha fatto di tutto per ridare lustro ad una vera istituzione della lettura, trasformandola in un luogo di incontro, passaggio, cultura a soli 50 metri dalla sua storica collocazione, che fu all’angolo tra Via Accademia delle Scienze e Via Cesare Battisti.

L’accesso su via Battisti è stato mantenuto, con cinque vetrine, ma lo spostamento ha portato un secondo ingresso, con altre cinque vetrine, nella Galleria Subalpina.
Poco distante, lo scenografico scalone barocco del Museo del Risorgimento cattura lo sguardo con luci e proporzioni teatrali. In Piazza Castello, si entra nell’atmosfera senza tempo di Baratti & Milano, caffè storico dal fascino liberty, dove un light lunch riporta ai fasti della “belle epoque” in saloni austeri ed eleganti, impreziositi dalla dolcezza della loro piccola pasticceria.

Ancora affascinati dalla narrazione delle peripezie architetturali della libreria, ecco che sul lato di Piazza Castello le note diffuse nell’aria di una playlist di romanze liriche attira la nostra attenzione. 
È il Regio, il teatro dalle scale “immobili” che ci accoglie per scoprirlo nella sua veste attuale, progettato da Carlo Mollino, (1973) dove forme curve e riflessi metallici disegnano uno spazio visionario, sovvertendo quello che fu l’originario teatro del Re, ruotandolo di 90°rispetto al progetto originale del 1740, del quale resta solo il caminetto in pietra del Palco Reale.
Spettacolare l’interno dalle 1500 poltrone rosse, l’ampio foyer, e il lampadario
dagli oltre 3mila steli. 

Ma il quartiere non ha finito le sorprese, come il progetto di recupero della Cavallerizza Reale, simbolo del dialogo tra passato e futuro che presto darà nuovo impulso a quest’area storica e moderna al tempo stesso, per troppo tempo abbandonata, su progetto dell’arch. Cino Zucchi.
A ridosso della collina, prima clinica poi berefotrofio, ora tempio dell’Arte
Flashback Habitat è definito Ecosistema per le Culture Contemporanee, un centro artistico indipendente nato con l’obiettivo di far entrare l’arte nella quotidianità di ciascuno, dando nuova vita a quanto è dimenticato e trascurato, siano esse opere, luoghi o persone.

La visita è interessante, ma se riusciste a farla guidati dal direttore artistico, Alessandro Bulgini artista tarantino, cresciuto a Livorno e adottato da Torino (Barriera Milano, con forte connotazione di immigrati apuli) allora capireste davvero l’importanza di questo luogo, nato negli anni ’30 come Sanatrix clinica medica per persone abbienti, trasformatosi in berefotrofio ed oggi fucina di vulcanica cultura grazie all’istrionico, ma estremamente accattivante, artista.

Luogo di arte ma anche di socializzazione come al Circolino che comprende area talk, area espositiva, project room e bar / bistrot.
L’ampio complesso di 20mila mq in Borgo Crimea, immerso in una potente area verde, è stato riportato a nuova vita dopo essere stato in disuso dal 2013.
Lo spazio espositivo si espande su 4 padiglioni che animano le visioni di Buglini,  squisito ospite che condividerà con voi opere, idee e pensieri, in un magmatico confronto.
Il parco ottocentesco di oltre 9milamq ha una valenza sia espositiva che didattica con il progetto Vivarium, dove le opere di artisti del territorio si integrano con l’ecosistema.
Le Officine Grandi Riparazioni: O.G.R. Torino

Altra tappa imprescindibile O.G.R., le dismesse Officine Grandi Riparazioni un complesso industriale di fine Ottocento che per un secolo, tra la fine dell’800 e i primi anni ‘90, hanno rappresentato un’eccellenza nel campo della manutenzione di locomotive, automotrici e vagoni ferroviari.
A seguito della chiusura, avvenuta nei primi anni ‘90, l’abbandono e il degrado portarono a prevederne la demolizione, poi scongiurata.  Nel 2015 il progetto O.G.R. si aggiudica il Premio Urbanistica per poi essere inaugurato il 30 settembre 2017. 
Dei circa 200mila mq originari in diversi edifici ne restano circa un settimo, rinati come luogo di eventi e concerti, fra i quali spicca il Duomo, la struttura alta oltre 19 metri nella quale si riparavano, in verticale, le caldaie delle locomotive. Impressionanti i numeri della ristrutturazione…
Il Lingotto

Non poteva finire meglio la tre giorni torinese se non con la celebrazione del simbolo industriale di Torino, il Lingotto.
Fu uno dei principali stabilimenti di produzione della FIAT, uno dei tre edifici unici al mondo con pista automobilistica sul tetto, assieme al Palacio Chrysler di Buenos Aires ed alla fabbrica di automobili Impéria di Nessonvaux (Belgio), ma è l’unico tuttora utilizzabile.
Sui terreni dei ruderi di una ex villa dei conti Robilant, Giovanni Agnelli decise la costruzione del nuovo stabilimento, progettato nel 1915 sull’onda dello sviluppo economico siderurgico dettato dalla prima guerra mondiale.

La creatività lineare dell’ingegner Matté-Trucco, unitamente all’ ”abuso” di cemento armato (di cui la concessionaria italiana del metodo Hennebique era dell’ing. Porcheddu – vedi Docks Dora) fu mutuato degli stabilimenti della Ford di Detroit e realizzato in stile architettonico razionalista.
Questo edificio impressionò addirittura Le Corbusier, che ne scrisse nel capitolo conclusivo del saggio, Vers une architecture (1923) Architettura o Rivoluzione, riportando alcuni esempi di soluzioni innovative, fra i quali alcune immagini dell’edificio dove viene evidenziata la soluzione dell’autodromo pensile.
Si trattava di una catena di montaggio verticale dove le auto complete venivano collaudate sulla pista ovale (dalle due curve paraboliche) e poi fatte scendere da due rampe elicoidali. Ma attorno al 1980 l’ultima produzione (Lancia Delta) terminò. 
Con la costruzione del polo Fieristico nel 1982 il Lingotto prese nuova vita.

Oggi con Casa 500, un museo che celebra la mitica FIAT 500, affacciato sulla terrazza panoramica della storica pista di collaudo, oggi trasformata in un giardino sospeso sulla città, l’aggiunta della Bolla ed Eliporto di Renzo Piano e la costituzione della Pinacoteca Agnelli, oltre ad un bistrot e l’esposizione d’arte moderna all’aria aperta, il Lingotto,il suo centro commerciale ed auditorium sono un polo sociale importantissimo, per Torino.

L’unico terreno che gli Agnelli non riuscirono a fare proprio, in area Lingotto, fu quello della Fabbrica Benedetto Carpano. E per fortuna, perché oggi acquisito e trasformato da Eataly in supermercato e ristornate, è sede dal Museo Carpano dove la tradizione del vermuth prende vita e celebra la storia e la produzione di questa eccellenza torinese.
Non solo macchinari ma anche immagini, pubblicità, memorabilia a firma di quel genio di Armando Testa, pubblicitario e creativo torinese purosangue.

Una visita legata al mondo dei motori da non perdere è alla piccola “autoselleria” o tappezzeria se preferite Consëll. 
A parte le ricoperture di selle e sedili di grande perizia colpiscono, del proprietario Massimo Torassa (ereditata dal suocero) il Diane 6 arancio furgonato originale anni ’70 e le deturpazioni sui muri esterni, coperte con applicazioni pittoriche “stile Mondrian”.
Da visitare per farsi raccontare un’interessante storia artigianale di una Torino che va scomparendo.
Spigolature torinesi

Visitare Torino è un viaggio, soprattutto per scoprire quanto di innovativo si cela in questa città che cade e rinasce più volte nella sua storia. Per un lungo week end qualche indirizzo interessante, oltre quelli “da visitare per nutrire la mente” non guastano.
Un hotel perfetto per la sua posizione per visitare quanto raccontato è il B&B Hotel President, vicino a Porta Susa, ottimo per qualità prezzo, dall’accoglienza davvero avvolgente.
Attenzione al cibo

Muro Bistrot, in Barriera di Milano osteria contemporanea nel Museo Ettore Fico. 
Si mangia a partire da 6 € in maniera notevole.
Edit Pub, Piazza Teresa Noce, 15/A, è perfetto per una pausa pranzo a fianco del museo Ettore Fico; ha un altro indirizzo, quello sui Murazzi, Edit Porto Urbano, dove si può mangiare seduti lungo le rive del Po di fronte alla palazzina della Società Canottieri Esperia.
All’interno delle OGR il Mammà Isola di Capri eleva l’esperienza per classe e raffinatezza. 
In alternativa lo Snodo, più “easy going”.
Pizza e Cucina è una sezione di Eataly: gustosi carboidrati a gogo.
La promessa è facile da formulare. 
Qui, a Torino, ci si deve ritornare, perché ci siamo dimenticati di esplorare l’aspetto esoterico…ma questa è un’altra storia…
massimo terracina
