C’è un profumo di caffè che, da oltre un secolo, attraversa Torino, salendo dai portici del centro fino ai cortili postindustriali del quartiere Aurora. È il profumo della famiglia Lavazza, una storia iniziata nel 1895 con Luigi Lavazza, droghiere di origini monferrine che in via San Tommaso apre una piccola bottega dove vende spezie, saponi e caffè grezzo.

Luigi è un uomo curioso, sperimentatore, e in un’epoca in cui il caffè si vende ancora in chicchi da tostare a casa, intuisce che il segreto sta nella miscela: combinare origini diverse per creare un gusto equilibrato e costante.
Nasce così il concetto di “blend”, oggi universalmente riconosciuto ma allora del tutto innovativo.
Negli anni la sua piccola impresa cresce, parallelamente al crescere di Torino.
Le pubblicità firmate da Armando Testa, le lattine colorate, i primi distributori automatici, le macchine per espresso professionali: Lavazza diventa un simbolo del Made in Italy e di uno stile di vita.

Ma il vero salto arriva con la decisione, all’inizio del nuovo millennio, di trasferire la sede in una zona carica di memoria industriale: il quartiere Aurora, tra via Bologna e corso Palermo, un tempo culla di manifatture e officine, poi più di recente caduto nell’oblio dell’abbandono.
La famiglia Lavazza, grata per quello che Torino ha concesso loro, in cambio di una dedizione e visione uniche, sceglie di farne un laboratorio di rigenerazione urbana, dove architettura, arte e sostenibilità si fondono.

Così nasce La Nuvola Lavazza, un progetto dall’architetto Cino Zucchi: un complesso avveniristico in vetro e acciaio che si posa con leggerezza sulle antiche fondamenta della ex centrale elettrica Enel. L’edificio, inaugurato nel 2018, non è solo la sede direzionale dell’azienda, ma un ecosistema aperto al pubblico, dove convivono uffici, spazi verdi, ristoranti e il Museo Lavazza, cuore narrativo e simbolico del progetto.
Visitare la Nuvola significa entrare in un universo avvolgente e multisensoriale in cui il caffè è al centro di un racconto che intreccia impresa, innovazione, tecnologia, creatività e cultura.
Il percorso inizia già all’esterno, nel Parco Archeologico, un’area verde che custodisce i resti della chiesa neoromanica di Santa Maria Assunta, restaurata e reinterpretata come quinta scenica di un giardino urbano. Le sue arcate in mattoni rossi, illuminate di notte, dialogano con la trasparenza della Nuvola creando un ponte visivo tra passato e futuro.

È qui che spesso si fermano i torinesi, tra un caffè e una pausa pranzo, a godersi la quiete di un quartiere che ha ritrovato il suo ritmo, passato per la cupezza di un abbandono post indistriale.
All’interno, il Museo Lavazza è un viaggio nella cultura del caffè e nella storia di una famiglia visionaria. Curato dallo studio Ralph Appelbaum Associates, già autore di celebri musei internazionali, offre un’esperienza immersiva, pensata per coinvolgere tutti i sensi. Si articola in cinque aree tematiche, ognuna dedicata a una tappa del percorso Lavazza:

“Casa Lavazza”, che ricrea la bottega di Luigi nel 1895, con arredi originali e documenti d’epoca;
“La Fabbrica”, dove si scoprono le fasi della produzione, dal chicco alla tostatura, fino alle tecniche di confezionamento;
“L’Atelier”, un laboratorio di creatività che racconta la comunicazione e il design del marchio, con i manifesti di Testa, le campagne con Caballero e Carmencita, Solenghi e Garrone, Bonolis e Laurenti, e le collaborazioni artistiche con fotografi e registi;
“L’Universo”, una sezione più emotiva e sensoriale, che gioca con luci, suoni e profumi, evocando l’esperienza del caffè come rito quotidiano e come legame tra le persone;
“Il Futuro”, che parla di sostenibilità, ricerca e impegno etico: progetti nelle comunità agricole, economia circolare, e la missione di un’azienda che guarda avanti senza dimenticare le proprie radici.

Il museo si visita liberamente, ma il modo migliore per viverlo è attraverso le esperienze interattive: tablet, installazioni e realtà aumentata permettono di personalizzare il percorso, scoprendo storie e curiosità in base ai propri interessi.
Di certo una delle curiosità maggiori è legata alla macchina da caffè ISSpresso, sviluppata in collaborazione con Argotec e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS)., un’innovativa macchina a capsule progettata per erogare un espresso in condizioni di microgravità, esposta nella sala che narra la storia e l’evoluzione dell’azienda.

Ogni visitatore riceve un “passaporto digitale” che raccoglie le tappe più significative della visita, da conservare o condividere online.
E naturalmente non manca la Coffee Experience Room, dove si può degustare una selezione di miscele e scoprire come cambiano aromi e sensazioni in base a tostatura e metodo di estrazione. O aperitivi sul tema…
Dopo la visita, vale la pena fermarsi a pranzo o a cena da Condividere, il ristorante ideato da Ferran Adrià e guidato dallo chef Federico Zanasi, una stella Michelin. Qui l’alta cucina incontra l’idea di convivialità: piatti che nascono per essere gustati insieme, in un ambiente informale ma curato nei minimi dettagli, dove anche la mise en place racconta un gesto di accoglienza.

Per chi invece vuole tornare alle origini, la tappa ideale è Santommaso 10, nel cuore del centro storico, proprio dove Luigi Lavazza aprì la sua prima drogheria. Oggi è un bistrot contemporaneo che unisce memoria e innovazione, tra boiserie originali, profumo di moka e piatti piemontesi rivisitati. È come compiere un viaggio circolare: dal passato artigianale alla modernità trasparente della Nuvola, passando per un secolo di gusto e cultura italiana.
Camminando lungo via Bologna, si percepisce come questo progetto abbia riscritto la geografia emotiva di Torino.
L’Aurora, un tempo periferia operaia, è oggi un quartiere in trasformazione, dove gallerie d’arte, laboratori creativi e spazi sociali convivono con le tracce del suo passato industriale. La Nuvola Lavazza è diventata un punto di riferimento, un luogo di incontro e di bellezza quotidiana, dove l’architettura si fa racconto e il caffè diventa linguaggio universale.

“Non basta fare un buon caffè”, diceva Luigi Lavazza, “bisogna farlo bene, per il mondo”.
È una frase che oggi risuona forte tra le mura di vetro della Nuvola, dove ogni progetto, ogni tazzina, ogni visita racconta la stessa visione: quella di un’impresa che ha saputo trasformare un sogno familiare in un simbolo di cultura, sostenibilità e italianità.
E così, in questo angolo di Torino, sospeso tra memoria e futuro, il profumo del caffè diventa ancora una volta un invito: fermarsi, respirare, condividere.
massimo terracina
