Amarena Fabbri: dal 1905, la storia di un’azienda giunta alla V generazione

Proprio sotto le Due Torri a Bologna, in piano centro cittadino, il flagship store dell’Amarena Fabbri fa bella mostra di sé, esattamente di fronte al leggendario “Roxy bar”.
Fabbri, da sempre un nome legato alle amarene, e nell’immaginario collettivo, a quel vaso bianco, panciuto, dai fregi blu pieno di meravigliose amarene denocciolate e sciroppate. Perfetta guarnitura di gelati e sorbetti, e non solo…ma attenti, danno dipendenza.

Ma la storia dell’Amarena Fabbri, azienda tutta bolognese, dove nasce?

Amarena Fabbri
Interno del flagship store a Bologna

Nel 1905 Gennaro Fabbri, allora quarantacinquenne, acquistò a Portomaggiore (Ferrara) una drogheria con tinaia annessa, trasformandola nella “Premiata Distilleria G. Fabbri”.
Il successo dei primi distillati è immediato e nel 1914 l’attività viene spostata nella più ampia sede di Borgo Panigale (Bologna), tutt’ora cuore della società.

Rachele Fabbri, moglie di Gennaro, inventa la mitica “Amarena Fabbri” nel 1915, partendo dalla ricetta contadina della “marena con frutto”. All’inizino era venduta in damigiane, e deve la sua fortuna anche al famoso vaso a decori bianchi e blu, geniale invenzione del fondatore che lo commissiona al ceramista Gatti di Faenza. Il vaso simbolo dell’Amarena Fabbri, fa la sua comparsa qualche anno dopo diffondendosi ben presto sui banconi dei bar di tutta la penisola. Contenuta nel suo inconfondibile vaso di ceramica Amarena Fabbri è oggi emblema del gusto italiano nel Mondo. 

Amarena Fabbri

Gli Anni ’20 vedono, accanto ai liquori, iniziare la produzione degli sciroppi che affiancano l’amarena, il cui successo è in continua crescita. I figli di Gennaro, Romeo e Aldo, partecipano attivamente allo sviluppo dell’azienda, affiancando il padre nell’ideazione di una politica di marketing rivoluzionaria per quei tempi. Gennaro chiama i suoi liquori d’esordio “Primo Maggio” e “Amaro Carducci”: con il primo, strizza l’occhio ai militanti e simpatizzanti socialisti, mentre con il secondo celebra il poeta dell’Unità nazionale, premio Nobel nel 1906.
E per ampliare l’area di diffusione dei suoi prodotti Gennaro manda i suoi figli a pubblicizzare il marchio Fabbri in giro per l’Italia a bordo di due miti, l’Isotta Fraschini, l’auto delle dive, e l’Itala, la vettura del famoso raid Parigi-Pechino del 1907 conquistando immediatamente notorietà e ammirazione.

Negli Anni ’30 la produzione continua ad allargarsi, con le ciliegie al liquore, altro prodotto che incontra rapidamente il favore del pubblico, le confetture e le conserve di frutta.

Amarana Fabbri
Lavorazione della frutta ad inizi Novecento

Nel 1933 l’azienda passa interamente nelle mani di Aldo e Romeo, e in quell’anno cambia nome in “Ditta G. Fabbri di Aldo e Romeo Fabbri”. La seconda generazione porta nuova linfa innovativa implementando le produzioni dell’azienda con il lancio degli Sciroppi che poi diventeranno famosi come “Inventa Bibite”.
La facciata al consumatore è importante e per questo nel 1935 Gennaro acquista il Bar Centrale di Bologna di fronte alla Sala Borse, che, caso unico per quei tempi, viene tenuto aperto 24 ore su 24: diventa presto luogo d’incontro privilegiato non solo per operatori e uomini d’affari, ma anche per la buona borghesia cittadina che lì conosce e apprezza i prodotti Fabbri: liquori, sciroppi e gelati.

Dopo la Guerra, nel 1947 la ditta si trasforma in società per azioni “G. Fabbri spa” anchecon l’ingresso in azienda di Fabio e Giorgio, nipoti del fondatore, che nel 1952, appoggiano e pianificano l’esordio di Fabbri nel mondo della gelateria. Con un’intuizione destinata a conquistare il mercato internazionale, Fabio e Giorgio inventano i “cremolati”, ovvero paste complete di creme o frutta che, con l’aggiunta di acqua o latte, si trasformano in gelati. Destinati agli artigiani che cominciavano allora ad utilizzare le prime macchine elettriche per la produzione di gelati, questi semilavorati riscuotono un clamoroso successo, aprendo di fatto un nuovo mercato, quello del gelato artigianale made in Italy e le gelaterie che lo producono possono così iniziare a diffondersi nel mondo.

Amarena Fabbri
Locandina d’epoca Cherry brandy Fabbri

I laboratori scuola girano per l’Italia per insegnare ai gelatieri come usare i prodotti Fabbri,  nel 1954: si tratta di furgoncini attrezzati come per fare ottimi gelati: un’altra idea innovativa con cui il marchio accresce la sua notorietà facendo crescere la professione del gelatiere artigiano.

La svolta nel marketing avviene nel 1957, con l’avvento della televisione e di Carosello.
Il marchio Fabbri entra così nelle case di milioni di italiani.
Rimane una pietra miliare nel panorama degli spot televisivi il celebre personaggio “Salomone, il pirata pacioccone”, senza dimenticare la serie “Un pittore alla settimana” con protagonisti grandi artisti allora sconosciuti, del calibro di Guttuso, Capogrossi, Gentilini, Cagli, Salvatore, o gli spot con protagonisti Fred Buscaglione, Raffaele Pisu, Adolfo Celi, Tino Buazzelli.

Gli anni ’60 e ’70 vedono importanti riconoscimenti: nel 1961 Romeo è nominato cavaliere del lavoro, mentre alla guida dell’azienda subentra lentamente la terza generazione Fabbri con i fratelli Giorgio e Fabio e il cugino Stefano.

La produzione viene trasferita nel nuovo stabilimento ad Anzola Emilia, dove continua tuttora, su una superficie complessiva di 180 mila metri quadrati, di cui 116 mila destinati ad area industriale e 30 mila coperti. Lo stabilimento storico di Borgo Panigale è via via convertito ad uso uffici e il marchio Fabbri comincia a diffondersi in tutta Europa.

Amarena Fabbri
Salomone, il pirata pacioccone

Gli anni ’80 sono il decennio consacrato all’affermazione del marchio sui mercati internazionali, mentre cresce ancora la gamma dei prodotti pensati per il consumo fuori casa.

Arriva il 1990 e in azienda è ormai attiva la quarta generazione rappresentata dai pronipoti del fondatore: Andrea, Nicola, Paolo e Umberto. Essi guidano un’azienda con 250 dipendenti, 17 linee di prodotto, 23 linee d confezionamento, 1200 prodotti distribuiti in più di 100 nazioni.

Il 1995 è testimone della diversificazione con prodotti pensati per il consumo al bar: Mixybar e Mixyfruit per il bere miscelato e prodotti per l’aromatizzazione di caffè, cioccolate, cappuccini e thè.

Il 1999 vede un’altra importante trasformazione: “Fabbri 1905 spa”, e successivamente, nel 2002, a seguito di un ulteriore riassetto societario, nascono la “Fabbri G. Holding Industriale spa”, che detiene il 100% di “Fabbri 1905 spa”.
Dalla bottega artigianale l’evoluzione in 100 anni circa è notevole.

Il 2005 è l’anno del Centenario: un Vaso celebrativo limited edition, la monografia Cento Anni Fabbri, la partecipazione al Festival di Venezia, il Premio Fabbri per l’Arte, eventi e molto altro segnano un compleanno condiviso con affetto dagli Italiani che vedono nel marchio l’emblema del Made in Italy dolciario nel mondo, mentre nel 2010 iniziano ad entrare in azienda i primi esponenti della V generazione.

Amarena Fabbri
La sede dello stabilimento ad Anzola EmiliaFabbri 1905

Nel 2015 l’icona di casa Fabbri, l’Amarena, compie un secolo, e in onore della sua creatrice Rachele Fabbri il Premio Fabbri per l’Arte si colora di rosa, con un’edizione tutta al femminile, mentre con le Storie di Amarena si raccolgono pensieri e parole che le persone dedicano con affetto all’Amarena. Nasce in quell’anno anche Lady Amarena, tuttora l’unico concorso internazionale dedicato alle professioniste nell’arte della mixology, un contest “for women only” che vuole valorizzare il ruolo della donna come custode di saperi professionali, non solo domestici.

Oggi, nel Registro speciale dei Marchi Storici Italiani (istituito con decreto del 10 gennaio 2020 dal Ministero dello Sviluppo Economico) si trovano ben quattro «Marchi storici di interesse nazionale» riconosciuti a Fabbri 1905, un caso quasi unico, eccezionale testimonianza del profondo legame con la storia del Paese, del costume, della società e della sua industria manifatturiera. Marchi storici sono il corporate brand “Fabbri”, il product brand “Amarena Fabbri”, il decoro faentino con gli arabeschi blu su campo bianco identificato come segno distintivo della produzione dell’azienda, il packaging inconfondibile delle bottiglie degli Sciroppi Fabbri, gli “Inventa Bibite”.

Nata come una piccola distilleria Fabbri 1905 si è definitivamente affermata come holding familiare attiva in Gelateria, Pasticceria, Largo Consumo, Beverage e Caffetteria. Una multinazionale impegnata ad affermare il made in Italy dolciario, in tutte le sue forme, nel mondo. Alla guida dell’impresa la quarta generazione con Nicola, Paolo e Umberto, sempre più affiancata dalle nuove leve Carlotta, Stefania, Federico, Pietro, Michele Magli, recentemente nominato direttore generale, Giovanni Quattrocchi e Fabio Macrì.

Sono passati 118 anni, ma l’impronta artigianale, l’etica e la ricerca dell’innovazione restano caposaldi della storia aziendale e familiare.

Fabbri
Carlotta Fabbri davanti al flagship store

Lo scorso 23 marzo ha aperto il primo flagship store, in via Rizzoli 40. Lo store sarà anche uno spazio espositivo dove trovano collocazione ben 12 dipinti vincitori del Premio Fabbri per l’Arte e l’iconico un vaso in ceramica di Amarena Fabbri, in versione gigante. Un modo per ribadire il legame con il territorio e un punto di riferimento per far conoscere tutti i prodotti retail dell’azienda, a partire dall’inimitabile Amarena Fabbri, passando per le Creme spalmabili, i BomBon, i Babà, gli Sciroppi, i Topping, le Colombe di Pasqua, ma anche le chicche della Premiata Distilleria, il Gin e le Ciliegie Speciali. Perché quello di Fabbri 1905 è un vero e proprio universo del dolce e del buon bere che il nuovo negozio permetterà a tutti di toccare con mano

E il cammino non è ancora concluso, nel secondo secolo di vita dell’azienda vi sono importanti novità lanciate nell’anno appena concluso: nella divisione Beverage il Dry Gin Fabbri, rivisitazione di una ricetta messa appunto negli anni Trenta dal fondatore Gennaro Fabbri, e in quella Largo Consumo le praline al cioccolato fondente e le creme spalmabili che segnano l’ingresso in mercati nuovi rispetto ai tradizionali.

Come è che si dice? Guardarsi indietro per guardare avanti?

massimo terracina

Share via
Share via