Messico: un paese magico dalla grande storia e dalla altrettanto grande natura che ha talmente tante sfaccettature da far scomparire un diamante, al suo confronto.
Ma non quel Messico che tutti conoscono e frequentano con un turismo massificato che assedia lo stato di Quintana Roo e lo Yucatan, bellissimi, ma non quanto il Messico meno noto, quello che abbiamo esplorato con Idee per Viaggiare nel novero dei 21 itinerari che hanno dato vita alla UnConvention 2025.
Meca International guidata da Massimo Ariello, accompagnatore d’eccezione, conoscitore del paese come nessun italiano, ha arricchito l’esperienza in maniera impagabile.
Ma andiamo per gradi: comodi voli Air France e KLM collegano l’Europa (via Parigi e Amsterdam) a Città del Messico, dove una notte ristoratrice in un hotel all’interno dell’aeroporto (Camino Raeal ) prelude al volo del mattino successivo verso Chihuahua, capitale del “estado grande” composto di sette regioni che occupano un decimo del territorio nazionale.

Chihuahua: el estado grande
Chihuahua rappresenta tanta storia celata e conservata nelle sue chiese e monumenti ma soprattutto una grande varietà di paesaggio: dalla “meseta” alla sierra, dai canyon ai boschi e ai laghi.
La sierra Tarahumara deve il nome a questa etnia, così chiamata dagli spagnoli. In realtà si essi sono Rarámuri, riferendosi al fatto che per spostarsi usano correre lunghe distanze.
Chihuahua, si diceva, è il più esteso stato messicano e al nord confina con il Nuovo Messico e il Texas, territori un tempo messicani, passati agli USA come la California. L’omonima capitale è una metropoli che sfiora il milione di abitanti, sull’altopiano a 1460 m di altezza. La sua storia inizia con la fondazione per la sua vicinanza alle miniere di vari metalli ai tempi della colonizzazione spagnola.
Tante sono le storie che animano la città, terra di battaglie e simbolo della resistenza nazionale; diverse sono le testimonianze legate alla Rivoluzione Messicana che si rifanno a protagonisti leggendari e immortali come Pancho Villa o Emiliano Zapata, celebrati da tanti monumenti.

È qui che ci viene spiegato perché gli americani vengono chiamati gringos: perché Zapata nel respingerli urlò loro (riferendosi al colore delle loro divise) “Green go home”, poi traslitterato dai suoi soldati in “gringos”!
La città offre uno degli esempi più significativi di architettura barocca del Nord del Paese, la Cattedrale, di epoca coloniale, ben conservata alta 40 metri, con 3 navate e due torri che dominano la centrale Plaza de Armas.
Il Palazzo del Governo, 1892, rende omaggio al padre fondatore della nazione, Don Miguel Hidalgo y Costilla, assassinato dagli spagnoli qui, il 30 luglio 1811.
Dopo l’instaurazione della Repubblica messicana, nel 1824, fu riconosciuto come il Primo Ribelle e Padre della Patria
Il murales di Aarón Pina Mora, decora le pareti all’interno della grande corte, (1959) riassumendo la storia della regione, come tanti ce ne sono in tutto il Messico.
Verso Cuahatemoc sulla Sierra Madre Occidentale
Si parte in direzione Cuahutemoc: sosta da Gorditas Lupita per un assaggio di quesadillas, le migliori della regione. Lupita e suo figlio Luis, a Santa Isabel, lungo la strada offrono cibo messicano autentico.

Da qui in avanti i nostri occhi si riempiranno di paesaggi: dai deserti ai canyon, dalle montagne coperte di conifere a tratti popolati da saguari.
Nel nord del paese, al confine con gli Stati Uniti, Chihuahua sembra magnificare la potenza della natura e la resilienza dell’uomo; 247.000 chilometri quadrati di arido e infuocato deserto e aspra e probante Sierra Madre Occidentale, territorio poco ospitale ma che vanta una biodiversità sorprendente.
A Ciudad Cuauhtémoc, dal nome dell’ultimo imperatore Azteco, si potrà visitare una comunità Mennonita che qui si stabilì negli anni ‘20 dello scorso secolo, dal Canada.
Museo Mennonita: Luterani in Messico
Il Museo Mennonita ripercorre la storia e lo stile di vita di questa confessione, nata come espressione radicale degli anabattisti durante la Riforma protestante di Martin Lutero, a causa delle loro credenze e pratiche religiose, vennero perseguitati.

CUAUHTÉMOC
A metà del XVI secolo si rifugiarono in Polonia, dove rimasero per circa 150 anni per poi, alla fine del XVIII secolo emigrare in Ucraina dove per circa 90 anni fondarono fattorie e comunità agricole. Durante la II Guerra Mondiale, poiché la loro lingua era il tedesco erano visti con sospetto. Successivamente arrivarono in Canada, quindi in America Latina, dove si stabilirono grazie alla ospitalità del governo messicano, guidato dal presidente Álvaro Obregón.
Il museo riproduce crea una casa mennonita, in legno, espone un’ampia collezione di oggetti come gli attrezzi agricoli e tessili ai mobili e documenti storici. Questi elementi permettono di conoscere lo stile di vita semplice, autosufficiente e legato alla fede che caratterizza questa comunità. Si stima che circa 90mila persone di questa comunità vivano in Messico, la maggior parte a Chihuahua, che conta la metà dei residenti.
Creel, uno dei “Pueblos Magicos”

Si prosegue per Creel, uno dei 5 “Pueblos Magicos”, 2.400 metri di altitudine che si percepiscono dall’aria fresca di montagna e dal profumo dei pini. Si inizia a vivere la Sierra Tarahumara dei suoi Rarámuri, “coloro che corrono veloci”, un popolo che ha mantenuto viva la propria identità attraverso secoli di sfide, mai finite.
Qui a bordo di veloci UTV (Utility Terrain Vehicle) da 4 posti si inizia ad esplorare per tre intense ore di adrenalina polverosa (le piogge sono molto rare qui) le valli de los Monjes, dove svettano curiose formazioni rocciose, de los Hongos e de las Ranas, per ammirare scenari primordiali del paese più meridionale del nord America.
Creel fu fondata il 26 maggio 1907 quale parte di un progetto di espansione della linea ferroviaria del nord del Messico.
Fu Enrique Creel Cuilty, promotore dello sviluppo infrastrutturale della regione a dare il nome al “pueblo” che originariamente doveva essere una semplice stazione ferroviaria.

Poi divenne rapidamente un punto di riferimento per le comunità indigene e per i coloni europei, città strategica per lo sfruttamento delle risorse naturali della Sierra, come il legname e i minerali, e servì anche come base per l’esplorazione delle Barrancas del Cobre.
Oggi, Creel è una meta turistica conosciuta per la sua atmosfera montana, nobilitata dal passaggio del Chepe (Ferrocarril Chihuahua al Pacífico) l’unico treno panoramico messicano.
La Sierra Tarahumara, scrigno de las Barrancas del Cobre
Ma è nel cuore della Sierra Tarahumara, all’interno della Sierra Madre Occidentale, che si cela uno dei tesori più spettacolari dello stato: le “Barrancas del Cobre, o Canyon del Rame”.
Questo sistema di canyon, quattro volte più esteso e profondo del Grand Canyon americano, del quale è proseguimento, è una meraviglia geologica che incanta con le sue pareti scoscese, le cascate fragorose e i villaggi remoti abitati dai Rarámuri.

Non si tratta di un unico canyon, ma un sistema di sei grandi gole che si intrecciano, formando un complesso geologico che copre oltre 65mila chilometri quadrati.
Barranca del Cobre (da cui deriva il nome del sistema), famosa per le sue pareti di rame che brillano al sole; Barranca de Urique , la più profonda, con i suoi 1.879 metri di profondità; Barranca de Sinforosa , soprannominata “La Regina dei Canyon” per le sue viste incredibili e le cascate impetuose; Barranca de Batopilas , dove il tempo sembra essersi fermato, tra villaggi remoti e antiche miniere d’argento.
Qui dicono che “quando sarà grande, il Gran Canyon, sarà come Las Barrancas…”

Divisadero è il punto panoramico più iconico dell’area, un balcone sospeso sull’immensità dei canyon dove sta l’hotel Divisadero Barrancas. Qui dalle vetrate panoramiche sul tramonto che indora il canyon, una cena a base di carbonara (self made) prelude a una notte suggestiva e ad un’alba “drammatica” nei colori.
Nelle vicinanze ci si può cimentare con le attrattive adrenaliniche del Parco Aventura Barrancas del Cobre lasciandosi trasportare dalla “tirolesa” (zipline) più lunga al mondo che attraversa il canyon con un volo di circa 3 minuti, 2.5 chilometri (ai 140 kmh, quindi siate forti di cuore e fegato …) o, attraverso i ponti sospesi e le strade ferrate che sfidano la gravità nel circuito delle 7 zipline (e due ponti tibetani).
Diversamente, si prende la funivia e … fine dei giochi.
Divisadero e le Barrancas del Cobre non sono solo una destinazione turistica: ma un modo di assaporare una natura potente, resa immortale dalle gesta del personaggio simbolo che ha reso leggendaria quest’area: José Doroteo Arango Arámbula, osssia Pancho Villa il rivoluzionario del nord che utilizzò questi luoghi non solo come rifugio della sua giovinezza, ma anche come palcoscenico delle sue battaglie.
Chepe Express: un treno panoramico che incanta

È mattina presto e la folla si accalca nella stazione di Divisadero, , per salire sul romantico Chepe Express, il treno che collega in 15 ore Chihuahua a Los Mocis sul Pacifico.
La versione lussuosa inaugurata nel 2018, garantisce ottimo confort, buona cucina e panorami indimenticabili.
La nostra carrozza è la penultima, accogliente e spaziosa, prima classe, con poltrone ampie ed in pelle, preludio all’ultima vettura che, in pratica, è un enorme salotto dalle finestre completamente apribili da cui ammirare i maestosi scenari che, come in un film, si susseguono lungo la ferrovia, dalla curva a 180 gradi, per superare il dislivello, al ponte a ferro di cavallo, o i tunnel, da godersi con un bel Margarita fra le mani.

Il Ferrocarril Chihuahua al Pacífico noto affettuosamente come El Chepe, non è solo un capolavoro ingegneristico che si estende per circa 653 chilometri, con 37 ponti e 86 tunnel, seguendo un tracciato che segue percorsi sinuosi che sembrano abbracciare montagne, pareti rocciose, vallate profonde e villaggi remoti.
Ogni chilometro della ferrovia racconta storie di resilienza e creatività. È un viaggio anche nel tempo nel cuore della cultura e della natura del Messico settentrionale, un’esperienza che fa da ponte fra i deserti arsi dal sole del Chihuahua alle coste tropicali del Mar di Cortez.
El Fuerte: la posada del Hidalgo dove nacque El Zorro!

Dal fresco di DIvisadero in 5 ore si scende al caldo tropicale di El Fuerte, caratteristica una piccola, cittadina coloniale sorta attorno ad un centro storico ricco di luoghi di interesse, tra cui la Piazza Principale, il Palazzo del Governo, la Chiesa del Sacro Cuore ed il Museo, che rappresenta una replica di un antico forte cinquecentesco spagnolo.
Qui si scende a la “Posada del HIdalgo”, il pezzo forte: la leggenda narra sia la casa di Don Alejandro de la Vega, il padre di Don Diego…da tutti conosciuto col nome di Zorro, il Robin Hood messicano.
E qui pare ci sia proprio il certificato di nascita della “volpe”.
Una cena nel tipico patio di superba qualità, alla Mansion de los Orrantìa, è l’arrivederci a questo Messico che ci ha letteralmente rubato il cuore.
Que viva Mexico!
massimo terracina
