Forse non è reato. Certamente è una iattura. A quando uno stato veramente laico?
Prendiamo spunto da un articolo del Corriere che raconta le vacanze rovinate a due turisti in Trentino.
Ci sono rumori che ti svegliano.
E poi ci sono le campane, che non solo ti svegliano ma ti giudicano mentre dormi.
Ore 7: Dlin dlon dlin dlon – “Alzati peccatore.”
Ore 12: Dlon dlon dlon – “Hai già fame? Pensavi fosse il timer della pasta?”
Ore 18: Dlin dlon dlin dlon dlon – “Ricordati che non preghi mai.”
Ore 19,30: Final boss delle campane. Tre minuti di colpi dritti nelle meningi, con la grazia di una sveglia suonata da Thor.
E intanto tu lì, a letto, con la tachipirina, la febbre a 38 e il desiderio profondo di convertirti …al silenzio. Perché ormai non sai più se è un segnale liturgico o un modo passivo-aggressivo per ricordarti che vivi vicino alla parrocchia.
Il problema non è la fede. È il volume. È la frequenza. È il fatto che se fosse Spotify, l’avresti già messa in pausa al terzo rintocco.
Perché suonare le campane ogni tre ore non avvicina nessuno a Dio, ma di sicuro all’esaurimento nervoso.
Va bene, ci sono cose che vanno rispettate: la spiritualità, le tradizioni, le credenze. Ma anche le persone. Perché le campane non suonano per una vera emergenza spirituale. Ma per abitudine, burocrazia del sacro, o semplice… rumore di potere.
Dicono che è per ricordarci la presenza di Dio. Ma se Dio è davvero dappertutto, forse può evitare di bussare alle orecchie di chi dorme, di chi lavora di notte e si sveglia più tardi al mattino, di chi è malato, di chi non ci crede visto che siamo uno stato laico; ma soprattutto di chi non l’ha mai chiesto.
E prova a dire che ti dà fastidio. Diventi subito il laico polemico, il nemico della cultura, quello che “non capisce”. Ma la verità è semplice: la libertà di culto non può diventare inquinamento sonoro. Se la spiritualità si esprime in silenzio, perché tutti devono subire il baccano di chi ha le campane in appalto?
Perché certe chiese suonano come se Dio fosse sordo e i vicini inesistenti.
Il suono della fede non dovrebbe essere un fastidio collettivo.