Pedro Sanchez

Pedro Sánchez e la sindrome del selfie.

Quando i politici si appropriano del panorama

Pedro Sánchez ha appena rivendicato il merito per i 100 milioni di turisti arrivati nel Paese. No, non è uno sketch satirico. È successo davvero. È cronaca delle sue dichiarazioni. 

Se domani il sole sorgesse un po’ più arancione del solito, statene certi: ci sarà un politico pronto a intestarselo. “Grazie al mio governo – dirà tronfio – abbiamo migliorato la luce del mattino.” In Spagna, però, siamo già ben oltre:

Sánchez non ha aperto una pensioncina a Malaga, non ha servito un mojito a Ibiza, non ha rifatto le lenzuola in un agriturismo in Galizia, non ha dato informazioni a un turista tedesco in difficoltà a Barcellona. Eppure, eccolo lì, a intestarsi il traguardo del secolo come se avesse inventato Gaudí, domato il Mediterraneo e cucinato tutte le tapas una per una.

Lì, a rivendicare come proprio il frutto del lavoro degli altri. Come se la gente venisse in Spagna per la legge finanziaria, non per il jamón ibérico. Come se il turismo fosse un effetto collaterale del suo carisma.

Pedro Sanchez e lae brutte abitudini dei politici

È una vecchia storia: i politici non costruiscono, si appropriano. Non sudano, ma si mettono il cappello. E se possibile con il logo ben in vista. Come direbbe Woody Allen in un suo noto film.”ce l’hanno per vizio”… Perché in fondo è quello che sanno fare meglio: non creano, non servono, si limitano a comparire nella foto. 

Mentre migliaia di operatori turistici lavoravano per anni con passione, con professionalità, con turni impossibili e stipendi che non sempre brillano quanto le spiagge di Formentera, il premier ha afferrato il megafono e si è fatto il selfie con la folla di turisti alle spalle.

Bisognerebbe che il premier spagnolo comprendesse un dato evidente a molti: è la Spagna ad attrarre le persone, non il governo. È il clima, il cibo, la cultura, la sensualità dell’accento andaluso, la bellezza ruvida della costa, il ritmo della vita che si prende il tempo per vivere. È l’ospitalità dei popoli, non dei partiti.

Pedro Sanchez

Il turismo spagnolo è esploso non grazie a un decreto, ma per la bellezza della Spagna stessa. Per la sua arte, la sua musica, il suo cibo, la sua gente, la sua lentezza felice. Per milioni di professionisti che ogni giorno tengono in piedi un sistema fatto di accoglienza e fatica vera. Non certo per uno slogan da comizio.

La replica dei direttori d’albergo spagnoli

E infatti l’Associazione dei Direttori d’Albergo lo ha detto chiaro e tondo: “Il turismo non è proprietà privata di un governo né può essere usato come decorazione elettorale.” Che, tradotto in lingua corrente, suona più o meno così: “Caro Pedro, scendi dal palco. Hai sbagliato spettacolo”.

Ma lui invece lui insiste, imperterrito. Forse perché nel manuale del buon politico moderno c’è un capitolo fondamentale chiamato “Attribuirsi il merito altrui per rafforzare la propria narrazione”. È una danza goffa tra propaganda e vanagloria. E il risultato è sempre lo stesso: una figuraccia da incorniciare.

La verità è che i politici di ogni colore amano vantarsi dei posti che governano, come se bastasse amministrarli per poterseli cucire addosso. Ma il turismo non è un trofeo da esibire, è un organismo vivo, fatto di persone vere. Quelle che puliscono, accolgono, sorridono anche quando vorrebbero dormire. Quelle che non finiscono mai nei discorsi ufficiali, ma senza le quali nessuno arriverebbe nemmeno al check-in. Il turismo non è una medaglia elettorale. È una maratona collettiva, costruita a piccoli gesti, con grandi sacrifici.

Quindi no, Pedro. Non sei tu il motivo per cui i turisti scelgono la Spagna. Sei solo quello che ha avuto la fortuna di governarla mentre gli arrivi crescevano. Un po’ come vantarsi del raccolto senza mai aver preso in mano una zappa.

Sánchez ha detto che “ha rilanciato il turismo”.

E noi diciamo che è il turismo ad aver rilanciato e sopportato pure lui. Lo facciamo con il garbo che si riserva a chi, al buffet, si serve tre volte e poi dice “l’ho cucinato io”.

Per cui fai una cosa saggia, per una volta: ringrazia. E poi scansati.

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