Fra le varie stupidaggini e cose estremamente serie che infiammano le polemiche estive, dalle pagine di rotocalchi (più o meno attendibili) website e giornali, vi è la polemica sulla vita dell’Animatore, scoppiata per la denuncia di un aspirante tale, inorridito per le condizioni di lavoro propostegli.
Non vogliamo nè prendere posizione, nè trovare risvolti socio culturali, con queste righe. Lo lasciamo ai tuttologi, ed ai leoni da tastiera, ma di contro ci piacerebbe raccontare un po’ di quello che ha rappresentato negli anni questo mestiere, e come, chi scrive, lo abbia vissuto dal 1977 al 1979).

L’ Animatore (colui che anima) è una figura che dagli anni ’70 in poi si è andata progressivamente affermando nei luoghi deputati alla villeggiatura.
Si iniziò con il Med di Blitz e Triganò; il club Méditerranée fu la prima organizzazione a vendere servizi turistici, prima basici, all inlcusive, con il primo club a Maiorca, negli anni ’50.
Oggi è un colosso con oltre 80 strutture nel mondo, ma la fortuna di questo format è stata implementata da altre organizzazioni turistiche che avevano come epicentro il villaggio!
La formula villaggio
Tutti sanno cosa sia, ma in realtà la “formula villaggio” si è evoluta negli anni in maniera notevole con una serie di plus che girava proprio attorno a questa figura mitologica: l’animatore, poi arricchita dalla cucina e da tanti altri atout.

Al Med, gli animatori, erano chiamati G.O. (Gentil Organizateur) contrapposti ai G.M (Gentil Membre) e la vita del villaggio veniva scandita dalle attività di costoro: giovani, belli, disponibili, capaci, professionali, poliedrici che trasmettevano lo spirito Club Med agli ospiti avidi di attenzioni.
Le storie leggendarie di tombeur de femmes (e corrispondenti in gonnella) hanno poi alimentato il mito del G.O. o dell’Animatore, facendo proliferare varie declinazioni di questa figura negli anni a seguire.
Anche chi scrive restò folgorato dalla figura di Animatore.
Correva il Capodanno 1970 e un amico, il cui padre era il direttore della filiale del Club Vacanze di Bologna mi invitò al Sass Maor, l’albergo sede di un club invernale a S. Martino di Castrozza, dove la mattina del primo dell’anno andammo a pranzo.
Fu lì che incontrai per la prima volta, vedendoli con gli occhi di un adolescente, queste figure mitologiche.

Nella fattispecie mi ricordo di Elio Cavallaro e Giovanni Gatti, quest’ultimo stimato medico, in seguito, e bolognese come me…
Mi ripromisi di percorrere quella carriera quando fossi stato in grado di farlo e così fu: dopo 5 anni, appena diplomato partii per la mia prima avventura nei villaggi del Club Vacanze per la precisione ad Arbatax.
Non vi racconto i particolari dell’esordio, ma fu davvero tale da meritare di scriverci un libro…
Poi seguirono Ustica, Favignana dove ritrovai come capo villaggio quell’Elio la cui figura mi aveva ispirato 5 anni prima.
Non è importante quello che feci, ma quello che rappresentava per noi ragazzi a cavallo dei 20 anni, lavorare nel villaggio.
C’erano persone di ogni tipo: dal capo villaggio che aveva militato nell’Inter, Piero, al mio compagno di camera, Giancarlo, che, geometra al comune di …(non si può dire) se ne stava tre mesi al club a fare l’istruttore sub, dall’ex nazionale di baseball, Ivan, al campione italiano di canoa partenopeo, Beppe, dal medico pavese in pector, Paul, all’affermato architetto di Crema, grande karateka, Gigi, dalla baby sitter psicologa meneghina, Daniela, all’onnipresente factotum Max, o al subacqueo silente Uako … fino a ragazzi normali, come me.

E mille altri, tanto che servirebbe un libro per raccontarli tutti: Lele il pianista, Marco l’organizzatore, Ugo l’ospite fisso, Carla detta Ugo veneziana, prima cliente, poi passata di là dalla barricata, Carlo che creava gli spettacoli, Franco il tennista playboy, il professor Gulotta, unico cui daremo un cognome, Imerio il direttore più permissivo e simpatico, Fabrizio il grande fotografo e Gail la sua modella, Omero il sub che sembrava Lucio Dalla, Letizia, la nipote della grande capa, Giorgio il proprietario del primo villaggio dove esercitai…
Ricordo benissimo che dopo 4 mesi di villaggio passati per lo più scalzi e in costume da bagno, riadattarsi alla vita borghese di Bologna risultava davvero difficile.

La fiamma era la voglia di divertirsi!
La struttura del villaggio era semplice: il direttore era il capo che rispondeva solo alla dottoressa Benati, il capo supremo, poi a scendere c’erano il capo villaggio, il capo sport e gli animatori di spettacolo e sportivi, che avevano il compito di allietare le giornate e serate degli ospiti.
La grande differenza fra il Med e noi era che al Med tutto era nelle mani dei G.O. imperscrutabili inarrivabili divinità spettacolistiche e di vita da villaggio; a Vacanze regnava la capacità dei singoli animatori, tanto che ci capitò di avere persone che si erano talmente tanto divertite che tornarono per due volte la stessa estate per via dell’animazione, sempre partecipi alle kermesse degli spettacoli che venivano messi in scena basandosi tanto sulla improvvisazione di grande effetto e sui “character” presenti quella settimana.
Poi c’era Valtur un po’ Med, un po’ Vacanze...

Insomma questo per dire che oggi si fa tanto scandalo per gli stipendi bassi e i trattamenti, ma all’epoca (1977/1979) noi si guadagnavano 150mila lire al mese più le “palline”, una collana di perle di plastica di vari colori, e valori, che rappresentavano 1000 lire al giorno per le bevande.
L’alloggio, nodo cruciale della denuncia del nostro amico che ha scatenato la polemica estiva, una delle tante, era spesso condiviso in 4, con un solo bagno. Non c’era l’aria condizionata e ci stavi talmente poco in camera che non ti interessava minimamente dove dormivi. Bastava avere un letto.
SI vede che manca il nerbo che ti infonde il servizio di leva a questi giovani virgulti, lo spirito di adattamento e, soprattutto, la voglia di “fare”.

Era indossare la maglietta Staff che rappresentava un onore che pochi avevano la possibilità di ottenere.
C’erano molti aspiranti, spinti dal mito, e un numero limitato di posti.
Dovevi avere qualcosa in più per essere scelto
Poi con gli anni dai villaggi, la prima biosfera in cui si sviluppò questa peculiare specie umana, la figura di animatore si è un po’ deteriorata ed è arrivata in qualunque tipo di struttura, albergo, pensione, bagno…insomma si è capovolta la legge dell’offerta e domanda.
Oggi tantissimi posti a disposizione, ma meno persone qualificate, e tanti urlatori molesti che ti tirano per le braccia per coinvolgerti, tuo malgrado.
(Un buon animatore non ha mai l’abbassamento di voce perché non ha bisogno di urlare)…
E quella scuola ha dato tanti talenti al mondo dello spettacolo, uno su tutti, lo sappiamo, Fiorello, ma non è il solo.
Era una gavetta dura ma appagante, un mondo strano ma affascinante, un modo di lavorare divertendosi, dove la stanchezza era un motore in più per andare avanti.
Arrivavi a fine stagione stremato ma soddisfatto, ad onta dello stipendio perché lavorare divertendosi è un plus inestimabile.
Bei ricordi di avvenimenti e persone che mi porterò sempre dietro come coloro che non rivedrò mai più, ma resteranno per sempre nel mio cuore.
Dedicato a Scipio Silvi, grande uomo, grande maestro e mio concittadino.
massimo terracina
Ringrazio il gruppo Facebook STAFF CLUB VACANZE “THE ORIGINAL“ cui ho rubato le foto. Sono certo che farà loro piacere vederle pubblicate.

