C’è un’Italia che quest’estate ha riso a crepapelle, sotto le stelle e tra le sedie di arene e teatri ó all’aperto. Il merito è di Andrea Pucci, al secolo Andrea Baccan, milanese classe 1965, che con la sua tournée “Odio l’Estate” ha girato la penisola trasformando ogni tappa in una festa popolare di ironia.
Dall’Arena Beniamino Gigli di Porto Recanati il 3 agosto, fino al Festival della Versiliana a Marina di Pietrasanta, passando per Livorno, Sanremo e la chiusura di settembre a Piacenza, il tour ha seguito il ritmo del caldo: serrato, coinvolgente, sempre a braccetto con il pubblico. Una tournée fatta di risate sincere e di quell’energia un po’ caustica che è diventata il marchio di fabbrica di Pucci.
Pucci: il segreto? Dissacrare la quotidianità
Pucci non ama la politica, né i grandi temi astratti. La sua comicità nasce da ciò che tutti conoscono: le fatiche di coppia, i tic domestici, le piccole ossessioni. È il narratore che prende la vita di tutti i giorni e la ribalta, restituendola gonfia di sarcasmo ma mai cattiva. Sul palco alterna aneddoti, battute fulminanti e interazioni col pubblico, sostenuto da una band che amplifica il ritmo dello spettacolo.
Alla Versiliana il suo show è stato definito “un’esplosione di comicità e ritmo incalzante”. A Sanremo, al Teatro Ariston, ha registrato il tutto esaurito in doppia replica. Ovunque, lo stesso copione: applausi, risate e la sensazione che ridere insieme, in fondo, sia la forma più semplice e più umana di comunità.
E il senso di comunità a Sanremo è cominciato con il ricordo caldo e sincero di Pippo Baudo, tristemente venuto a mancare.
Una carriera scolpita tra tv e palcoscenici
Dietro il personaggio c’è un percorso particolare. Andrea Baccan inizia come animatore nei villaggi Valtur, poi viene notato dal giornalista Tiberio Timperi e approda a “La sai l’ultima?”, dove Pippo Franco lo ribattezza “Pucci”. Da lì, un crescendo di televisione: Colorado su Italia 1, con il celebre monologo “È cambiato tutto!”, “Quelli che il calcio”, “Big Show”, fino al recente “Pucci Show”.
Non solo tv: Pucci ha scritto anche un libro, Ho sposato l’esorcista, e non ha mai nascosto la sua fede calcistica nerazzurra, infilando spesso l’Inter nelle sue gag. Ma il cuore resta il palco: la dimensione diretta, senza filtri, dove può parlare con la gente e non solo davanti a una telecamera.
La risata come rito collettivo
“Odio l’Estate” non è solo il titolo di una tournée: è un piccolo manifesto. In un Paese spesso piegato dai pensieri e dal peso dell’attualità, il comico ha scelto la strada più antica e più semplice: far ridere. Senza soluzioni, senza prediche, senza morale. Solo la forza liberatoria della comicità.
E se la gente, continua a seguirlo con entusiasmo, è perché in fondo riconosce in Pucci uno specchio storto ma affettuoso, che riflette vizi e virtù con un sorriso.
Un’estate italiana, fatta di risate collettive e di un uomo che, da quasi trent’anni, sa come accendere la miccia giusta.