Un concerto per Roberto Vecchioni è spesso stato un viaggio nella memoria, un racconto in musica a puntate, un invito alla riflessione. Il cantautore milanese ha sempre badato alla sostanza delle cose, via dagli inutili orpelli della moda e del successo facile. Non per nulla in “figlia” cantava amaramente “se arrivo, vuol dire che a qualcuno può servire”.
Roberto Vecchioni una vita poetica di resistenza.
E così, forte di questo percorso di vita, Roberto vecchioni non poteva mancare a Cuneo al Teatro Toselli, per ricordare, celebrare, cantare Don Aldo Benevelli, il prete partigiano della resistenza piemontese, uno che con il potere aveva poco da spartire ed è sempre stato a fianco dei meno fortunati.
Roberto, da sempre amico di chi è nemico del potere e dell’assolutismo, ha regalato ai pochi che hanno avuto la fortuna di assistere al concerto, oltre due ore e mezza di assoluta poesia.
Il Professore ha ricordato chi non si piega all’ingiustizia, come quando in Sicilia venne arrestato e trattenuto in carcere per 4 giorni da un magistrato che pensava che al posto del sigaro Roberto Vecchioni stesse fumando uno spinello in compagnia. Un’esperienza da cui nacque la graffiante “Signor Giudice”, un attacco all’ipocrisia ingiusta di una parte di magistratura che vede ma non fa e quando fa agisce per pubblicità.
Lui non si è mai vergognato di essere un uomo come canta appunto nella canzone. Si è sempre confrontato con i grandi temi, le domande esistenziali di “la Stazione di Zima” dove parlando con Dio gli ricorda che “ha fatto milioni di stelle inutili come un miraggio, per affermare che esiti per davvero” e invece di ascoltare Dio che gli dice di non scendere, gli ribatte la sua autodeterminazione: “Io scendo qua” e tu “vieni a prendermi, se ti va”.
Il Roberto Vecchioni che oggi ha un’età in cui forse con quel Dio ha fatto pace, nella sua vita ne ha passate tante. Ne ha viste tante: dalle rivolte studentesche all’insegnamento inflessibile al Liceo o in Università. Un docente senza sconti che sa che la cultura è la base del rispetto.
Il concerto tributo.
E sul palco del Toselli le ha ricordate, quelle tante avventure. Tra una canzone e l’altra. Ha parlato della vita di Don Aldo, ha letto brani, ha citato poesie, ha voluto fortemente affermare il diritto alla scelta e alla libertà.
Proprio parlando di libertà ha ricordato la sua gioventù, quando tutte le donne lo lasciavano per altri uomini senza che per questo dovessero scattare ritorsioni. Ha detto che lui ama le donne, le ha sempre amate e vuole possano avere il diritto di scegliere, di essere libere, di non correre rischi per la loro voglia di vita. Perché, ha affermato senza se e senza ma, “le donne vanno rispettate.
Con la sua band storica, i suoi amici di sempre, illuminato da spot che tracciavano scie verso il soffitto e parevano indicare una strada verso le stelle di amori perduti o vicini, ha cantato la sua storia in musica.
Lui che è uno dei cantautori storici della canzone italiana, ha mescolato gli ultimi brani dell’album L’infinito, con quelli storici che non possono mancare in ogni suo concerto pena il blocco della porte da parte del pubblico e toccano temi comuni: la malinconia di Luci a San Siro, l’ineluttabilità della sorte in Samarcanda, la dolcezza di Sogna Ragazzo Sogna, l’utopia del Bandolero Stanco, insieme alla voglia di vivere e amare di Chiamami Ancora Amore.
Il Prof. ha attraversato la scena musicale regalando pezzi che hanno fatto la storia della musica italiana e sono stati la colonna sonora di amori, pensieri e riflessioni, ironia e voglia di vivere. E infatti, al teatro Toselli, il pubblico avrebbe voluto che quella notte per i 100 anni di Don Aldo Benevelli, potesse per miracolo dilatarsi all’infinito.
La Photogallery della serata è a cura di Renata Roattino @jhonninaphoto.















