C’è un nuovo sport nazionale in Trentino-Alto Adige: non l’arrampicata, non lo sci, non la corsa in montagna. No, qui va di moda un’altra disciplina: l’eliminazione sistematica della fauna alpina. Prima gli orsi, adesso i lupi. E domani? Forse marmotte terroriste e stambecchi con precedenti penali.
Il cartello fotografato in Valsugana Bassa non lascia dubbi: qualcuno ha deciso che la soluzione migliore sia disseminare esche avvelenate “per difendere il buon senso” – già bello defunto, a giudicare dal tono del messaggio. Roba che nemmeno nel Far West, ma con meno John Wayne e più polenta taragna.
I lupi da abbattere dopo gli orsi
Questa pagliacciata della Valsugana, è un capolavoro di satira involontaria: “Avvisiamo i proprietari di cani che siamo costretti a spargere esche avvelenate sul territorio”. Costretti, capite? Come se fosse un obbligo morale, tipo pagare le tasse o fare la raccolta differenziata. Solo che qui la differenziata riguarda la fauna alpina.

E qui entra in scena l’eroe locale, il presidente della Regione, che ormai gira col fucile spianato nella fantasia collettiva: prima voleva sparare agli orsi “colpevoli” di essere… orsi. Ora tocca ai lupi, rei di fare i lupi. (ne avevamo già scritto qui).
L’unica costante è questa smania da Rambo delle Dolomiti, unita a un’idea piuttosto elastica di convivenza con la natura. Si, è proprio così. Dopo l’epopea degli orsi condannati a morte perché “troppo orsi” e, che strano, uccidono chi va a correre di notte nei boschi, oggi tocca ai lupi: colpevoli di ululare senza permesso della Regione.
Il bello è che nel frattempo ci vendono yogurt “naturali” e speck “dalla montagna incontaminata”. Incontaminata, sì, ma solo fino a quando non passa qualcuno col fucile o con il sacchetto di topicida. Chiamatela pure filiera corta: dalla stalla alla bara, passando per la sagra del canederlo.


E mentre i turisti vengono a cercare lupi, orsi e il brivido del “wild”, i residenti li accolgono con il mirino. Il paradosso? Tra un bicchiere di Teroldego e una mela della Val di Non, gli stessi che difendono il diritto di produrre “eccellenze locali” non trovano di meglio che trasformare i boschi in una mensa avvelenata.
C’è un’ipocrisia che sa di marcio più del formaggio lasciato a stagionare nei comunicati stampa: usare la natura come scenografia pubblicitaria. Spot con stambecchi sorridenti, vacche che pascolano beate e lupi trasformati in loghi da stampare sulle brochure del turismo “green”.
La realtà? Animali sfruttati come testimonial finché conviene e abbattuti quando disturbano il business. È il capitalismo alpino: la montagna come sfondo instagrammabile, la fauna come comparsa usa e getta. E dietro lo slogan “Trentino, natura da vivere” resta l’eco amara di un sottotitolo che non osano scrivere: “…ma solo finché non intralcia la cassa.”
Trentino: I nuovi giudizi di TripAdvisor
Il Trentino continua a vendersi come paradiso naturale. Ma la cartolina, ormai, andrebbe aggiornata: montagne splendide, laghi azzurri e – in piccolo – un disclaimer in fondo: “Attenzione, la fauna locale potrebbe non essere disponibile. Eliminata per eccesso di zelo.”
Tra poco avremo anche i nuovi giudizi su TripAdvisor:
⭐☆☆☆☆
“Posto stupendo, peccato per i cartelli con scritto che stanno spargendo veleno in giro. Ci siamo sentiti meno in un parco naturale e più in una puntata di C.S.I. Rovereto.”
⭐☆☆☆☆
“Bellissima la baita, ottimo lo speck. Un po’ meno piacevole vedere i cartelli che annunciano che i boschi sono diventati un campo minato per cani e predatori. Ambiente incontaminato, ma solo fino al prossimo boccone avvelenato.”
⭐☆☆☆☆
“Consiglio di tenere i bambini al guinzaglio, non si sa mai.”
Forse, più che spargere veleno, bisognerebbe distribuire un po’ di cultura. Ma si sa: l’ignoranza, in certe valli, resiste più dei ghiacciai.
Intanto suggeriamo ai trentini, il nuovo slogan turistico da usare per le loro campagne promozionali: “Trentino: respira la natura. Ultima chiamata, prima che la facciano fuori tutta”.
Noi suggeriamo in tanto un Hashtag: #boicottailtrentino